Ruoppolo Teleacras - La Fiat 126 di Borsellino

  • 12 anni fa
Il servizio di Angelo Ruoppolo ( http://www.facebook.com/profile.php?id=1504665955#!/pages/Angelo-Ruoppolo/40129859538 ) Teleacras Agrigento del 10 gennaio 2009. La Procura di Caltanissetta è impegnata a riscontrare le dichiarazioni del nuovo pentito, Gaspare Spatuzza. Conteso il furto della Fiat 126 imbottita con il tritolo della strage Borsellino ( per il video seleziona Alta qualità in basso a destra dello schermo ).
Ecco il testo:
La strage di Via D'Amelio conta 3 sentenze definitive della Cassazione ed ancora tanti misteri, sollevati anche da pentiti eccellenti, come Giovanni Brusca. Ecco le parole del boia di Capaci: "per l'eccidio di Borsellino e la sua scorta vi sono in carcere degli innocenti". Poi, un altro pentito, lui, Giovan Battista Ferrante, il killer di Salvo Lima, ha raccontato che, dopo la strage, lui, Ferrante, parlò con lui, Salvatore Biondino, l'autista di Totò Riina. E Biondino gli disse: "sono contento perchè le indagini hanno preso una falsa pista. L'esplosivo era dentro un bidone, non dentro la Fiat 126" . Tante mezze verità. I Giudici della Cassazione, nelle loro sentenze, hanno creduto a lui, Vincenzo Scarantino. L'ex picciotto del quartiere "Guadagna" ha raccontato che è stato lui ad incaricare due balordi a rubare la Fiat 126. Poi però Scarantino ha ritrattato. Adesso non è più protetto. E' in carcere e sconta la condanna. Oggi un altro pentito, nuovo di zecca, lui, Gaspare Spatuzza, piccona i verdetti della Suprema Corte. E sono colpi pesanti. Lui, Spatuzza, braccio armato di Leoluca Bagarella, ha raccontato che è stato lui a rubare la Fiat 126. Ad ordinare il furto a Spatuzza, inteso "U tignusu", sarebbero stati i suoi Capi mandamento, i boss di Brancaccio, Filippo e Giuseppe Graviano. Clamoroso. Tanto che il Procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, è scappato a Palermo, ed insieme al collega, Francesco Messineo, ha riunito il pool di magistrati che per 180 giorni hanno ascoltato Gaspare Spatuzza, Nino Di Matteo, Antonio Ingroia e Lia Sava. Si lavora per riscontrare le dichiarazioni del pentito o aspirante tale. Il rischio, paventato, sussurrato, è che vi sia in atto un tentativo occulto per depistare indagini e processi. Così come nel passato con Giovanni Brusca, e poi con Pino Lipari, il cassiere di Bernardo Provenzano.