Ruoppolo Teleacras - Sequestro " Face off "

  • 12 anni fa
Il servizio di Angelo Ruoppolo Teleacras Agrigento (http://www.facebook.com/pages/Angelo-Ruoppolo/40129859538?ref=search ) dell' 8 marzo 2011. La Guardia di Finanza e la Dda tra Sicilia ed Emilia. Sequestrati beni per 4 milioni di euro ai fratelli Panepinto di Bivona, gia' condannati al processo "Face off". Ecco il testo : Ecco, foto 1, un fabbricato per civile abitazione e per uso industriale, primo e secondo piano. Poi, ecco, foto 2, appartamenti in un palazzina. Poi, foto 3, automezzi per la produzione del cemento ed il movimento terra. Poi, foto 4, un impianto per la lavorazione del materiale edile. Ecco una sintesi fotografica dei beni che la Guardia di Finanza agrigentina, agli ordini del tenente colonnello Vincenzo Raffo, ha sequestrato ai fratelli Luigi, Marcello e Maurizio Panepinto. I tre, imprenditori di Bivona, sono stati arrestati e condannati nell'ambito dell' inchiesta antimafia dei Carabinieri cosiddetta '' Face off ''. Le manette il 15 luglio del 2008. La sentenza di primo grado del Tribunale di Sciacca l' 11 gennaio scorso : 14 anni e 6 mesi di carcere inflitti a Maurizio Panepinto, 13 anni a Luigi Panepinto, e 10 anni a Marcello Panepinto. Le redini degli appalti pubblici nella zona della Bassa Quisquina sarebbero state strette tra le mani dei 3 fratelli. I Panepinto avrebbero imperversato tra Santo Stefano di Quisquina, Bivona, Cianciana ed Alessandria della Rocca. Il monopolio del mercato del calcestruzzo, gli appalti pilotati, i sub appalti e l'imposizione di manodopera. Il capitano Giuseppe Asti, in occasione della conferenza stampa, sottolineo' : ''nemmeno una sola briciola di appalti pubblici nella zona sarebbe sfuggita all'attenzione del clan''. Il valore dei beni sequestrati, tra Bivona e Parma, in Emilia, dove i Panepinto hanno trasferito parte delle proprie attivita' imprenditoriali, ammonta ad oltre 4 milioni di euro. Terreni, fabbricati, imprese, impianti, mezzi, appartamenti e conti correnti bancari. I sigilli sono stati ordinati dal Tribunale di Agrigento su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Le indagini sono state coordinate dal Nucleo di polizia tributaria di Agrigento.