Ruoppolo Teleacras - Borsellino e la strage di via D'Amelio

  • 12 anni fa
Il servizio di Angelo Ruoppolo Teleacras Agrigento del 19 luglio del 2006, in occasione dell'anniversario della strage di via D'Amelio contro il giudice Paolo Borsellino e la scorta del 19 luglio del 1992 a Palermo. (per il video in Alta qualità clicca su HQ in basso a destra dello schermo).
Ecco il testo:
Un appuntamento solo rinviato, di 58 giorni, dal 23 maggio al 19 luglio. Dopo la morte di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino sapeva che era un morto che camminava. Alla sorella Rita diceva: "quando mi ammazzeranno, e non se mi ammazzeranno". Aveva fretta, come se avesse dovuto arrivare chissà dove, e prima di qualcuno, chissà chi. 13 anni dopo un ex fedelissimo di Borsellino, il tenente Carmelo Canale, assolto dall' accusa di averlo tradito, ha detto : "la manovalanza della strage di via D' Amelio è in carcere, il cervello pensante è ancora in libertà" . Nino Giuffre ha detto che Riina si occupò del botto di Capaci, e Provenzano di via D'Amelio. Riina non perse tempo. Provenzano, dopo la morte di Falcone, mandò a dire a Borsellino di non candidarsi a Procuratore nazionale antimafia. Tempo perso, anche la mafia aveva fretta. E allora il pomeriggio del 19 luglio, una domenica palermitana afosa e sonnolenta. Paolo Borsellino, insieme alla moglie Agnese ed ai figli Manfredi e Lucia, era stato a Villagrazia di Carini, ospite di un compagno d' Università, il leader siciliano del Movimento sociale Giuseppe Tricoli. Poi, verso le 5, come d'abitudine, andò dalla madre e dalla sorella, in via Mariano D'Amelio, al civico 19. La scorta lo aveva chiesto piu volte ma nessuno aveva ordinato che lì, sotto casa della madre del Giudice, non si poteva posteggiare. Claudio Traina e Vincenzo Li Muli scendono dalla prima auto blindata e controllano che sia tutto a posto, "una bonifica", dicono i poliziotti. Poi Agostino Catalano ed Emanuela Loi scendono insieme a Borsellino. Poi scende giù anche Walter Cusina mentre Antonio Vullo resta dentro l'auto e osserva da lontano Borsellino che alle 16 e 58 bussa al citofono....... Una Fiat 126 imbottita con 96 chili di tritolo esplode: un boato, una nuvola di fumo nero, gli antifurto che fischiano, quella zona, vicino la Fiera del Mediterraneo, diventa una Beirut dentro Palermo. Paolo Borsellino muore sul colpo così come 5 poliziotti della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cusina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. Si salva Antonio Vullo che poi racconta: ho visto solo i brandelli dei colleghi volare in aria. Il manto stradale è sconvolto per 200 metri. L' edificio è sventrato. Muri lesionati, infissi di balconi e finestre divelti fino al quinto piano. In via D'Amelio si precipitano tutti, cittadini, forze dell' ordine, politici e i magistrati, gli amici, come il padre del pool di Falcone e Borsellino, Antonino Caponnetto, che prima di andare via disse : "è tutto finito, non mi fate dire altro, è tutto finito".

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