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  • 2 giorni fa
Dopo oltre trent'anni dalla scomparsa di Massimo Urbani, genio irrequieto e icona del jazz italiano, un documentario ne celebra la memoria. Girato come un road movie intimo e viscerale, restituisce l'eredità di un musicista libero. Il film intreccia il percorso di Massimo Amadori, figlio del musicista nato pochi giorni dopo la sua morte, e quello dello stesso Urbani, raccontato attraverso immagini d’archivio inedite girate nel 1992. Un doppio viaggio tra presente e passato, musica e affetti, assenza e riconciliazione che diventa un ritratto poetico di un artista “maledetto”, capace di vivere la musica come verità assoluta. Girato come un road movie, “Easy to Love” tratteggia il ritratto di un musicista libero, con testimonianze e interpretazioni di Stefano Bollani, Paolo Fresu, Enrico Rava, Stefano Di Battista, Roberto Gatto, Rita e Carla Marcotulli, Luigi Bonafede, Patrizia Scascitelli, Maurizio Urbani.
Trascrizione
00:00...socciali, politiche, non sono affatto facili da comprenderli.
00:28Per collegarci alla nostra domanda iniziale, che ci siamo chiesti un po' per tutto l'anno,
00:39che cos'è la storia? La storia è un insieme di eventi che parla di chi? Che parla di noi.
00:46Noi inteso come umanità, come esseri umani e dentro ci può essere qualsiasi cosa.
00:52Ma anche la storia materiale e spirituale delle persone comuni, delle persone come noi,
00:59che comunque anche loro partecipano a un processo storico, possono coesistere?
01:03Sì, secondo me sì, perché la storia quella grande, delle nazioni, eccetera, dipende proprio da quelle più piccole,
01:09dalla storia dei singoli, perché siamo noi che facciamo la storia quella grande.
01:13Vivo a Bologna e insegno storia al liceo. Forse non è un caso.
01:21La storia in fondo è l'arte di interrogare il passato per capire il presente.
01:26E io, per tutta la vita, mi sono chiesto se la mia storia sarebbe cambiata,
01:30se anche solo un evento fosse andato in modo diverso.
01:33Mi chiamo Massimo, come mio padre.
01:39Sono nato nel 1993, due settimane dopo la sua morte.
01:47Di lui non ho ricordi, ho visto e rivisto dei vecchi filmati di cui eri in possesso mia madre.
01:54Mio padre, Massimo Urbani, è stato uno dei più grandi sassofonisti jazz.
01:58Un talento brillante, una vita breve, intensa, e da quello che mi ha sempre raccontato mia mamma, profondamente complicata.
02:08Ma ora non mi basta più guardare da lontano.
02:11Ho deciso di partire, di andare a Roma, la sua città, di camminare dove lui ha camminato,
02:17di ascoltare chi lo ha conosciuto e forse finalmente di incontrarlo.
02:21E' una bella decisione, mi fa molto piacere,
02:31insomma, andrà in tutti i posti dove abbiamo vissuto io e tuo padre.
02:35Quindi, insomma, io non ci vado da una vita.
02:49Ciao mamma.
02:49Ciao mamma.
03:19Sono in viaggio per Roma, la città di mio padre.
03:48Poco prima di arrivare, mi fermo per una tappa molto importante.
03:56Mio padre è sepolto qui, a Monterosi, un posto piccolo, silenzioso.
04:03È strano, mio padre ha suonato tutta la vita per lasciare qualcosa di eterno,
04:08eppure la sua tomba è qui, quasi dimenticata, come una melodia sospesa.
04:14Alcune lettere del suo nome si sono staccate.
04:16Le raccolgo, le pulisco, provo a rimetterle al loro posto.
04:21Forse è anche questo il senso del viaggio che sto facendo.
04:24Rimettere insieme i pezzi di una storia che conosco solo a metà.
04:28Il racconto che mi ha fatto mamma del loro amore.
04:31Io ho conosciuto che avevo 19 anni e subito mi è piaciuto, anche perché è un personaggio pazzesco, insomma.
04:46Con lui era tutta un'emozione che io non avevo mai provato prima e mi piaceva tantissimo questa condizione.
04:52Andavamo a suonare, vedi io dico andavamo, perché io mi sentivo che suonavo con lui.
04:58Quindi in poco tempo mi sono innamorata a matta, proprio anche di lui, del tipo di vita che facevamo, che era lui.
05:04Non ho mai avuto un padre che mi dicesse cosa è giusto e cosa è sbagliato.
05:15Però lui, un padre nella musica, in un certo senso, forse l'ha trovato.
05:19Il grande Enrico Rava lo ha portato con sé a New York nel 1976, quando era ancora giovanissimo.
05:27Gli ha aperto una porta enorme e forse gli ha insegnato che poteva stare lì, in mezzo ai grandi.
05:34Enrico, alla fine sei stato come un padre per mio papà, nel senso che...
05:51Ma più che un padre, io ero come un fratellino piccolo, minore, un po' matto.
05:58Ma all'inizio cos'è che ti ha colpito così tanto di lui, tanto che poi hai deciso di portarlo con te a New York?
06:04Beh, ma perché era... non voglio usare parole grosse, però era geniale.
06:10Non so se era un genio, ma geniale di sicuro.
06:13Io credo che non c'è mai stato nessuno così in Italia.
06:19Difatti anche tutti i grandi, Phil Woods, Sonny Stitz, impazzivano con lui.
06:26E la cosa incredibile è che era tutto distinto, perché lui non sapeva niente, non aveva studiato, aveva imparato non so come, forse con la banda.
06:38Sta di fatto che lui a 16 anni suonava da paura, ma a parte quello, perché ci sono tanti che suonano da paura,
06:45però aveva una cosa dentro di... di anima che usciva fuori, che era pazzesca.
06:55Infatti faceva due note e ti colpiva.
06:57La mia storia è la mia storia.
07:27Lui ha molto grinta, ha capito? Fai natural, fenomeno fai natural, suona naturale e neanche sa che cosa è la harmonia, non interessa lui perché lui con orecchie, perciò è un fenomeno, lui con orecchie sente tutto, sente tutto, no?
07:51E in pratica i grandi maestri miei sono stati quelli che ho ascoltato sui dischi o dal vivo, ecco, i sassofonisti, i jazz, facevano un blues e io mi buttai proprio, già ero un po' conosciuto perché suonavo così, però insomma l'ambiente del jazz proprio propriamente detto non era conosciuto tanto.
08:07E niente, dopo che ho fatto questo pezzo mi hanno detto guarda che c'è Sonny Sitte che ti vuole parlare, ti vuole incontrare, c'era Alberto Alberti che è un impresario di Bologna, no, andai al suo tavolo e Sonny Sitte mi fece un sacco di complimenti.
08:20Poi ho avuto l'opportunità di conoscere Ricorava che mi ha portato in America, avevo 17 anni e lì ancora insomma con gente brava.
08:27Quando suonavamo a New York nel club lasciavo che chi voleva venisse a suonare con noi, no?
08:36E siccome si era subito sparsa la voce che c'era questo ragazzino romano che gli animateva in quel posto a tutti, allora vedi sotto tutti i tavoli le custodie di Sacks, venivano tutti a sfidarlo, no? Tipo duello, no?
08:55Massimo, tu, beh, poi veniva, lui lo distruggeva, fuori un'altra, così, mi fanno fatti fuori, ma non è che venivano le chiavi che...
09:09Ho svolto pure con Freddie Hubbard, per cui da Freddie Hubbard ho imparato non solo cose importanti musicalmente, ma anche avere un certo potere quando stai sul palco.
09:17Il potere della consapevolezza di essere sincero, no? Per cui tu a quel punto, sì, poi sono pure male, comunque stai lì e ce la metti tutta, ecco, non ti risparmi di certo, questo è importante.
09:31Come nella vita, no? Devi essere convinto, diciamo, di quello che fai, no?
09:36Convinto però rilassato, ecco, questo è il segreto.
09:39Era uno fragile perché era ipersensibile e aveva il mito di Parker.
09:58Questa passione per Parker è diventata quasi un'ossessione.
10:02Nessuno può parlare proprio come Charlie Parker, aveva un linguaggio, aveva un'espressione che non ho mai sentito, è più vicino, è sonistente.
10:11Ma Charlie Parker è come il sole, più vicino ti brucia.
10:15Tu puoi essere un satellite, ognuno può essere un satellite.
10:18C'era Bud Powell, che si andava il pianoforte, sul stile di Charlie Parker, che era B-Ball.
10:24Pura Massimo è bruciato, perché il mondo di Charlie Parker è l'alcohol, è la droga, è la donna, è la sua musica.
10:54Il bello di fare jazz è la libertà che hai nel mondo.
11:24Nel inventare la musica sul momento.
11:29Questo vuol dire che devi acquisire un vocabolario che ti consenta di dire quello che vuoi dire.
11:33È la cosa più bella del mondo.
11:45Massimo aveva questa forza diodisiaca, ma erano anche altri tempi, credo.
11:50Era figlio diretto di quel mondo, dei boppers, degli art boppers, che vivevano la musica in maniera molto particolare, molto forte, molto viva.
12:03La vivevano anche come riscatto sociale.
12:06Quindi è decisamente inserito nell'epoca in cui è cresciuto.
12:10Grazie a tutti.
12:12A presto
12:42Era così come un sogno, mangiare, star bene, godere, fumare, farci le pere, perché ho iniziato a usare eroina con lui.
12:57Sono iniziati i primi problemini dovuti, quando si fa una vita così in estremi, prima o poi ti arriva anche l'altra faccia della medaglia.
13:11Lui aveva dei cali emotivi sia di droga che emotivi, cioè si diventava anche antipatico diciamo, io lo chiamavo dottor Jacky Lemisterail, quindi noi stavamo sempre chiusi in camera sua.
13:23Vivevamo dentro la sua camera, io uscivo, cucinavo e tornavamo in camera.
13:27Quando mamma racconta la giovinezza con papà c'è sempre un luogo che ritorna, Montemario.
13:42Per molti è solo un quartiere di periferia, per me è un luogo mitico.
13:46Qui è nato tutto, la famiglia, la musica, gli amici, le notti lunghe e le abitudini sbagliate.
13:55A volte penso che gli amici veri siano quelli che vedono la tua rovina e restano lo stesso.
14:00Ivano è uno di quelli che ha visto tutto.
14:02Ciao!
14:10Portaci!
14:10Portaci!
14:17Grandissimo!
14:22Facciamo due chiacchiere, ci sediamo qui?
14:24Che dici?
14:25Chiacchiere!
14:26Da ride!
14:27Dai, ci metti in qui!
14:29Mia mamma è affezionatissima, ti dice sempre, Ivano mi raccomando, salutamelo.
14:34Adesso che lo vedi...
14:41Tieni, grazie mille a te.
14:44Guarda, da casa fa come cazzo ti pare.
14:47E dietro c'è scritta una cosa...
14:48No, vabbè!
14:48E dietro c'è scritta una cosa che io ci scrissi...
14:51Vabbè, che belline!
14:54Quando mi interessai a te.
14:55Preghiera semplice a San Francesco.
14:59E valla a legge, bello.
15:02E qui c'è un buco, perché io l'ho tenuto attaccata con una vecchetta per un sacco di anni.
15:07Sì, sì.
15:10Bello, Luciano!
15:11Eccolo, Luciano!
15:13Adesso...
15:13Questa, affanculo!
15:15Oddio!
15:16Ciao!
15:17E' un'emozione mia!
15:19Sei dentro!
15:21Oh, Luciano, chissà se è più stronzo!
15:25Ebbè...
15:25Tutti di vista!
15:26Tutti di vista!
15:27Tutti di vista!
15:27Tutti di vista!
15:27Nei racconti dei suoi amici, papà non era un mito.
15:34Era un ragazzo che suonava troppo forte, che arrivava in ritardo ma poi ti lasciava bocca aperta.
15:40In quella piazzetta, lì con tutti loro, per un attimo mi è sembrato di sentire mio padre ancora vivo.
15:47In una risata, in un ricordo, in un abbraccio.
15:51Era come se fosse accanto a noi e ho capito che forse, da questi luoghi, non se n'è mai davvero andato.
15:58E poi ecco lì, Patrizia, con nonno Ugo.
16:12Dove?
16:12Ah, ecco Luca, poi siamo andati a Venezia.
16:15Abbiamo fatto un concerto a Venezia e il tuo nonno aveva praticamente un po' fatto da me.
16:21E' lui il nonno?
16:22Sì, sì, lui se proprio guarda, diciamo che si era dedicato alla crescita, alla formazione del massimo dal punto di vista professionale.
16:32E quindi aveva organizzato questo a Venezia, bellissimo.
16:35Ma io tuo padre lo vedi quando c'eravamo 15 anni.
16:39La prima volta, l'assoluto.
16:40No, la storia, stavo al conservatorio perché c'era il corso di Giorgio Gaslini.
16:45Tutti stavamo lì, avevamo finito la classe e allora è venuto un musicista.
16:51Ha detto, guardate, dobbiamo andare, che c'è un ragazzo che suona e sta lì a un locale a Trastevere.
16:59Così ci siamo incamminati tutti in fila indiana.
17:02Siamo andati a questo locale.
17:04E c'era tuo padre che suonava fuori del locale e suonava con questa.
17:08Io non ero rimasta scomposta.
17:09Ho detto, va, un suono pazzesco proprio, fortissimo.
17:15Uno dei miei idoli è, insieme a Mozart Coltrane, mi chiamo Jimi Hendrix, Miles Davis.
17:45Ecco, Miles è stato un portantino.
17:47Miles mi hanno detto che voleva Jimi Hendrix.
17:50Poi dopo Jimi Hendrix è morto, non hanno fatto più niente.
17:53Però Miles è stato grande negli unire jazz e rock.
17:59Perché se non era per lui c'erano molto, appunto, c'erano questi conflitti.
18:03Invece lui ha unito, chiamando appunto McLaughlin e compagnia Bella, ha fatto delle grandi cose che ancora adesso, anche le cose che ha fatto nei primi anni 70 sono ancora modernissime.
18:18E c'è questo senso pazzesco, Miles, della scultura, della precisione nel senso, ma voglio dire, è geometrico, ecco, addirittura.
18:33È quasi perfetto.
18:35Perfetto no, ma quasi perfetto.
18:37Roma di notte scorre ai finestrini dell'auto e per me guardarla è come vedere quei vecchi filmati su mio padre.
18:54Negli anni 80 la musica a Roma batteva sottoterra, nei jazz club.
19:01Papà ci andava sempre e mi manca non averlo mai sentito suonare dal vivo.
19:06Dicono che fosse ovunque e da nessuna parte.
19:09Entrava nei locali come un lampo, suonava e poi svaniva, chissà dove.
19:14Mi ricordo che quasi tutte le sere tuo padre arrivava qua e chiudeva la sua sera da qua.
19:19Poi chiedeva a mio fratello di essere riportato a casa.
19:23E quando si sapeva che dove arriva Massimo Urbani, la gente rimaneva ore e ore a aspettare che arrivava tuo padre a suonare.
19:33Massimo suonava in mezzo alla gente, andava sulle scale, andava in mezzo a tutti.
19:38Mi piaceva avere contatto con il pubblico, diciamo.
19:40Massimo era il jazz, era la libertà, rappresentava questo.
19:53Secondo me lui aveva delle antenne che l'avrebbero portato lontano.
20:05Massimo l'avrei forse più visto nella musica contemporanea.
20:09Contemporanea, quindi eravamo molto dissonanti.
20:12Che poi c'è secondo me, a me è rimasto sempre impresso, insomma, la frase sua che preferisco era che l'avanguardia risiede nei sentimenti, nella forma.
20:22Per me lui effettivamente era un po' così, nel senso che suonasse una roba più tradizionale, una roba più particolare, avanguardista.
20:28Comunque era come la suonava lui, cioè quello che trasmetteva, il feeling.
20:33Una sua caratteristica importante che, devo dire, hanno in pochi, soprattutto in Italia, l'ho sempre vista negli americani.
20:42Lui era concentrato quando suonava.
20:44Secondo me, oramai appunto è stato fatto ridotto dopo il silenzio di Cage.
20:51Insomma, a livello puramente estetico, non è che ci stanno tante innovazioni, diciamo, da fare.
20:57Tutto sta a fare, non solo della buona musica, ma appunto l'avanguardia, secondo me, risiede nei sentimenti e non nelle forme, diciamo, al punto in cui siamo arrivati adesso.
21:10Per cui non accetto più tanto il discorso, ah, tu sei più tradizionale, oppure più prodosso, oppure tu sei più avanguardia, solo perché magari fischi di più Corsa Stropo, non fai il furlato.
21:23Ecco, allora io la musica adesso la vedo così.
21:27Grazie a tutti.
22:27Grazie a tutti.
22:29Ma non ci vedevamo magari per qualche mese.
22:32Lui sapeva, se io ero in un periodo, no, depresso, lui lo sapeva e mi chiamava, diceva, amen.
22:40Per confortarti.
22:41Per confortarmi, sì, sì, ma lo sapeva a distanza, non è che ci sentissimo.
22:45Aveva una grande sensibilità.
22:46Come aveva un senso orientalmente incredibile, l'ha mai guidato lui.
22:49Era come avere un navigatore in macchina, ti diceva di qua, vai di là, incredibile.
22:53Io ero più, sono sempre stato leader di gruppi, quando facevo le mie suite erano tutte da fare in ordine, eccetera.
23:02E Massimo arrivava quando arrivavo.
23:04Però per me che scrivevo una cosa, io la scrivevo nel senso di classico, cioè per me è allegro il moderato.
23:11E se arrivava tardi non potevo fare la suite che volevo, perché io mi arrabbiavo.
23:15Allora una volta mi sono...
23:16Avete indicato, certo.
23:18Abbiamo fatto un concerto a Roma alla Quercia del Tasso e io suonavo il soprano insieme a Sivilesi.
23:24C'erano delle partiture enormi, sai quelle lì che non finiscono mai.
23:28Con tanti leggiri.
23:28Sì, morale della favola, dovevamo fare due concerti.
23:31Il primo concerto l'ho fatto, ho letto, ho fatto tutto quanto.
23:34Il secondo giorno ho dato buca a questi qua, non mi sono presentato perché ero terrorizzato.
23:39A parte che ero stanco perché ho fatto notte alta.
23:44E non ci so andare, è stata una delle mie buche più clamorose che ho dato, insomma.
23:48E non ci so andare, è stata una delle mie buche.
24:18Mio padre si portava addosso il rumore, la rabbia, le speranze di una Roma popolare, ma anche insidiosa.
24:33Il suo sax era un grido dal basso, salito in alto solo per bruciarsi con la luce.
24:41Cammino per la città alla ricerca di chi ha suonato con lui.
24:44So che ogni incontro rivelerà un tassello di questa storia.
24:48Ti faccio vedere una cosa che ho ricevuto due giorni fa.
24:57Vediamo.
24:57Il vinile, in realtà ho ricevuto il CD e il vinile, il CD l'ho sentito, il vinile no, infatti è ancora mezzo scartato.
25:09Questo è il CD di Via GT, il disco del 96, il primo disco che abbiamo fatto assieme con Massimo.
25:17Quello degli Stati Uniti.
25:18Quello degli Stati Uniti.
25:19Beh, non è casuale Massimo sia scritto in rosso, più grande, ovvio, ovviamente.
25:27Questo non l'ho ancora aperto.
25:30I primi due musicisti popolari, realmente, sono stati prima Massimo e poi io.
25:37Io ero figlio di un pastore, cioè non avevamo a casa, non avevamo niente, non avevamo neanche una cosa per ascoltare il jazz.
25:42Il più musicista di jazz l'ho sentito alla radio.
25:44Mio padre mugeva le pecore in campagna, quindi tutti ci chiedevano ma come sei diventato un musicista di jazz.
25:49Non eravamo stati catapultati in quel mondo, apparentemente lontano da quello che noi eravamo, ma ce l'avevamo guadagnato.
25:55Sono subito scoppiato perché mi ha esaltato tutto l'ambiente che ho conosciuto, perché io ero abituato a una vita normalissima, proletariato, piccolo, borghiero, non so, chiamalo come vuoi.
26:12C'è un amore e odio per certe cose, come il fatto di essere emarginato, queste cose, da una parte è una cosa che io penso che succede perché si è fatto in una certa maniera.
26:25C'è un amore, non so, chiamalo come vuoi.
26:55Andare negli Stati Uniti era entrare nella mecca del jazz evidentemente, poi New York era la capitale del jazz, era un momento molto importante.
27:09Massimo era molto eccitato, ovviamente continuava a raccontare la grandezza degli Stati Uniti.
27:15Gli Stati Uniti era un mondo perfetto per Massimo e appena arrivato a New York compra un regalo per la nonna, una pentola.
27:24Si faceva la matriciana.
27:26Esatto, e lui praticamente questa pentola invece che comprarla all'ultimo giorno del tour, l'ha comprata il primo giorno del tour appena arrivato a New York e quindi si è portato questa pentola in tutti i viaggi che abbiamo fatto dopo.
27:38Quando ho scoperto Massimo, lui era in grado di suonare qualsiasi cosa.
27:49Lui non è che stesse a leggere gli accordi, ci passava all'interno con una naturalezza.
27:55Riesceva ad orecchio ma a fare una sintesi perfetta che io ho sentito fare a Chet, Chet Baker.
28:03Lui correva a una velocità pazzesca, con un fraseggio incredibile, veramente fluido, con una capacità di girare dentro gli accordi straordinaria.
28:12Sapeva suonare dentro, sapeva suonare fuori, il lirismo quando trattava un tema tipo una ballata, eccetera, eccetera, e un'irruenza che era veramente unica.
28:25La storia è un'irruenza che era un'irruenza che era un'irruenza che era un'irruenza.
28:55La storia è un'irruenza che era un'irruunde.
29:25è comprensibile che quando lui sia abbia iniziato in qualche modo sia stato visto come la nuova
29:35promessa non solamente del jazz italiano ma del jazz del mondo perché aveva tutto tutto insieme
29:40e poi lui aveva una incredibile capacità di ascoltare e ogni tanto fare una bella cosa io
29:47l'ho appreso da mais da chat no c'è una bella frase questa in silenzio perché quella frase
29:52diventa ancora più bella
30:22com'era era una botta di energia pazzesca perché non ha mai tenuto a bata l'energia massimo era un
30:50era molto divertente anche faticoso allo stesso tempo perché a volte a seconda di come gli
30:59prendeva suonava dei soli interminabili no a volte poi suonava dei soli e andava via e poi lasciava
31:07il gruppo e se si vedeva alla fine del concerto ma è vero che raddoppiava i tempi si faceva
31:12qualsiasi cosa raddoppiava dimezzava per voi batteristi e la dura anche perché ripeto quando
31:19raddoppiava poi non è che poi i brani duravano il tempo di un brano normale no magari faceva tipo
31:2711 12 13 corus in cui dietro stare lì a a seguire a pedalare per fortuna eravamo giovani voglio dire
31:34eravamo giovani e quindi reggevo botta
31:36in tanti sono cresciuti con lui condividendo palco sogni e notti che non finivano mai oggi
31:52capisco che ciò che lasciato non è finito con lui la sua musica continua a parlare a chi lo conosceva
31:58bene e a chi più giovane stava ancora cercando una strada eccoci max come stai ma adesso a me
32:17mi arrivano degli ottimi bucatini alla matriciana come stai tutto bene è bello vederti in faccia così
32:26impressionante quanto a me smuove proprio un passato incredibile veramente cioè quando ero
32:34piccolo avevo 16 anni dunque non si sapeva ancora se ero in grado o no di suonare qui fu così tanto
32:40gentile con me che mi ha detto una spinta enorme tutti mi dicevano guarda vai valla a vedere che ti
32:47cambia la vita valla a vedere che ti cambia la vita effettivamente non ha cambiato la vita veramente
32:51io penso che anche questa cosa che era un po ragazzino di periferia lo lo colpisse positivamente
32:58dunque mi ha atteso una mano magari un po più forte degli altri certo anzi sai che facciamo se ti va
33:03ce lo riascoltiamo un attimo facciamo quel pezzo che lui ha fatto nella fabbrica che è
33:11è un pezzo geniale
33:15è un pezzo geniale
33:16è un pezzo geniale
33:16è un pezzo geniale
33:17è un pezzo geniale
33:18è un pezzo geniale
33:19è un pezzo geniale
33:23Grazie a tutti.
33:53Grazie a tutti.
34:23Grazie a tutti.
34:53Grazie a tutti.
35:24Incontro un regista che lavorò quei video rimasti, che tante volte ho guardato con mia madre.
35:29A volte con affetto, altre con rabbia.
35:32Su questa terrazza Max ha suonato l'anno prima di morire.
35:41Venendo qui forse mi illudo di toccare le sue tracce, ma ciò che probabilmente troverò è il silenzio che ha lasciato.
35:47La grande emozione è vedere questa casa,
36:17l'estate, quando Max suonava qui, l'estate.
36:22Massimo era un artista che aveva un pensiero maturo, non conosceva il linguaggio della filosofia estetica, ma sapeva quali erano i suoi punti fermi.
36:34Voglio fare musica e basta, per cui mi piace prendere degli standard e suonarli.
36:40Ho avuto l'opportunità di suonare con Chad Becker, di conoscerlo, veniva sempre a mangiare a casa mia.
36:46E lui mi ha dato questa cosa che esula un po' dalle scelte che uno fa riguardo al genere dei musici, perché ti fa innamorare proprio di una cosa, capito?
37:00Allora a quel punto ho cominciato a avere quartetti impostati in questo modo, cioè cercando di esporre il tema, improvvisare su questo tema,
37:09sapendo con la consapevolezza di essere l'originale, cioè di avere un suono mio, di avere uno stile mio, anche se ho preso da altri chiaramente, perché non può essere diversamente.
37:39Quando il mio cervello elabora e umanizza giustamente Massimo, è una bella sensazione, nel senso che veramente è più Massimo com'era mio papà.
37:59Fra l'altro mi capita anche di sognare Massimo, di sognare papà.
38:03E come lo vedi in sogno?
38:05Allora, pensandoci, in alcuni sogni che ho fatto si muoveva, era proprio uguale a com'era, insomma, nella realtà, ovviamente ho visto tanti video,
38:15spesso aveva il sassofono in mano, ma non sempre, ed era come se io fossi contentissimo, perché lui c'era,
38:23e quindi dicevo, cavolo, non si sa per quale miracolo, diciamo, è tornato in vito.
38:28Però poi dentro di me sapevo nel sogno che in realtà non era possibile, perché lui non c'era più.
38:35E quindi mi svegliavo sempre con un po' di rammarico per averlo perso, no?
38:41E quindi mi svegliavo sempre con un po' di rammarico per averlo,
39:11Nei suoi ultimi anni c'era una malinconia che non lasciava tregua.
39:36E mio padre ha dovuto pagare un prezzo.
39:40La droga e l'alcol non sono arrivati all'improvviso, sono entrati piano, come compagni di viaggio.
39:47Poi hanno cominciato a prendersi tutto.
39:49La droga ha distrutto un po' la mia vita.
39:57Poi però suonando in effetti può aiutare.
40:01Però secondo me le cose migliori si fanno conoscibili.
40:05Le cose migliori che ho fatto in vita mia non le ho fatte certo quando le ho fatte.
40:09Purtroppo molto a volte sai che mi frega e ci frega un po' la noia il fatto di...
40:14Forse la presunzione di dare molte cose per scontate.
40:19Nel negativo devo dire che ci sono anche delle cose positive.
40:25Poi non è la droga.
40:25Io non so, c'è molta confusione perché in effetti ho anche passato momenti bellissimi.
40:32Purtroppo molto a volte.
41:02Dentro di sé lui sapeva che era una cosa veramente difficile.
41:08Che comunque avevano le stupendenze.
41:10Che non avrebbe... anche perché veramente non lo chiamavano quasi più perché a suonare faceva spesso casino.
41:17Perché beveva e faceva casino.
41:20I pochi soldi che guadagnava si comprava subito roba.
41:24Prima cosa droga è mangiare.
41:25L'aiuto se lo doveva dare lui.
41:28Cioè lui ormai in finale lui non ce la faceva più.
41:34Era stanco.
41:35Cioè era stanco.
41:36Io, mia madre, mio padre, non abbiamo mai vissuto insieme.
41:43Ma ugualmente sento l'importanza di aver avuto una famiglia, seppur fuori dal normale.
41:49C'erano ombri, mio padre, che non mi spiego solo quella vita che ha fatto.
41:53Forse venivano da prima.
41:55Dalla sua famiglia, dalla sua infanzia.
41:56Un'inquietudine che ha provato a trasformare in musica, ma la musica da sola non guarisce.
42:05Maurizio, suo fratello, c'era.
42:07Forse lui possiede il pezzo di verità che mi manca.
42:11E io sono qui per cercarla.
42:13Per trovare Massimo, dove ha cominciato a perdersi.
42:16Questo è il suono di Massimo, eh?
42:29Potente, deciso.
42:30Mi piacevano poi questi suoni modali, no?
42:34Il mondo, come in questa stanza, c'è Becker, suonava, oppure ascoltavamo musica,
42:49oppure mi raccontava di quando stava con Charlie Patti, quando ha suonato con Charlie Patti,
42:54mi ha raccontato che Charlie Patti lo portava sempre su una collina da dove si vedeva in basso il bar,
43:00il baratro c'era, c'era il mare, no?
43:02Sai queste scogliete in California.
43:05E mi ha raccontato che Charlie Patti lo portava lì e magari una volta è stato mezz'ora a guardare sotto questo baratro, ecco.
43:30Grazie.
43:31Grazie.
43:32Grazie.
43:33Come vedi?
43:34Max.
43:35Bravo.
43:36Dai.
43:37Zio, com'era la vita a Montemario e ai tempi tuoi di papà?
43:53Spensierata, un quartiere popolare, poi nel quartiere ci s'annogliava pure a volte, perciò, sai,
44:06poi c'era capitale di fare qualche esperienza che c'era molte droga in giro, non controllata, insomma,
44:18poi la musica ti prendeva e...
44:21Certo, probabilmente la musica era anche un suo modo per esprimersi, insomma, sfogarsi.
44:25Eh, messaggio di condivisione, di amore, di sentimenti.
44:35Mi è sempre piaciuta questa cosa della performance, dove non c'è solo la musica ma succede tutto intorno.
44:52Ho avuto sempre una visione sentimentale della vita.
44:55È come se vivessimo la stessa cosa in due, cioè la stessa vita in due in pratica, perché viviamo le stesse cose, le stesse emozioni, per cui molto bello.
45:06Per cui tutti i miei amori anche con le ragazze, tutto collegato con la musica, il piacere del momento.
45:13Poi purtroppo successe che mia madre, cioè tua nonna è morta nel 77, Massimo stava in tournè e corrava.
45:31Insomma, da lì alcuni equilibri sono un po' cambiati.
45:38È stato un grande dolore anche per Massimo.
45:43Ho lasciato figli piccoli, Marco, Gianni, Barbara.
45:48È stato un grandissimo dolore anche perché poi mio padre era particolarmente distrutto.
45:55Beh, poi siamo stati un po' a brille sciolte tutti quanti.
46:04Ognuno è andato per la sua strada.
46:07Quell'anno lì, il 93 è stato…
46:09Terribile.
46:10Beh, dal 93 al 95 è stato tosto, sì, tosto.
46:16E poi, sai, ha perso altri due fratelli, Marco e Barbara, tutti giovanissimi.
46:24Incontrai Massimo la mattina, si è sentito male alle otto e è morto verso mezzanotte.
46:32E la mattina io…
46:36Alla Valentina già erano un mesetto che era tornato a Bologna perché…
46:40Non lo diceva.
46:41Perché avevano staccato la luce, cazzo e tutto.
46:43Cioè…
46:44Invece Massimo dopo due giorni che Valentina se ne è nata, ha sbragato comunque.
46:47Eh…
46:48Alla una questa mattina lì…
46:50L'ho visto che…
46:53Eh…
46:54Non stava benissimo.
46:56Che era inquietto in quel senso?
46:58No, si era fatto proprio una boccia di whisky.
47:01Ah, già beveva già dalla mattina?
47:03Sì, insomma era…
47:05E niente, no…
47:08Ho detto…
47:09Non devi star così, eh.
47:12E poi…
47:14Siamo fatti in giro con la macchina, con la sigretta, poi in un certo punto lui è uscito dalla macchina.
47:19Vabbè, vabbè, dai, dai.
47:20Sentimo, sentimo.
47:22Io abitavo con Silvia a 300 metri da Piazza Quattrope.
47:26E mi ricordo questa cosa che…
47:29Lui è uscito dalla macchina e io l'ho seguito con lo sguardo.
47:32Fino alla fine dell'occhio non…
47:34Non mi ha…
47:35Se l'hai visto.
47:40Eh, Maurizio mi ha telefonato…
47:43Eh…
47:45Dicendo Massimo non c'è più.
47:48Massimo non c'è più.
47:50Quando lui è morto non mi sono ricordati bei momenti.
47:55I momenti belli.
47:56Mi sono ricordati tutti brutti.
47:58Il primo step emotivo mio è stata una grande rabbia verso tutti.
48:04Verso tutte le persone, dalla mia famiglia, ai suoi amici, verso tutti.
48:09E quindi io ho iniziato a farmi un sacco.
48:12Eroina.
48:13Sì, sì, eroina, tanto alcol.
48:15Poi ho iniziato a lavorare all night, continuando a farmi.
48:24Roma è là, fuori dalla finestra.
48:26Ma adesso è tempo di tornare a Bologna, da mia madre, dai miei amici, dai miei studenti.
48:32Questo viaggio non chiude un cerchio, lo apre.
48:35Così come la mia nascita ha aperto uno spazio inaspettato,
48:38dentro il dolore di mia madre.
48:42Piano piano sono iniziata a riprendermi.
48:44Mi sono voluti un po' di anni per riprendermi.
48:47Sono stata molto ambivalente come madre,
48:49quindi un po' di sensi di colpa anche nei tuoi confronti,
48:52sia nei confronti di Massimo che non ero con lui gli ultimi momenti.
48:55Ho avuto, ecco, i primi anni sono stati difficilissimi.
48:58Ah beh, certo.
48:59Difficilissimi.
49:00Adesso sto molto bene, faccio una nuova vita.
49:03Nuovo lavoro.
49:04Nuovo lavoro.
49:05Tu sei stato un grande aiuto anche per me.
49:08Crescere con un'assenza significa spesso crescere con domande che non hanno risposta.
49:16In passato ho provato a odiare mio padre, più volte, per non esserci stato.
49:21Ma poi ho guardato mia mamma.
49:24Lei, che il dolore l'ha vissuto da dentro, ha trovato il coraggio di perdonarlo prima di me.
49:30L'ho vista trasformare la rabbia in cura, la mancanza in memoria, la delusione in musica.
49:37Da lei ho imparato che il perdono non è una resa, è un atto di amore.
49:42Perdonare non cambia il passato, ma cambia il modo in cui lo portiamo con noi.
49:47A presto!
50:17A presto.
50:47Massimo Urbani, al sax alto.
51:17A presto.
51:47A presto.
52:17A presto.
52:47A presto.
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