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  • 2 giorni fa
(testo redazione online) Mentre i leader del mondo si incontrano, a Belem in Brasile, per parlare di clima a Cop30, i loro alter ego carnevaleschi sbadigliano, in pigiama, poco distante. La sfilata dei pupazzi con le teste giganti di Lula e Macron, ma anche di Trump e Milei, assenti al vertice, è una manifestazione di contestazione organizzata da Oxfam. Chiarissimo il messaggio: sulla gravità della crisi climatica, chi ci governa sta ancora dormendo.

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Al via Cop30 in Brasile, la protesta degli attivisti con le maschere giganti dei leader mondiali
La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 6 e 7 novembre è la trentesima, dieci anni dopo l’Accordo di Parigi. Ufficialmente i negoziati cominceranno il 10 novembre. L'obiettivo del vertice dei leader mondiali di questi due giorni è trovare - difficilissime - convergenze nella battaglia climatica.

Sono attesi oltre 57 capi di stato, una quarantina di ministri e diversi rappresentanti di circa 140 Paesi. C'è grande attesa per il principe William e peseranno le assenze di Donald Trump, del presidente argentino Javier Milei e del cinese Xi Jinping. Per l'Italia non ci sarà Giorgia Meloni ma il vicepremier Antonio Tajani. La sua (nostra) battaglia è la promozione dei biocarburanti e le possibile tutele per l’industria automobilistica.

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Che cos'è il Belem Action Mechanism
Il 7 novembre è prevista la firma della Dichiarazione di Belem, documento che riassumerà gli impegni presi. Dallo sviluppo sostenibile in Amazzonia e nel mondo alla finanza climatica alle nuove economie verdi. Oltre al Tropical Forests Forever Fund (TFFF) in cui far confluire nel tempo 125 miliardi di dollari per salvaguardare le foreste.

Tra le idee su come raccogliere 1,3 trilioni di dollari l’anno per il clima da qui al 2035 fa notizia la proposta di tassare i ricchi, tassando per esempio i tanto inquinanti jet privati, ma anche attraverso patrimoniali sui beni di lusso.

Il Brasile dovrebbe poi dare prova di leadership guidando il lancio del cosiddetto Belem Action Mechanism for a Global Just Transition (BAM). Uno strumento per coordinare gli sforzi globali, condividere buone pratiche e sostenere concretamente Paesi e comunità colpite dalla crisi climatica. Questo, affinché la transizione ecologica vada di pari passo con la tutela dei diritti, del lavoro e della dignità.

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Una conferenza sul clima in Amazzonia
«È tempo che i leader si sveglino e affrontino la crisi con l'urgenza che merita, soprattutto nella protezione di biomi critici come l'Amazzonia», ha spiegato Viviana Santiago di Oxfam Brasil. «La nostra azione è un appello ai governi affinché si impegnino in modo ambizioso e assicurino solidi finanziamenti per il clima, andando oltre i discorsi vuoti».

Ed è davvero particolarmente interessante che ad ospitare Cop30 sia la città brasiliana di Belém, alla foce del fiume Amazzoni. Quello amazzonico è un ecosistema tra i più ricchi e tra i più a rischio, minacciato com'è dell’agrobusiness. Con l’avanzare della deforestazione per coltivare mais, soia o allevare bestiame, la comunità locale affronta pressioni insostenibili da parte di agricoltori, imprenditori e politici affinché abbandoni il proprio territorio forestale per fare spazio all’espansione dell’agricoltura industriale.

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