Alla vigilia c'era un po' di apprensione. Ma alla fine, dopo un intervento di quasi quattro ore, tutto è filato liscio. È stata portata a termine senza problemi, la mattina di mercoledì 8 ottobre sul sagrato della Basilica di Sant'Antonio a Padova, la prima fase (quella riguardante il condottiero della Serenissima, Erasmo da Narni, giovedì 9 ottobre toccherà invece al cavallo) dello smontaggio della celebre statua equestre del Gattamelata, uno dei simboli della città, a distanza di 85 anni dall'ultima volta. Ma se nel 1940, durante la seconda guerra mondiale, la scultura bronzea realizzata da Donatello più di cinque secoli fa venne rimossa dal basamento in pietra e temporaneamente trasferita nell'Abbazia di Santa Maria a Carceri, a due passi da Este, nel timore di eventuali bombardamenti, il trasloco nel vicino ex Museo Civico al Santo, all'incrocio con via Orto Botanico, si è reso necessario per il suo precario stato di salute a causa degli eventi atmosferici, dell'inquinamento e del guano dei piccioni. Tanto che, in cima ad una campagna diagnostica protrattasi per circa tre anni, la Delegazione Pontificia (proprietaria dell'opera rinascimentale) ha appunto deciso di spostare il monumento al coperto per effettuare un profondo lavoro di restauro, finanziato con un milione di euro da due organizzazioni statunitensi no profit (Save Venice e Friends of Florence), che dovrebbe completarsi non prima dell'autunno del 2027. Più o meno 24 mesi, dunque, buoni anche per rispondere all'interrogativo che tutti, non da oggi, si pongono: alla fine della ristrutturazione, la statua tornerà in piazza oppure resterà al chiuso e, al suo posto di fronte alla Basilica, verrà collocata una copia? (testo Davide D'Attino/video Fossella)
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