AVEVANO ASPETTATO CHE MICHAIL GORBACEV SE N'ANDASSE. L'uomo che avrebbe fatto cadere la Cortina di ferro e già aveva fatto cadere l'URSS del partito/padrone unico, era stato in visita a Pechino. E vederlo/ascoltarlo aveva convinto tanti studenti/professori/ intellettuali, tantissimi, a riempire di tende la spianata di Piazza Tienanmen. Coi parenti che portavano loro da mangiare... La tarda primavera di Pechino, scrisse qualcuno ricordando quella di Praga del 1968. Altri ragazzi che avevano occupato strade e piazze (in quel caso vicoli anche medioevali), in nome di un socialismo dal volto umano.
Il 5 giugno 1989 pensammo tutti la stessa cosa: un altro uomo solo contro i carriarmati. Come i ragazzi di Praga che 21 anni prima avevano accerchiato, per fermarli, quelli del Patto di Varsavia. Stavolta erano cinesi contro cinesi: studenti di città contro militari contadini. Lo vedemmo tutti, da quel filmato arrivato di nascosto in Occidente: un ragazzo con i sacchetti di plastica in mano, forse uno zaino. Troppo lontano per identificarlo. Molto probabilmente uno studente, forse un professore: erano loro, usciti dalle università, ad avere occupato la grande piazza e le vie limitrofe. Il 4 giugno, invece di scendere a colloqui, il governo aveva aspettato che Gorbacev se ne andasse per mandare i carriarmati, schiacciando le biciclette mentre la polizia caricava i "rivoltosi", per convincerli a "liberare" la piazza...
L'immagine che apre il video, quella indimenticabile dell'uomo solo coi suoi sacchetti davanti alla fila dei carriarmati è del giorno dopo, in una via laterale alla piazza. Forse, si dirà dopo, uno studente di 19 anni. Lo filmarono da lontano mentre saliva sul carro, parlava con i soldati... Poi qualcuno lo portò via. Forse la polizia. Forse dei parenti o degli amici o dei compagni di sogni. Carriarmati contro la libertà: a Pechino, come a Praga. E anche a Budapest, nel 1956...
Il bilancio è ancora incerto, 36 anni dopo: almeno centinaia di morti, forse più di mille, sepolti in due cimiteri della capitale, Wanan e Babaoshan, sorvegliati dalla polizia. Da allora le autorità cinesi cercano di reprimere qualunque discorso pubblico sulla tragedia.
Quest'anno però a ricordarlo c'è, oltre a Taiwan il cui presidente ha scritto su Facebook che "i governi autoritari scelgono spesso di ridurre la storia al silenzio", anche il segretario di Stato americano Marco Rubio. In un comunicato ha scritto: "Il mondo non dimenticherà mai, anche se Pechino cerca attivamente di censurare i fatti". Tutto vero, anche se l'effetto è strano pensando all'attuale guerra USA-Cina sui dazi.
Parole infatti che hanno provocato la protesta della Cina: "Le affermazioni degli Stati Uniti distorcono volutamente la verità storica, attaccano deliberatamente il sistema politico della Cina e la sua via allo sviluppo", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Lin Jian annunciando una "protesta solenne" inviata agli Stati Uniti.
Il 5 giugno 1989 pensammo tutti la stessa cosa: un altro uomo solo contro i carriarmati. Come i ragazzi di Praga che 21 anni prima avevano accerchiato, per fermarli, quelli del Patto di Varsavia. Stavolta erano cinesi contro cinesi: studenti di città contro militari contadini. Lo vedemmo tutti, da quel filmato arrivato di nascosto in Occidente: un ragazzo con i sacchetti di plastica in mano, forse uno zaino. Troppo lontano per identificarlo. Molto probabilmente uno studente, forse un professore: erano loro, usciti dalle università, ad avere occupato la grande piazza e le vie limitrofe. Il 4 giugno, invece di scendere a colloqui, il governo aveva aspettato che Gorbacev se ne andasse per mandare i carriarmati, schiacciando le biciclette mentre la polizia caricava i "rivoltosi", per convincerli a "liberare" la piazza...
L'immagine che apre il video, quella indimenticabile dell'uomo solo coi suoi sacchetti davanti alla fila dei carriarmati è del giorno dopo, in una via laterale alla piazza. Forse, si dirà dopo, uno studente di 19 anni. Lo filmarono da lontano mentre saliva sul carro, parlava con i soldati... Poi qualcuno lo portò via. Forse la polizia. Forse dei parenti o degli amici o dei compagni di sogni. Carriarmati contro la libertà: a Pechino, come a Praga. E anche a Budapest, nel 1956...
Il bilancio è ancora incerto, 36 anni dopo: almeno centinaia di morti, forse più di mille, sepolti in due cimiteri della capitale, Wanan e Babaoshan, sorvegliati dalla polizia. Da allora le autorità cinesi cercano di reprimere qualunque discorso pubblico sulla tragedia.
Quest'anno però a ricordarlo c'è, oltre a Taiwan il cui presidente ha scritto su Facebook che "i governi autoritari scelgono spesso di ridurre la storia al silenzio", anche il segretario di Stato americano Marco Rubio. In un comunicato ha scritto: "Il mondo non dimenticherà mai, anche se Pechino cerca attivamente di censurare i fatti". Tutto vero, anche se l'effetto è strano pensando all'attuale guerra USA-Cina sui dazi.
Parole infatti che hanno provocato la protesta della Cina: "Le affermazioni degli Stati Uniti distorcono volutamente la verità storica, attaccano deliberatamente il sistema politico della Cina e la sua via allo sviluppo", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Lin Jian annunciando una "protesta solenne" inviata agli Stati Uniti.
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00:004 giugno anniversario della sanguinosa repressione di piazza Tiananmen a pechino era il 1989 i carri armati spianarono le proteste dei manifestanti che da settimane sulla grande piazza chiedevano maggiore libertà politica
00:14il bilancio è ancora incerto almeno centinaia di morti forse più di mille sepolti in due cimiteri della capitale wanan e babaoshan sorvegliati dalla polizia
00:25da allora le autorità cinesi cercano di reprimere qualunque discorso pubblico sulla tragedia di 36 anni fa
00:31quest'anno però a ricordarlo ci sono oltre a taiwan il cui presidente ha scritto su facebook che i governi autoritari scelgono spesso di ridurre la storia al silenzio
00:40anche il segretario di stato americano marco rubio che in un comunicato ha scritto il mondo non dimenticherà mai anche se pechino cerca attivamente di censurare i fatti
00:50parole che hanno provocato la protesta della cina con cui lo scontro è già al calor bianco sulla questione dei dazi
00:56le affermazioni degli stati uniti distorcono volutamente la verità storica attaccano deliberatamente il sistema politico della cina e la sua via allo sviluppo
01:07ha detto il portavoce del ministero degli esseri di pechino l'indian annunciando una protesta solenne inviata agli stati uniti
01:15grazie a tutti
01:18ho
01:38tutti