Sulla teoria della relatività (quarta parte)

  • 8 anni fa
La politica che genera scienza è come un cuore che fa la cacca come se fosse un ano... Dal punto di vista dell’odierno dogma della conservazione dell’energia l’uomo, per essere scientifico, dovrebbe voler inspirare senza mai espirare, e ciò fino ad esplodere... L’aria è infatti energia (dal greco “energeia”, com. dalla particella intensiva “en” e da “ergeia”, a sua volta proveniente da “ergon”, “opera”, “fatto”, “azione”, da qui anche “energes”, “efficace”, “attivo”, ed “energòs”, “in atto di operare”): «Lungi dall’essere una mera entità fisica, l’aria è energia che necessariamente si concretizza in determinazioni particolari, sostrato permanente al processo di “rarefazione e condensazione” (Plutarco riteneva che Anassimene fosse pervenuto a questa dottrina dall’osservazione “che anche l’uomo emette dalla bocca il caldo e il freddo: perché si raffredda il soffio compresso e condensato dalle labbra, mentre cadendo dalla bocca rilasciata diventa caldo per rarefazione”) con cui sembra venire a coincidere (“il freddo è la materia che si contrae e si condensa, mentre il caldo è la materia dilatata e allentata”). Così essa genera le differenze e con queste le varie sostanze: “e rarefacendosi diviene fuoco, condensandosi diventa vento, poi nuvola, e ancora (più condensata) acqua, poi terra e quindi pietra, e tutte le altre cose derivano da queste”, in un ciclo eterno di produzione e dissoluzione. Su queste basi Anassimene costruì il proprio sistema fisco...» (M. Pancaldi, M. Trombino, M. Villani, “Atlante della filosofia”, Ed. Hoepli, Milano 2006, p. 99).

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