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  • 1 settimana fa
(LaPresse) – Gli studenti milanesi tornano in piazza. Dietro lo striscione ‘contro la scuola dei padroni stop genocidio repressione e riforma Valditara’, circa un migliaio di giovani sfila nel corteo partito da piazzale Cairoli e in marcia attraverso il centro del capoluogo lombardo. "Oggi a Milano, in Lombardia e in tutto il Paese siamo in piazza perché un altro mondo, un’altra scuola è possibile e noi ci crediamo. Abbiamo una proposta concreta, una proposta complessiva di riforma della scuola e crediamo che questo governo e il ministro Valditara non solo non ci stiano ascoltando ma non stiano portando avanti una scuola fatta per le studentesse e gli studenti", commenta Alice Beccari, responsabile dell’organizzazione nazionale dell’unione di studenti.

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00:00A partire dalla scuola, le studentesse e gli studenti di questo paese oggi, a Milano, in Lombardia e in tutto il paese sono in piazza perché un altro mondo, un'altra scuola è possibile e noi ci crediamo.
00:11Abbiamo una proposta completa, una proposta complessiva di riforma della scuola e crediamo che questo governo e il ministro Vallitara non solo non ci stiano ascoltando, ma non stiano portando avanti una scuola fatta per le studentesse e gli studenti.
00:25I soldi e i finanziamenti che dovrebbero andare alla cultura, ai giovani, alla scuola vengono sempre più investiti in militarizzazione e in repressione.
00:34Per investire in queste armi che poi un domani verranno utilizzate da noi, studenti, giovani lavoratori, nel massacro della guerra imperialista, vogliono mandarci a combattere per nessun motivo, per il profitto anzi dei padroni e nel momento in cui vediamo come le scuole crollino, i salari si abbassano, in generale la spesa sociale viene tagliata costantemente.
00:52Il governo italiano sta finanziando Israele e la guerra contro la Palestina con le armi, con l'esporto di armi verso Israele, siamo il terzo paese al mondo e quindi noi stiamo manifestando per la dimissione di questo governo perché non possiamo finanziare un genocidio nel nostro paese, non possiamo finanziarlo.
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