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https://www.pupia.tv - Roma - ​​​50° Anniversario della Legge sull'Ordinamento Penitenziario - Saluto di Rampelli
Alle ore 16.30, presso l'Aula dei Gruppi parlamentari della Camera si è svolta la cerimonia celebrativa del " 50° Anniversario della Legge sull'Ordinamento Penitenziario". Saluto del vicepresidente della Camera, Fabio Rampel (13.11.25)

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Trascrizione
00:00:00Buonasera a tutti i convenuti, autorità, signore e signori, il mio caloroso benvenuto
00:00:13a tutti nell'aula dei gruppi parlamentari di Palazzo Montecitorio.
00:00:17Saluto gli autorevoli relatori del dibattito di oggi, il capo del Dipartimento dell'Amministrazione
00:00:23penitenziaria, dottor Stefano Carmine De Michele, la Presidente della Scuola Nazionale
00:00:28dell'Amministrazione, professoressa Paola Severino, il Procuratore Generale della Corte
00:00:34d'Appello di Roma, dottor Giuseppe Amato, e il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
00:00:41Tra le tante prove sfidanti che si sovrappongono in questo periodo vi è il bilancio della riforma
00:00:46del sistema penitenziario italiano, che ha appena compiuto 50 anni, mentre arriva a compimento
00:00:53la riforma della giustizia, con l'approvazione in quarta lettura al Senato, che secondo
00:00:58quanto previsto dall'articolo 138 della Costituzione dovrà essere sottoposta al referendum
00:01:04confermativo nel 2026. Ci troviamo dunque in una temperie delicata, nella quale da una
00:01:11parte tiriamo le somme di ciò che è stato realizzato attraverso la legge 354 del 75 e
00:01:19dall'altra creiamo nuove basi del rapporto tra cittadini e magistratura attraverso la modifica
00:01:26della parte seconda della Costituzione. Oso pensare che al centro di entrambe le riforme
00:01:33ci siano la tutela della dignità dell'essere umano, anche quando è deprivato della libertà
00:01:38e le garanzie del cittadino di fronte a uno dei poteri dello Stato, tra i tre il più, come
00:01:44dire, ieratico, perché non ha soggettato a processi di cambiamento e rinnovamento tipici
00:01:50degli altri due. La riforma del sistema penitenziario è stata un processo progressivo verso la maggiore
00:01:57tutela del detenuto, affinché gli venissero garantiti i diritti fondamentali della Costituzione,
00:02:03realizzata in anni durante i quali sono state avviate altre riforme estremamente importanti.
00:02:10Nel 75 in Italia le forze politiche dibattevano e normavano anche il nuovo diritto di famiglia,
00:02:16con la parità dei coniugi di fronte alla legge, il raggiungimento della maggiorità,
00:02:23la riforma della RAI con l'instituzione del pluralismo, tutto per rispondere ai cambiamenti
00:02:28culturali cui il corpus normativo dello Stato non ha potuto non adeguarsi. Qualche anno prima,
00:02:35nel 1970, fu introdotto il divorzio. Nel 1978 giunsero riforme come la 194 sulla tutela della
00:02:44maternità e l'interruzione volontaria di gravidanza e la 180, la cosiddetta legge basaglia,
00:02:50che prevedeva la chiusura degli istituti psichiatrici. In quel decennio mutò l'Italia
00:02:56e oggi, dopo mezzo secolo, cambiamenti considerati illuminati mostrano segni di invecchiamento
00:03:03e conseguenti esigenze di rinnovamento, come quella del sistema penitenziario, appunto,
00:03:11di cui oggi discutiamo. Sono tre i problemi in estrema sintesi su cui siamo costretti a
00:03:18confrontarci, due di ordine tecnico e uno squisitamente politico. Da una parte il sistema
00:03:25penitenziario deve rispondere e corrispondere ai principi fondamentali della Costituzione,
00:03:31l'articolo 2, la dignità dell'essere umano, la Repubblica riconosce e garantisce i diritti
00:03:36inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la
00:03:42sua personalità, sancisce il principio che i diritti fondamentali della persona sono intoccabili,
00:03:49anche quando si trova in condizioni detentive. L'articolo 27 riassume, tra le altre garanzie,
00:03:55che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere
00:04:03alla rieducazione del condannato. E dall'altra la certezza della pena, che paradossalmente
00:04:09non è un principio costituzionalmente tutelato, ma è desumibile da un complesso di altri articoli.
00:04:17L'articolo 16 sulla libertà di circolazione e soggiorno, che può essere limitata solo per
00:04:23motivi di sanità o sicurezza. L'articolo 25 sul principio di legalità in materia penale,
00:04:30nessuno può essere punito se non in forza di una legge. L'articolo 32 sulla tutela della
00:04:37salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, ponendo le
00:04:43basi anche per la sicurezza sul lavoro. L'articolo 41 sull'iniziativa economica privata, che non
00:04:48può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza,
00:04:56alla libertà, alla dignità umana. L'articolo 117 sulle competenze tra Stato e Regioni attribuendo
00:05:04al primo quella esclusiva su ordine pubblico e sicurezza. Si tratta di principi che rispondono
00:05:12al fondamento delle democrazie occidentali. Non vi è libertà se non vi è sicurezza in
00:05:18base a quel patto sancito tra la comunità nazionale e lo Stato e che regola il vivere
00:05:25sociale. Se dobbiamo e dobbiamo dare una risposta alla condizione drammatica dell'affollamento
00:05:33carcerario, dall'altra non possiamo, a mia personale giudizio, risolvere il problema con
00:05:39indulti e depenalizzazioni che mortificherebbero i cittadini onesti e getterebbero discredito
00:05:44sul sistema, intaccando quella certezza della pena appena evocata.
00:05:51Per quanto riguarda l'impellente necessità di nuovi istituti penitenziari, le procedure
00:05:55in Italia sono talmente complesse che, lo dico da architetto, mi sento di suggerire di
00:06:01rivalutare la trasformazione dei mobili dello Stato e delle amministrazioni territoriali con
00:06:06procedure operative straordinarie e investire sull'ampliamento, la riqualificazione e l'efficientamento
00:06:13di quelli esistenti, come si sta facendo, oltre a costruirne di nuovi.
00:06:19Se dobbiamo materializzare un sistema penitenziario orientato a rieducazione e reinserimento, dobbiamo
00:06:26perseguire, come ha più volte assicurato il Ministro Nordio, l'avvicinamento del detenuto
00:06:32al lavoro, all'artigianato, allo sport, al teatro, con sostegni psicologici che offrano
00:06:38una seconda possibilità.
00:06:40Ultima considerazione. Molto si sta facendo con gli accordi bilaterali per far scontare
00:06:45la pena ai cittadini stranieri nelle loro nazioni, considerato che il 35% circa della
00:06:51popolazione carceraria non è italiana. Ma va apposta in rilievo l'incongruenza delle
00:06:58istituzioni europee che, da un lato, attivano le procedure di infrazione per l'affollamento
00:07:04delle case circondariali e, dall'altro, ostacolano i tentativi di scoraggiare e gestire le richieste
00:07:09di protezione internazionale degli immigrati irregolari negli hotspot realizzati al di fuori
00:07:16dei confini nazionali. Argomento, mi rendo conto, spinoso, ma senz'altro attuale.
00:07:22Prima di concludere, però, vorrei far nostro il messaggio di Paolo VI, scritto in occasione
00:07:30della celebrazione della Quinta Giornata della Pace, il 1 gennaio del lontano 1972, sempre
00:07:37attuale. Se vuoi la pace, lavora per la giustizia.
00:07:42Grazie per l'ascolto.
00:07:44Grazie.
00:07:45Grazie.
00:07:46Grazie.
00:07:47Grazie.
00:08:11Buon premuriggio e benvenuti a tutti loro. Ringrazio anzitutto il signor Vice Presidente
00:08:21della Camera che ci ospita in questa sala prestigiosa, ci ha voluto rivolgere delle parole di profondo
00:08:27significato giuridico e, devo dire, anche di prospettive pratiche molto interessanti per
00:08:32quelli che sono i problemi all'ordine del giorno per il nostro sistema penitenziario.
00:08:38effettivamente tutto quello che ha toccato sono cose che noi stiamo cercando, in qualche
00:08:45modo, di prevedere e di realizzare. Saluto con deferenza il signor Ministro della Giustizia,
00:08:52il nostro Vice Ministro e tutte le autorità civili, militari e religiose qui convenute,
00:08:59i gentili ospiti, tra i quali mi piace ricordare gli studenti della LUIS e della Fondazione Severino,
00:09:05i nostri allievi commissari ed ispettori. Grazie a tutti.
00:09:09Dirò solo alcune parole di introduzione a questo evento che celebra il cinquantesimo
00:09:14della procomulgazione della legge del 75-26 luglio sull'ordinamento penitenziario e sulle
00:09:21misure limitative e privilitative della libertà, per illustrare il senso dell'iniziativa e il taglio
00:09:28delle relazioni che seguiranno. Vedano, in questo 2025 si sono succedute molte iniziative.
00:09:36Diciamo che la legge di riforma ha avuto molta attenzione e giustamente, stanti le note problematiche
00:09:43del sistema. Le norme che le compongono, le singole norme, sono state quindi esaminate,
00:09:49fatte oggetto di seminari, di giornate di studio, da parte dell'Accademia, del Foro, della Magistratura,
00:09:56delle associazioni in tutto il Paese. Anche il DAP non ha fatto mancare il Dipartimento,
00:10:03il suo contributo in sede locale con le sue articolazioni territoriali, cioè gli istituti
00:10:08e i provveditorati. Questa di oggi perciò è un'iniziativa diversa, celebrativa anzitutto
00:10:16della filosofia di insieme della legge che sta dietro le singole norme e le lega in un sistema
00:10:22coerente con tutto il dettato costituzionale e prima di tutto con l'articolo 27.
00:10:29Un'iniziativa quindi che si appunta sulle idee fondamentali, sui semi che la riforma
00:10:34nel lontano 75 ha gettato sul terreno, alcuni dei quali hanno dato copiosi frutti e altri
00:10:40purtroppo forse non hanno nemmeno germogliato.
00:10:42Sarà importante quindi capire quali sviluppo queste idee, venute alla luce dopo un lungo
00:10:49travaglio dalla metà degli anni 70 del secolo scorso, un'epoca, sentivo prima il signor
00:10:55Vicepresidente, per chi l'ha vissuta che appare oggi lontanissima, lontanissima tanto è mutata
00:11:01la società, quale sviluppo queste idee abbiano avuto anche alla luce dei successivi tragici
00:11:06eventi della storia nazionale e quale sviluppo possano oggi ancora avere per l'accennato mutamento
00:11:13della società nella sua stessa composizione che si riflette inevitabilmente anche nella
00:11:19popolazione detenuta.
00:11:22I nostri relatori quindi ci illustreranno alcuni di questi aspetti.
00:11:28Ora la presentazione dei relatori forse non è necessaria, data la loro chiara fama, ma
00:11:33per me è piacevolmente doverosa. Inizierà la professoressa Presidente della Scuola Nazionale
00:11:39dell'Amministrazione, Paola Severino Di Benedetto. Mi limito solo a questo suo titolo e a ricordare
00:11:48tutte le iniziative che ci vedono insieme alla Fondazione sempre nell'ottica della promozione
00:11:54del lavoro per i detenuti e quindi dell'abbattimento della recidiva. Proseguirà il signor Procuratore
00:12:01Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Roma, il collega Giuseppe Amato
00:12:05e concluderà la lezione del signor Ministro Carlo Noddio. Con questo quindi concludo ringraziando
00:12:13ancora tutti loro per la partecipazione e augurando a tutti una buona conferenza. Grazie.
00:12:18Interviene adesso la Presidente della Scuola Nazionale dell'Amministrazione, Paola Severino.
00:12:32Buonasera a tutti e grazie per questa bellissima iniziativa. Devo ringraziare innanzitutto il
00:12:42Ministro, devo ma lo faccio davvero con piacere, il Ministro, il Capo del Dipartimento e tutta
00:12:50la struttura del Ministero che ha fortemente voluto questo incontro celebrativo dei 50 anni
00:12:56dal momento nel quale è stata varata questa normativa di sistema sull'ordinamento penitenziario.
00:13:05Grazie per averlo voluto fare in questa forma così solenne, in questa aula bellissima della
00:13:13Camera nella quale noi celebriamo solitamente anche l'inaugurazione di ogni anno della Scuola
00:13:21della Pubblica Amministrazione, grazie di averla ricordata, grazie al Ministro Brunetta
00:13:26di essere qui, grazie ai protagonisti della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Come
00:13:32sapete la scuola è una istituzione della Presidenza del Consiglio dei Ministri e si occupa
00:13:38di alta formazione della pubblica amministrazione. Dunque essere qui in questo abbinamento, Ministero
00:13:46della Giustizia, Aula della Camera, Vicepresidente della Camera, sicuramente avrò dimenticato
00:13:55qualcuno, ma consideratevi tutti quanti salutati e ringraziati anche per la vostra presenza qui
00:14:01oggi. Vedere quest'Aula piena di amici e di persone del mondo delle istituzioni davvero
00:14:07tira serena sull'idea che il mondo penitenziario non sia un mondo lasciato a se stesso, ma è
00:14:14un mondo fortemente assistito. E che la legge del 26 luglio del 75 rappresenti indiscutibilmente
00:14:24una svolta che all'epoca fu considerata epocale nella storia della normativa penitenziaria
00:14:29italiana e del sistema punitivo nel suo complesso. Perché questo articolato normativo rappresentò
00:14:37il primo provvedimento in materia finalizzato ad adempere agli obbidi costituzionali previsti
00:14:42dall'articolo 27 della Costituzione, sancendo a livello di normazione primaria non solo il
00:14:48divieto di trattamenti contrari al senso di umanità, ma soprattutto la finalità tendenzialmente
00:14:55rieducativa delle pene come parte integrante e fondamentale della esecuzione penale. E questa
00:15:01legge per la prima volta diede un'ampia attuazione, chiamandosi ordinamento proprio perché voleva
00:15:08regolamentare l'intero sistema penitenziario. La riforma del 75 si colloca, lo ha ricordato
00:15:17anche il Vicepresidente della Camera, in un periodo politico-culturale che fu particolarmente
00:15:22fecondo. Quelli furono gli anni in cui maturarono una molteplicità di provvedimenti legislativi
00:15:29che determinarono l'avanzamento delle politiche sociali, del welfare nel nostro Paese. Sanità
00:15:35pubblica, riforma del diritto di famiglia, riforma fiscale, eccetera. Ma questo è un
00:15:40periodo altrettanto fecondo ed importante da questo punto di vista. Basti pensare alle
00:15:47grandi riforme fiscali che oggi si stanno attuando, alla riforma del testo unico della
00:15:52finanza che è, fortunatamente vi posso dire, da testimone diretta e addirittura d'arrivo.
00:15:57Anche la parte relativa alle sanzioni amministrative e penali sta per terminare il suo iter ministeriale
00:16:06e quindi approderà in Parlamento nei tempi che sono previsti. Ci sono dei periodi felici,
00:16:12dei periodi importanti nei quali certi temi che sono fondamentali per la vita del Paese
00:16:18vengono fuori in tutta la loro evidenza e richiedono una grande attenzione. E certamente
00:16:24i principi e le innovazioni contenuti nella legge sull'ordinamento penitenziario appartengono
00:16:31alla categoria dei principi fondamentali perché introdussero in quegli anni un modello, un
00:16:38sincero modello di individualizzazione del trattamento penitenziario. Questa è la sua
00:16:43prima caratteristica. Scevro da ogni veleità di discriminazioni per ragioni di razza, di sesto
00:16:51in virtù del quale il processo esecutivo del momento punitivo deve essere tracciato
00:16:56in aderenza alle peculiarità del singolo soggetto e solo a quello bisogna guardare.
00:17:02In secondo luogo la disciplina riconosce il detenuto come soggetto titolare dei diritti.
00:17:08La persona, anche se privata della libertà personale, non può perdere la garanzia di tutela
00:17:13dei propri diritti fondamentali. E' bene ripeterseli sempre questi principi perché
00:17:19altrimenti l'abitudine al tema della detenzione rischia di farci dimenticare quali sono e come
00:17:26si riflettono in questo importante catalogo di principi e quali si deve ispirare.
00:17:32La Corte Costituzionale ce lo ricorda proprio con riferimento alla individualizzazione, con
00:17:37una bellissima sentenza del 11 febbraio 1999. I trattamenti, gli interventi non possono
00:17:46mai consistere in trattamenti penitenziari che comportino condizioni incompatibili con
00:17:52il riconoscimento della società di quanti si trovano nella restrizione della libertà.
00:17:58Ed allora lo Stato agisce come produttore di diritti, protettore di diritti e non più
00:18:04come leviatano. Questa è la grande rivoluzione che si trova in questa riforma ordinamentale
00:18:11del 75. L'altro punto fondamentale di quella riforma, io cito i punti che hanno in questo
00:18:18periodo anche una particolare evidenza e che possono avere un percorso virtuoso di ulteriore
00:18:26approfondimento. E cito quindi quello dell'apertura alla società esterna, all'istruzione, alla cultura,
00:18:34allo sport e al lavoro come elementi del trattamento penitenziario risocializzante,
00:18:40che devono essere svolti insieme alla società esterna, con il proposito di stabilire un regime
00:18:46di cooperazione con le altre istituzioni pubbliche e gli enti privati e di agevolare il processo
00:18:52di reinserimento sociale del detenuto. E diventano elementi veri e propri del trattamento.
00:18:58Io devo ringraziare in particolare il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria
00:19:04per aver citato una parte di questa società che si recca nel carcere. I nostri studenti
00:19:12sono qui, è bello vederli, è bello che ci accompagnino con il progetto Legalità e Merito
00:19:18curato dalla LUIS e dalla Fondazione, ci accompagnano nel carcere per creare progetti,
00:19:24per creare quella trasfusione tra il mondo di dentro e il mondo di fuori che ci deve essere,
00:19:31perché il carcere non deve essere l'altro da sé. Deve essere un momento di rieducazione
00:19:37che però deve proi, propendere e protendere verso il reinserimento sociale. E se non c'è
00:19:43questo transito della società nel carcere, il momento del reinserimento diventa un momento
00:19:49difficile, un momento complesso. Proprio questo è stato compreso dal Ministero governato
00:19:56dall'attuale Ministro. Io ricordo il nostro primo incontro nel quale parliamo del lavoro
00:20:02carcerario e post-carcerario e del tema relativo alla prosecuzione degli effetti della legge
00:20:12smuraglia su colui che fa lavorare il detenuto. E ci diciamo, io proposi, ma il Ministro fu
00:20:21immediatamente d'accordo, è un assurdo che i benefici finiscano proprio nel momento dell'uscita
00:20:27dal carcere del detenuto, nel quale il detenuto deve essere assistito per il suo rientro in
00:20:34società. Lì non c'è più reinserimento, c'è il rientro. E se non c'è qualcuno che ti
00:20:39dà il lavoro, il lavoro te lo darà nuovamente la delinquenza, perché è l'unica fonte alla
00:20:45quale potrai attingere quel guadagno che ci serve magari per mantenere la famiglia.
00:20:51Ed è su questo tema, oltre che sul tema della rieducazione all'interno, della risocializzazione,
00:20:58che le ultime riforme sono approdate. E io credo che siano davvero determinanti. Bisogna
00:21:03dall'altra parte formare una cultura dell'impresa, spiegare all'impresa che quando un detenuto
00:21:10trova lavoro, il rischio di recidiva si abbassa enormemente. Ne parliamo spessissimo con il
00:21:16Ministro e con Brunetta. Il tema della recidiva zero è il nostro sogno. E certo, se non si
00:21:23arriverà alla recidiva zero, bisogna comunque arrivare a tranquillizzare chi assumerà il
00:21:28datore di lavoro di questi ex detenuti sul fatto che esisterà meno probabilità di caduta
00:21:36nel delitto da chi è uscito da un'esperienza di quel genere e ha trovato lavoro, di chi
00:21:41invece viene assunto senza aver passato questo travagliato per trascorso detentivo. E' questo
00:21:50che ci aiuta. Come è lo stare vicino ai detenuti nel momento in cui chiedono di essere istruiti?
00:21:58Io ho iniziato da giovanissima, ero appena assistente universitaria, a recarmi a Rebibbia per
00:22:05gli esami dei detenuti. E mi ricordo che in quel periodo Rebibbia era piena di detenuti
00:22:11politici per i fatti gravissimi che erano accaduti negli anni bui, nei quali alcune brigate
00:22:22rosse o alcune organizzazioni avevano cercato di sovvertire il nostro Stato. Eppure in quei
00:22:29ragazzi, in quei giovani, in quegli uomini, in quelle donne il seme del diritto andava collocato,
00:22:36non si potevano lasciare lì senza almeno tentare di dire che lo Stato deve vincere, la legalità
00:22:43deve prevalere sulla illegalità. E dunque per quel piccolo, per quel poco che si può
00:22:49fare, ciascuno di noi doveva fare qualcosa, da insegnante, da volontario. E i volontari
00:22:56sono tanti nel carcere, credetemi, è una sorpresa. Ogni qualvolta io parli del carcere
00:23:01trovo qualcuno che mi dice, ma professoressa mi piacerebbe tanto venire con lei e fare
00:23:07qualcosa per i detenuti. Naturalmente poi solo il 10% ce la fa a realizzare un progetto
00:23:14vero, ma è questa la scoperta, la sorpresa, che il carcere non è considerato un altro da
00:23:21sé, è considerato una parte della società, una parte malata della società, ma non inguaribile.
00:23:28Ed è alla guarigione di quella parte della società che noi dobbiamo tendere, ed è alla
00:23:32guarigione di quella parte della società che tutti noi dobbiamo contribuire. Vedete, tutti
00:23:39i ministri che si sono susseguiti nel tempo hanno cercato con grande volontà e con grande
00:23:46sforzo di superare il problema dell'affollamento carcerario. Io mi trovai nel periodo in cui
00:23:52eravamo stati addirittura condannati a Strasburgo per la violazione dei limiti minimi di
00:23:58contenimento delle celle carcerarie. Ogni misura si è succeduta all'altra, è succeduta
00:24:06all'altra, ma nessuna è riusciuta ad avere un definitivo effetto deflattivo. Oggi ci sono
00:24:12le misure alternative, che sono una grandissima risorsa, ma richiedono una grande preparazione,
00:24:18una grande cautela di chi si assume la responsabilità di decidere una misura alternativa alla detenzione.
00:24:25quindi il tema della formazione di chi lavora nel calcio e della formazione di chi deve assumere
00:24:31queste decisioni, della formazione di chi nella attività penitenziaria deve darci gli indicatori
00:24:40di non pericolosità. Sono tutte attività che devono convergere tra di loro per portare poi al tema
00:24:48della non recidiva, perché io sono fortemente convinta che soltanto con la non recidiva che il numero
00:24:55delle persone detenute diminuirà. Pensate alla percentuale media di recidiva di chi è già stato detenuto
00:25:05una volta. Se quella percentuale si azzera, per quelli più ottimisti si abbatte rilevantemente,
00:25:13è chiaro che il problema del sovraffollamento sarà superato.
00:25:18Però per fare questo occorre che siamo tutti insieme a lavorare.
00:25:22Tutti quelli che vedo in quest'Aula possono avere un compito determinante, ma anche quelli
00:25:27che incontreremo fuori da quest'Aula. Se li convinciamo del fatto che soltanto attraverso
00:25:32una penetrazione della società verso le attività penitenziari e questa osmosi tra dentro e fuori
00:25:41si potrà realizzare a questo risultato. Quindi grazie di cuore per questo evento, perché è un evento
00:25:47che risveglia le coscienze di tutti verso il tema della socialità, del coinvolgimento della società
00:25:55nelle attività che possono essere risolutive per il tema della recidiva. Grazie davvero.
00:26:02Prende la parola il procuratore generale della Corte d'Appello di Roma, Giuseppe Amato.
00:26:19Grazie, grazie, signor Presidente, signor Ministro, caro Stefano. Ringrazio tutti affettuosamente
00:26:28per questo invito. Ringrazio e saluto in particolare il personale dell'amministrazione
00:26:34penitenziaria che è in fondo il vero protagonista di una giornata importante come quella di oggi
00:26:41in cui discutiamo della legge di riforma del 1975, della quale è giusto parlare per quello
00:26:50che questa legge ha rappresentato e per quello che questa legge può rappresentare nella prospettiva
00:26:56del miglioramento della situazione carceraria. Io voglio iniziare queste poche riflessioni
00:27:04appropriandomi, perché credo che siano molto pertinenti, di alcune frasi che il Presidente
00:27:14della Repubblica, Sergio Mattarella, ebbe a dire in una manifestazione identica, quando
00:27:18l'Associazione dei Magistrati di Sorveglianza fece un incontro proprio sui 50 anni dell'ordinamento
00:27:27penitenziario e disse il Presidente della Repubblica che il fulcro del trattamento penitenziario
00:27:38è rappresentato dalla dignità umana. È il fulcro del trattamento penitenziario, è
00:27:44la, diciamo, ispirazione cui deve tendere la pena nell'ottica anche di garantire quella
00:27:51esigenza di recupero e di riabilitazione un po' utopistica, ma che però caratterizza
00:27:57il nostro sistema sanzionatorio. Questa espressione la trovo particolarmente felice perché appunto
00:28:04sintetizza da una parte il significato vero, non tanto e non solo del carcere, ma direi
00:28:11di tutto il momento della esecuzione penale, anche nel momento anteriore al carcere, che
00:28:17riguarda più propriamente chi fa il lavoro del Pubblico Ministero e chi fa il magistrato
00:28:22di sorveglianza che deve applicare gli istituti previsti dall'ordinamento penitenziario e sintetizza
00:28:28i principi veri dell'ordinamento penitenziario del 1975. Io credo che se noi andiamo a
00:28:34rileggere l'articolo 1 della legge del 1975, non a caso rubricata come trattamento e rieducazione,
00:28:43troviamo delle espressioni che non sono vuote ma sono ricche di contenuto perché permiano
00:28:50e devono permeare continuativamente l'esecuzione e il trattamento all'interno del carcere, quando
00:28:57si parla di dignità, di umanità e di rispetto dei diritti fondamentali. Credo che sia assolutamente
00:29:05fondamentale un ragionamento e il rispetto di queste regole. Questo per inverare quell'articolo
00:29:1427 della Costituzione e soprattutto per realizzare quello che è il carcere, certamente come momento
00:29:23di sanzione e di punizione, ma che deve essere anche, come ebbe a dire qualcuno che mi è
00:29:32particolarmente caro e che ha nei lontani anni 80 rappresentato il ruolo, ha coperto il ruolo
00:29:43che adesso tu Stefano stai degnamente ricoprendo. Deve essere anche il carcere della speranza,
00:29:51di questa utopia, bene diceva la professoressa Severino, la recidiva zero, ma la recidiva
00:29:57zero implica che il carcere abbia la forza, direi il carcere e anche il momento dell'esecuzione
00:30:04della pena abbiano la forza di cercare di recuperare e di riabilitare. Quindi un carcere che deve
00:30:12essere qualcosa di utopistico ma a cui dobbiamo sicuramente tendere. Un carcere che nello stesso
00:30:19tempo deve essere, perché questo non va trascurato, deve essere anche un carcere sicuro e quell'ordinamento
00:30:27penitenziario che è una legge che ha 50 anni ma che oggi conserva tutta quella attualità che aveva
00:30:35in quegli anni, vede anche il momento della sicurezza che non va trascurato. L'articolo 41 bis, tante volte
00:30:43criticato, tante volte anche fatto oggetto di pronunce di incostituzionalità della Corte
00:30:53Costituzionale o di pronunce della CEDU che non sono state in linea con quella che era la nostra
00:31:00impostazione, ma inteso come momento in cui il trattamento penitenziario ha delle regole che
00:31:10vengono attenuate avendo di mira quella esigenza che a quel punto diventa prevalente della sicurezza
00:31:17all'interno del carcere e soprattutto quella esigenza di impedire che il detenuto pericoloso
00:31:23possa mantenere i contatti con l'esterno. Anche questo fa parte di un ordinamento penitenziario
00:31:29a tutto tondo. Quando noi abbiamo a supporto la motivazione, quando noi abbiamo a supporto
00:31:36l'adeguatezza della misura e quando noi abbiamo a supporto soprattutto quello che spesso manca
00:31:41quando a volte ci troviamo a valutare la persistenza del 41 bis, la temporaneità dell'applicazione
00:31:49di questa misura. E quindi speranza e sicurezza che negli anni, penso di poter dire, ci hanno consentito
00:31:58in momenti a volte difficoltosi di gestire in maniera adeguata il carcere, di affrontare
00:32:10per esempio alla fine degli anni Ottanta la vicenda drammatica di Porto Azzurro che ha consentito
00:32:18anche, grazie per esempio agli interventi del 1986 della legge Cozzini, di proseguire
00:32:26in quel discorso della recupero e della riabilitazione. Pensiamo alla introduzione della detenzione
00:32:34domiciliare, estremamente importante e pensiamo nel corso degli anni, anche recentemente, l'impulso
00:32:40che ha avuto tutta la disciplina delle sanzioni sostitutive delle pene detentive, che in questo
00:32:47disegno complessivo di esecuzione della pena che deve essere poliedrica e calibrata alle
00:32:52vicende del fatto concreto, sicuramente sono estremamente positive. Quindi questo rappresenta
00:33:01e ha rappresentato questa legge. Io credo che noi non sbaglieremmo se non affrontassimo anche
00:33:10il momento di disagio che chi si occupa di esecuzione ha di fronte ad alcune difficoltà
00:33:19operative e la difficoltà nasce direi prima del carcere. Io ho fatto tutta la vita il
00:33:28pubblico ministero e so e percepisco come il disagio nasca già dal momento dell'esecuzione
00:33:37della pena. La difficoltà, diceva bene il vicepresidente Rampelli, la certezza della
00:33:42pena. La certezza della pena significa che la pena nel momento in cui viene irrogata,
00:33:48nel momento in cui è definitiva l'affermazione di una responsabilità penale, possa e debba
00:33:54essere eseguita. La difficoltà in cui si versa gli uffici di procura nel momento dell'esecuzione
00:34:00della pena e la sorveglianza quando deve decidere sull'applicazione eventuale delle
00:34:08misure alternative alla detenzione. Quelle misure che giustamente la professoressa Severino
00:34:13evocava come straordinariamente importanti nell'ottica del recupero. E questo è sicuramente
00:34:20un momento critico. Io penso per tutti alla situazione drammatica dei cosiddetti liberi
00:34:28sospesi, che non è una situazione che riguarda ovviamente il carcere, riguarda un fenomeno
00:34:34anteriore al carcere, ma che io trovo drammaticamente pericoloso e drammaticamente devastante. Perché
00:34:42da un lato persone che dovrebbero entrare in carcere, per anni non entrano in carcere
00:34:50perché non avrebbero mai diritto ad una misura alternativa, accentuando quella condizione
00:34:56di pericolosità che andrebbe evitata, di cui il principio della certezza della pena.
00:35:03Ma dall'altro la stragrande maggioranza di questi detenuti che hanno la pena sospesa, perché
00:35:08è condannati appena inferiori, non superiori a quattro anni, ecco si trovano in questo limbo
00:35:13l'espressione che richiama l'inferno dantesco, dei liberi sospesi, che è una condizione inaccettabile
00:35:23perché noi abbiamo persone che per anni rimangono incerte su quello che è il loro destino.
00:35:29E quando anche a distanza di anni venisse infine applicata questa misura alternativa alla detenzione,
00:35:35è una misura che attinge una persona che è comunque diversa dal momento, da quella
00:35:42che era al momento della commissione del fatto, da quella che era al momento dell'irrogazione
00:35:47dell'affermazione della pena di responsabilità. Quindi questo è già un tema e in questa
00:35:53prospettiva io ho molto apprezzato l'iniziativa del governo di approvare la legge 148 del 2025
00:36:01che dà un contributo sia pure minimale alla magistratura di sorveglianza, questo aumento
00:36:09degli organici della magistratura di sorveglianza che certamente è una goccia in un mare di grandi
00:36:15difficoltà ma rappresenta l'attenzione ad un ufficio giudiziario che è veramente la
00:36:23generentola degli uffici giudiziari italiani. Purtroppo la sorveglianza che ha compiti importantissimi
00:36:30è spesso trascurata. Quindi in questa prospettiva quello sforzo che è stato fatto di aumento
00:36:37degli organici è sicuramente positivo e va sicuramente rimarcato.
00:36:42E poi certo il tema del carcere. A me non piace utilizzare perché non mi piace parlare
00:36:49per slogan di sovraffollamento carcerario. Penso che si possa e si debba parlare di affollamento
00:36:58carcerario perché l'unico vero dato su cui noi possiamo e dobbiamo discutere è il dato
00:37:06dei detenuti presenti 61-62 mila che rappresenta un dato importante che fonda questa affermazione
00:37:18dell'affollamento carcerario. Non c'è la certezza del sovraffollamento, forse non mi piace
00:37:23parlare per slogan perché poi se noi andiamo a vedere i ragionamenti sulle capienze, sugli
00:37:29spazi, i tre metri quadrati, compresi le strutture fisse, i letti o i nove metri quadrati
00:37:38più i cinque, compagnia bella del decreto della sanità del 1975, entriamo nel campo
00:37:44dell'opinabile. Perché nessuno credo realisticamente è in grado di poter fare una fotografia affidabile
00:37:51istituto per istituto per poter dire che in quell'istituto possono entrare quel numero
00:37:58di persone, quella cella possono entrare quell'altro numero di persone. Noi dobbiamo
00:38:02ragionevolmente parlare ed è un problema dell'affollamento carcerario che crea problemi
00:38:08per la gestione ovviamente degli istituti, nonostante lo sforzo del personale dell'amministrazione
00:38:14finanziaria, che crea problemi, tornando al ragionamento da cui ero partito prima, per la
00:38:21magistratura di sorveglianza, per la gestione delle misure alternative, dei permessi, del lavoro,
00:38:27perché certamente è un numero che è difficilmente gestibile. E in una prospettiva di questo tipo
00:38:33io credo che noi, come ha avuto occasione di dire il Presidente Larussa ad un incontro
00:38:43a cui ha partecipato qualche mese fa, abbiamo bisogno di un cambio di passo. E credo che una
00:38:49occasione di questo genere, che non è meramente celebrativa, ma che rappresenta un momento
00:38:56di riflessione, anche perché è accompagnata, come diceva Paola prima, da questa idea e
00:39:02tensione di verificare gli spazi per arrivare ad una recidiva contenuta, se non zero, comunque
00:39:10contenuta. Ecco, è un'occasione che non è celebrativa, ma è proattiva rispetto al miglioramento
00:39:15di una situazione carcerale. Ecco, noi abbiamo bisogno di un cambio di passo, che non è certamente,
00:39:23perché non è questa la mia competenza, diceva giustamente il Vice Presidente Rampelli, l'indulto
00:39:28no, ma io non ne parlo giustamente perché non è un compito di un magistrato, è una scelta
00:39:33della politica che a noi francamente non può interessare. Ma quello su cui noi credo possiamo
00:39:42invece dire qualche parola è che se noi vogliamo ridurre questo affollamento carcerario, certo
00:39:50c'è la speranza utopistica di una recidiva contenuta, ma c'è l'inevitabile esigenza di riflettere,
00:39:58perché questo ci chiede anche la Costituzione, l'articolo 27 e l'articolo 25, ci chiede di
00:40:06riflettere su quello che è quello che ti porta in carcere, cioè riflettere sui reati e
00:40:19sulla dosimetria della pena rispetto ai reati. Io credo che lo sforzo che si possa e si debba
00:40:25fare e questo lo deve fare inevitabilmente la politica senza pregiudizi ideologici ovviamente,
00:40:32di verificare liberi di introdurre i reati che si vogliono, però capire che la introduzione
00:40:40di un reato e soprattutto lo stabilire una pena anziché un'altra ha una immediata riflessione
00:40:48su quello che è l'effetto che ne può derivare per il carcere. Io penso al recente intervento
00:40:55che è stato fatto sul fatto di lieve entità in materia di sostanze stupefacenti, quell'aumento
00:41:01di un anno della pena, pienamente legittimo in un'ottica di apprezzamento di una pericolosità
00:41:07di un certo tipo di condotta, ma quell'aumento di un anno per quel reato, avendo di mira il
00:41:15numero delle condanne per il 73,5 della legge sulle sostanze stupefacenti, credo che abbia
00:41:21importato l'inevitabile ingresso in carcere, anche solo a livello di misure custodiali adottate
00:41:28dall'autorità giudiziaria, di centinaia di persone. Quindi è una riflessione ampia che va
00:41:34fatta non sul singolo reato, ma sulla idea di perseguire, io credo, quel diritto penale
00:41:41minimo, che non significa la svalutazione del diritto penale, perché sarebbe assurdo
00:41:45che uno che fa il pubblico ministero pensasse ad un ragionamento di questo tipo, ma una considerazione
00:41:52della importanza del singolo fenomeno, affinché quel singolo fenomeno e non altri meriti una
00:42:00sezione penale, e rispetto a quel singolo fenomeno, si riesca ad individuare quella
00:42:05sanzione, non eccessiva rispetto all'obiettivo che si vuole perseguire, ma quella adeguata,
00:42:13di cui il concetto che secondo me è importante, che va riempito di contenuto di diritto penale
00:42:18minimo. E probabilmente in questo sforzo, e lo dico da pubblico ministero, io non mi scandalizzerei,
00:42:27anzi sono contento che il ministro Nordio si muove in questa direzione, io mi muoverei
00:42:32anche sull'impatto delle misure cautelari, è vero che noi abbiamo una percentuale statistica
00:42:39di detenuti in stato di custodia cautelare non drammaticamente importante rispetto alla
00:42:47somma complessiva, ma è un dato, ed è certamente comunque questa idea delle porte girevoli che
00:42:53in ogni caso finisce con l'impattare con il carcere. E allora se noi anche sulle misure
00:42:58cautelari ragionassimo, ma non tanto, perché io credo che questo sia problematico da un punto
00:43:07di vista organizzativo a quella riforma che entrerà in vigore tra due anni dell'organo
00:43:12collegiale che adotta le misure cautelari, il tema non è il monocratico o il collegiale,
00:43:18il tema è, e questa è l'assunzione di responsabilità da parte della politica, il tema è rispetto
00:43:25a questa esigenza di cautela che tu identifichi ed individui, ci sono le condizioni affinché
00:43:33si arrivi all'adozione di una misura cautelare o no? E io penso in particolare allo sforzo
00:43:38che si può fare sul pericolo di recidiva, che meriterebbe al di là dell'aggiunta o
00:43:45della sottrazione di un aggettivo all'articolo 274, perché l'aggiunta o la sottrazione di
00:43:51un aggettivo non rimuove il tema di una discrezionalità che comunque può far ottenere quello stesso
00:43:58risultato rispetto alla formulazione letterale precedente, ma un discorso più approfondito
00:44:03e più ampio, rispetto al quale anche il momento della custodia cautelare possa essere
00:44:10veramente caratterizzato da quella estrema razio e la ponderazione attenta che deve essere
00:44:16fatta è quello di verificare se rispetto ad un determinato fatto sia prevalente la esigenza
00:44:23di impedire una concreta ed effettiva reiterazione o se viceversa ci possano essere strumentari
00:44:30diversi. Un momento delicato, ma credo che questo sia lo sforzo della politica, in questo
00:44:37senso importante che andrebbe assolto. E quindi in questa prospettiva, se noi andiamo anche
00:44:46a vedere quello che è ante rispetto al carcere, io credo che noi possiamo vedere il futuro in
00:44:53una ottica più rosea di quella che a volte nel passato ci ha caratterizzato nell'approccio
00:45:00nei confronti del carcere. Con quella utopia, che non è a questo punto l'utopia del carcere
00:45:07della speranza, ma è una utopia che io mi sento di agganciare ad una frase che l'anno scorso
00:45:14utilizzai nella inaugurazione dell'anno 2016 e che mi colpì in particolare. Una espressione
00:45:20che utilizzò un attore francese nel 1971, Pierre Clementi, uno dei coprotagonisti del
00:45:29Gattopardo di Lucchino Visconti. Nel 1971, Pierre Clementi, come spesso è capitato, come
00:45:35spesso capita purtroppo, ma come spesso capitava soprattutto in quegli anni, fu arrestato per
00:45:41fatti di droga, scontò in stato di custodia di cattore 18 mesi e poi è stato assolto
00:45:48per non avere commesso il fatto. Rimanendone segnato per tutta la vita, lui scrisse in questo
00:45:57libro questa frase che mi ha colpito molto, la persona che esce dal carcere è minuziosamente
00:46:03costruita per farci ritorno, è tutto l'opposto di quel discorso a cui noi dobbiamo tendere
00:46:09la recidiva zero o una recidiva prossima allo zero. Ecco, l'utopia, fortemente utopia, che
00:46:18però credo si può e si deve perseguire, è di fare sì che questa frase, che oggi purtroppo
00:46:25ancora conserva un'attualità, possa essere considerata un ricordo e un retaggio del passato e credo
00:46:31che questo ottimismo noi lo possiamo e lo dobbiamo avere proprio grazie ad iniziative
00:46:36di questo genere che aiutano non solo a ricordare ma a parlare del carcere nella consapevolezza
00:46:44che il carcere poi in fondo siamo anche noi, perché il carcere è il riflesso della società
00:46:49civile e la società civile che siamo noi parlando del carcere si appropria anche dei problemi
00:46:56del carcere. Grazie.
00:47:01Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, prende la parola per la Lectio Magistralis.
00:47:14Gentili autorità, colleghi del Parlamento, del Governo, colleghi magistrati, autorità
00:47:34civili, militari e religiose. Cara amica Paola, grazie per l'invito e per questa occasione.
00:47:44Non è una Lectio Magistralis. In genere, quando partecipo a questi incontri, cerco di prendere
00:47:54lo spunto da quello che è stato detto immediatamente prima e quindi vorrei partire da alcune considerazioni
00:48:02fatte dal collega Amato. Prima di arrivare a questo, consentitemi, anche se non è una Lectio
00:48:11Magistralis. Magistralis, tre minuti su una riflessione sulla funzione della pena, altrimenti
00:48:21non ci capiremmo. Tutti sanno, quando hanno studiato diritto penale, che vi sono delle varie
00:48:30concezioni sul perché si punisce. Si punisce per rendere il malum pro malo, è la concezione
00:48:36classica della retribuzione. Hegel diceva la negazione della negazione e quindi la riaffermazione
00:48:43del diritto in quanto il reato è la negazione della legge, la pena è la negazione del reato
00:48:49e quindi attraverso la negazione della negazione, questa dialettica classicamente hegeliana, si
00:48:55riafferma il primato della legge. Poi c'è la concezione che tutti conoscono quella preventiva,
00:49:00la preventiva generale. Ti punisco per intimidire la società in modo che si sappia che se sbagli
00:49:06vieni punito. La prevenzione è speciale, punisco te perché sei una persona socialmente
00:49:12pericolosa. A questo si è associato il principio della polifunzionalità della pena. Si punisce
00:49:20un po' per tutto questo, per intimidire, per punire, per reprimere, per prevenire la generalità
00:49:30o la singolarità delle persone. Poi viene un'altra cosa di cui nessuno parla ed è la
00:49:37funzione della pena per placare l'allarme sociale. Se le persone che delinquano non fossero punite
00:49:44allora ciascuno sarebbe, diciamo, tentato di farsi giustizia da sé. È il principio del
00:49:52necive sadarma veniant, si punisce affinché i cittadini non arrivino alle armi. Perché
00:49:59queste considerazioni? Perché se noi non conoscessimo queste varie considerazioni filosofico-teoriche
00:50:10che hanno ispirato il nostro codice penale non riusciremo neanche a capire di cosa stiamo
00:50:15parlando. Anche perché a coronamento di queste varie concezioni vi è il dettato costituzionale
00:50:23che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. E quindi dobbiamo fare una sintesi
00:50:29di queste teorie che in linea astratta potrebbero anche sembrare confliggenti. Perché allora punire
00:50:38e perché creare i reati? La creazione di un reato, intendo la creazione normativa di un reato,
00:50:47è quanto di più volatile esista nella storia della criminologia. Naturalmente vi sono dei reati
00:50:54eterni, chiamiamoli eterni anche se in questo mondo di eterno non c'è nulla, che coincidono con quello
00:51:00che è l'illecito morale, religioso, civile. Certo, il furto confligge con il procetto di non rubare,
00:51:10così come l'omicidio e il non uccidere. L'adulterio no, l'adulterio è immorale, sicuramente è anche
00:51:20una violazione di un impegno contratto durante il matrimonio, ma oggi è penalmente neutrale,
00:51:27mentre una volta era punito in modo severo. Reati scompaiono, il reato di omosessualità
00:51:34che nella Venezia del Cinquecento era punito in modo severo con la pena di morte, oggi non solo
00:51:39non è reato ma è addirittura catalogato. Entrano invece reati nuovi, reati ambientali,
00:51:45reati che un tempo nemmeno sarebbero stati ipotizzati. E questo ci porta alle considerazioni
00:51:53della creazione di nuovi reati. Noi ci troviamo di fronte alla necessità di ipotizzare nuovi
00:52:02reati perché l'evoluzione tecnologica e l'evoluzione socio-culturale ci pone davanti
00:52:11a dei comportamenti per i quali vi è un vuoto di tutela. Pensate alle classiche frodi informatiche,
00:52:18al furto di identità, al furto di materiale biologico che un domani potrebbe consentire
00:52:24una specie di clonazione con la creazione di nuovi soggetti ereditari una volta che riuscissimo
00:52:30a rubare una porzione corporea di una persona, anche un capello, per fare una clonazione e creare
00:52:40un soggetto nuovo che sarebbe a sua volta titolare di una legittima aspettativa ereditaria
00:52:49con dei problemi immensi. Voglio dire che la volatilità di questa porta girevole che fa
00:52:56entrare e uscire nuovi reati fa parte della fisiologia della giustizia penale. Anche se alcuni
00:53:04reati rimangono e quindi non sono stati espunti dal nostro sistema è anche vero che spesso
00:53:11diminuiscono o addirittura si spengono da soli, svaniscono. Le rapine a mano armata oggi
00:53:17in banca sono molto ridotte perché manca il cash. Nelle banche oggi è molto difficile
00:53:24trovare denaro contante, è tutto dematerializzato, si fa tutto con le carte di credito. È molto
00:53:31più produttivo portare in Italia un barcone di clandestini a 5.000 euro l'uno e quando
00:53:40hai portato 500.000 persone hai svaliggiato 20 banche e hai rischiato di meno. Naturalmente
00:53:49poi ci sono questi reati, addirittura le frodi alle persone anziane, le frodi telematiche,
00:53:56la pedopornografia e chi più ne ha più ne metta. Altri reati ripeto svaniscono. Io sono
00:54:04entrato in magistratura nel momento forse più brutto della storia repubblicana, il momento
00:54:11del terrorismo e subito dopo dei sequestri di persone. Io ho condotto un'indagine sulle
00:54:17Brigate Rosse tra i 79 e l'82. C'era un morto al giorno di magistrati, c'era stato un periodo
00:54:23in cui uccidevano un magistrato al giorno, me ne ricordo tre, Giacumbi, Minervini e Galli
00:54:28uccisi un giorno dopo l'altro. Eravamo in 40 in tutta Italia a indagare sulle Brigate
00:54:34Rosse, abbiamo pensato se ne ammazzano uno al giorno non arriviamo a Natale. Adesso per
00:54:40fortuna questo fenomeno è esaurito. Pensate i sequestri di persone, anche questo lo dico
00:54:45per esperienza personale perché nel mio Veneto negli anni 80 c'era un sequestro di
00:54:49persone ogni settimana, adesso sono spariti. Perché? Perché il crimine è improduttivo.
00:54:54Un sequestro di persone comporta una tale serie di energie per rapire la persona, per
00:55:00custodirla, per trattare eccetera, per cui alla fine il riscatto non copre non solo le
00:55:06spese, non ti dà il profitto che ti darebbero per esempio il traffico degli esseri umani.
00:55:15così come è sparito il contrabbando di sigarette eccetera eccetera. Cioè, voglio dire,
00:55:20c'è questa volatilità. E allora arriviamo al punto della, diciamo così, della carcerazione
00:55:29in quanto affollamento piuttosto che sovraffollamento. Molto apprezzato le parole dell'amico Jimmy Amato.
00:55:36Allora, guardate, nel nostro sistema penitenziario, approfitto per dare un caldissimo ringraziamento
00:55:45alla Polizia Penitenziaria per il lavoro che svolge con grandissima dedizione, con grandissimo
00:55:53sacrificio e anche perché si occupa della mia tutela personale, quindi è anche un interesse
00:56:00individuale a questo. Il mio grazie è incondizionato. Ebbene, la situazione carceraria attuale si può
00:56:08dividere in tre settori. I tossicodipendenti, gli immigrati irregolari e coloro che si trovano
00:56:20in custodia cautelare. Per, diciamo, gestire questi fenomeni in termini razionali e non di slogan
00:56:28e non emotivi, come appunto ha detto giustamente l'amico Jimmy, bisogna essere, bisogna ragionare
00:56:34frigido, pacatoque e animo. Cioè, con serenità assoluta. Allora, noi abbiamo una percentuale di
00:56:43immigrati clandestini che sono quasi costretti a delinquere perché arrivano in Italia senza
00:56:50lavoro, senza denari, senza reddito ovviamente. L'unica cosa che hanno sono i debiti che hanno
00:56:57contratto con le organizzazioni criminali che li hanno portati qui e quali non chiedono
00:57:02leggezione del debito andando da un avvocato e chiedendo un decreto ingiuntivo. Ti tagliano
00:57:08la gola se non paghi il debito e quindi c'è una sorta di coazione quasi a procurarsi
00:57:14il denaro per pagare questi debiti e sono quei reati cosiddetti microcriminalità che
00:57:21però suscitano un'allarme sociale, l'allarme sociale di cui parlavo prima, che è maggiore
00:57:27di reati magari più dannosi nei confronti dello Stato. Facciamo un esempio, fate, facciamolo
00:57:35adesso un'esperienza, un esperimento psicologico. Io ho condotto come ultima indagine prima
00:57:41di licenziarmi razione etatis dalla magistratura del Mose. Il Mose è stato un esempio di corruzione
00:57:51e soprattutto di dispendio, diciamo così, di spreco di denari enorme, quasi una mezza
00:57:58finanziaria, alcuni miliardi di euro. Eppure quando voi avrete sentito, perché l'avrete
00:58:06sentito di sicuro dieci anni fa, quella che è stata chiamata la retata storica, perché
00:58:11abbiamo arrestato indifferentemente governatori di centrodestra, sindaci di centrosinistra,
00:58:17eccetera, vi sarete indignati. Ma la domanda è quanti di voi hanno perso l'appetito e hanno
00:58:25perso il sonno, perché hanno sentito in televisione che c'era stata questa ruberia e questo spreco
00:58:31di miliardi di euro. Io credo che nessuno di voi abbia perso il sonno. Ma se ritornate
00:58:38a casa e trovate la porta scassinata e magari il gatto in frigorifero, come purtroppo a casa,
00:58:46non dormite per sei mesi. L'allarme sociale che è provocato dalla cosiddetta microcriminalità,
00:58:52che non è affatto micro, non è una somma, diventa una sintesi di fiducia nei confronti
00:58:58dello Stato, perché le persone che vengono colpite nella propria persona, anche nel proprio
00:59:05patrimonio, anche senza danni gravi, subiscono una sofferenza interiore che è enormemente
00:59:10maggiore a quella che subiscono perché leggono sui giornali o sentono in televisione che c'è
00:59:15stata una gigantesca ruberia collettiva. È questo che noi dobbiamo tenere in considerazione
00:59:20quando una persona viene incarcerata. Allora, torniamo alla immigrazione clandestina.
00:59:27Molti di questi reati vengono commessi da queste persone. Come fare per gestirli in carcere?
00:59:34Stiamo cercando, attraverso la collaborazione degli Stati a Quibus, dai quali derivano, di
00:59:41far scontare una parte, almeno della pena, nei paesi di origine. Se solo solo riuscissimo
00:59:47a ottenere, non so, una diminuzione del 10% di questi detenuti, che sono circa un terzo
00:59:54dei detenuti delle nostre carceri, avremo già fatto un passo avanti nei confronti di
01:00:00quello che si chiama deflazione carcerale. Il secondo aspetto è costituito dai tossicodipendenti.
01:00:09Ora, i tossicodipendenti si possono dividere in due categorie. Una parte è quella che spaccia
01:00:14la droga per fini di lucro e magari è agganciata alle organizzazioni criminali. Qui è illusorio
01:00:19parlare di rieducazione, di recidiva zero o altro. Purtroppo la pena deve essere eseguita
01:00:25e serve quantomeno per controllare o isolare queste persone che sono socialmente pericolosissime.
01:00:34Ma c'è una buona parte dei tossicodipendenti che delinque in questo senso per procurarsi
01:00:40la droga per se stessi. E quindi sono dei malati da curare prima che dei delinquenti
01:00:45da punire. E su questi noi interveniamo e stiamo intervenendo attraverso una, abbiamo
01:00:50già fatto una normativa ma andremo avanti, attraverso la convenzione con delle strutture
01:00:57di controllo, perché il controllo è necessario, essenzialmente delle comunità certificate e controllate
01:01:04a loro volta, presso le quali far eseguire, far scontare questa pena. Anche qui, stiamo
01:01:11già procedendo bene, se noi riuscissimo anche a trasferire un 20% di questi detenuti, che
01:01:19ripeto sono una buona frazione di detenuti, in queste comunità di controllo, comunità
01:01:25terapeutiche, tanto ubbidiremo anche un principio di etica cristiana e poi quantomeno anche qui
01:01:32contribuiremo alla deflazione carceraria. Il terzo aspetto è che un 15% circa di detenuti
01:01:39è in situazione di custodia cautelare, di custodia preventiva. E qui siamo di fronte al paradosso
01:01:44che in Italia può da sempre, adesso stiamo cercando di rimediare, è abbastanza facile
01:01:51entrare in prigione prima del processo quanto si è presiunti innocenti e magari è facile
01:01:56uscirne o qualcuno vuole farli uscire dopo la condanna quando sono colpevoli i conclamati.
01:02:01Questo è un paradosso che gli altri, i nostri amici stranieri non capiscono, ma è un paradosso
01:02:06che di antitanto si presenta e si è presentato anche adesso davanti al problema appunto del
01:02:11cosiddetto sovraffollamento carcerario perché si è pensato a una sorta di liberazione anticipata
01:02:18lineare. Ora bisogna essere cari su questo, noi siamo garantisti, perché il garantismo
01:02:23va coniugato in una duplice direzione, la enfatizzazione della presunzione di innocenza ma la certezza
01:02:31della pena una volta che sia stata irrogata attraverso un giusto processo. Una liberazione
01:02:36lineare è quasi blasfema. Perché è blasfema? Perché la stessa nostra santa religione ci insegna
01:02:43che per avere il perdono tu devi avere la confessione, devi fare la penitenza e il
01:02:49fermo proposito di non commettere più il peccato. Tutti avranno letto il manuale del
01:02:55penitente di Luigi De Liguori come ho fatto io tanti anni fa, però questa è la dottrina
01:02:59cattolica. Ora liberare e perdonare senza nemmeno queste condizioni significa essere blasfemi
01:03:06perché significa essere più generosi di nostro signore. E questo secondo me non va bene.
01:03:12Ora torniamo però al concetto costituzionale. La certezza dell'esecuzione della pena non
01:03:20deve essere coincidente, non deve coincidere con l'esecuzione della pena in carcere e deve
01:03:27tendere, come ho detto prima, alla rieducazione del detenuto perché ce lo impone la Costituzione
01:03:33ma ce lo impone anche l'etica laica o cristiana che sia. E qui arriviamo al punto fondamentale.
01:03:41Negli istituti carcerari quello che dovrebbe essere la regola, oltre ovviamente al controllo
01:03:49eccetera, è il lavoro. Il lavoro, diceva Voltaire, è quell'unica possibilità che abbiamo
01:03:58per difenderci dei due grandi malanni dell'umanità che sono il bisogno e la noia. Ora il lavoro
01:04:05in carcere a maggior ragione ti affranca da questo. Assieme al lavoro insistiamo sempre
01:04:11nel dire anche lo sport e l'attività fisica, per questo ovviamente è necessario avere degli
01:04:15spazi, non tutte le caselle, non tutte le carceri sono adeguate in questo perché molte
01:04:20purtroppo sono edifici vecchi, altri invece per fortuna sono adeguate anche per questa
01:04:25attività fisica che costituisce un grande sfogo e deflazione all'aggressività. Aprendo
01:04:31una parentesi, i suicidi ai quali assistiamo e che sono un fardello di dolore per noi, non
01:04:38sono per niente collegati al sovraffollamento, semmai paradossalmente il contrario. Il sovraffollamento
01:04:43è una forma di controllo reciproco tra chi sta in carcere e molti tentati suicidi sono
01:04:50stati sventati proprio perché c'era il controllo dei codetenuti. Il sovraffollamento determina
01:04:56semmai l'aggressività, che è un altro grossissimo problema delle carceri, ma quello che determina
01:05:01il suicidio è la solitudine ed è la mancanza di speranza. E non tutti sanno che una buona
01:05:08percentuale, ahimè, di suicidi avviene non tra chi entra in carcere e si vede il mondo
01:05:13crollare addosso per il quale si può anche comprendere questo gesto estremo, ma nei confronti
01:05:19di chi sta per uscire. Molti si suicidano quando sono in vista della liberazione, il che significa
01:05:25che hanno una tal paura di rientrare in un mondo dove temono di non essere accettati, che
01:05:30arrivano a questo gesto estremo. E allora arriviamo alla conclusione di questo percorso
01:05:34che spero non vi abbia annoiato, ma che intendevo e spero abbia una sua conseguenza logica.
01:05:40A che fare nel carcere introducendo il lavoro? Bene, non è sufficiente introdurre il lavoro,
01:05:48è necessario che la persona che ha imparato un lavoro in carcere, una volta uscito abbia
01:05:55già trovato il lavoro, abbia già un'azienda che lo assume e lo retribuisce, abbia già
01:06:02una situazione di tranquillità anche economica che lo tolga dalla strada e lo tolga da quella
01:06:11che appunto si chiama recidiva. Perché la persona che esce dal carcere e si trovi come
01:06:17Jean Valjean nei miserabili di Vittorio Rigoni in una situazione delinque per forza, è quasi
01:06:22inevitabile che lo faccia. Se invece viene subito accolta in una, non dico in una comunità,
01:06:28in una situazione di tranquillità economica e quindi anche sociale, allora ecco che la
01:06:35recidiva, utopisticamente la chiamiamo recidiva zero, ma si abbassa e si abbassa di molto.
01:06:41In questo io non sarò mai abbastanza grato sia all'amica Paola, sia all'amico Brunetta,
01:06:46sia a tutti quelli che stanno lavorando con noi in questo progetto appunto di recidiva
01:06:50zero perché la possibilità di una occupazione concreta e retribuita nei confronti di chi
01:06:58esce dal carcere secondo me è l'unica speranza perché possa coniugare i principi che ho detto
01:07:04prima, l'esecuzione, la certezza della pena, ma la rieducazione del detenuto e ultimo ma
01:07:11non ultimo il principio utilitaristico. Ricordatevi che John Stuart Mill era una grande, la genialità
01:07:18di ritenere che la gran parte del comportamento umano fosse determinato dall'utilità, individuale
01:07:24e anche sociale. Il principio utilitaristico è che queste persone imparano e poi svolgono
01:07:28lavori che gli italiani non vogliono più svolgere. Noi abbiamo nel nostro ricco Veneto più
01:07:33di centomila domande richieste di lavoro, di lavori manuali, carpentieri e non si trovano
01:07:40gli operai. Anche questo può servire perché queste persone che in carcere imparano questi
01:07:46lavori possono e devono trovare subito un'occupazione. Ecco questo è il nostro obiettivo finale.
01:07:54Non sarò, ripeto, mai abbastanza grato così come lo sono nei confronti della Polizia Penitenziaria
01:07:59che svolge questo lavoro tra grandissime difficoltà e si occupa anche della mia tutela, ma anche
01:08:05altrettanto grato di chi si opera, si attiva, si è attivato per dare appunto una voce di speranza
01:08:11e di nuova vita per chi esce dal carcere.
01:08:28La cerimonia è terminata.
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