FURI CONCORSO, GUS VAN SANT, regista simbolo della Holllywood anni 90 e Duemila, torna al cinema con Dead Man's Wire, a ben 7 anni da Don't Worry. Sette anni di pausa per adesso tornare a Venezia, ritirare il premio Campari Passion for Film e presentare il titolo più vintage di Venezia 82. E non solo perché ricostruisce una storia vera del 1977, ma perché la pellicola è quella d'epoca (le immagini/foto di repertorio compaiono solo sui titoli di coda), come d'antan è l'America che racconta. Ma la chiave è contemporanea: il tema di Davide pronto a tutto contro Golia (un Golia anche lui "vittima") e, soprattutto, per quei media che diventano loro i burattinai. Se non, a tratti, i protagonisti stessi... A Indianapolis, nell'inverno 1977, Tony Kiritsis (bravissimo Bill Skarsgard) prende in ostaggio (e "impicca" con un filo al suo fucile) Richard Hall (la rivelazione Dacre Montgomery), figlio del presidente della società di cui è debitore (lo interpreta un divertito e macchiavellico Al Pacino). Un David contro Golia che mette uno contro l'altro due coetanei che stanno dalla parte opposta della società (e dell'economia) americana. Il tutto davanti ai media (la radio del dj Colman Domingo, la tv della reporter black Myha'la) che diventano sempre più padroni/moti della scena. Mentre il detective (Cary Elwes) cerca di risolvere la situazione... La sensazione è di vedere il nostro mondo alla stato nascente: l'occhio di Gus Van Sant (magari altre volte meno "stylish") è tornato...