http://www.pupia.tv - Con una maxi operazione la polizia ha eseguito numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del tribunale di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Gli arresti hanno azzerato la cosca palermitana della Guadagna.
Con l'operazione "Stirpe", gli investigatori della Squadra Mobile hanno individuato il capo e i principali esponenti di uno dei mandamenti più importanti e storici di "Cosa Nostra" palermitana. Dall'indagine emerge come, ancora oggi, i clan siano legati a rituali di affiliazione arcaici.
Il blitz ha disarticolato il vertice del mandamento mafioso: tra gli arrestati, accusati di mafia ed estorsione, anche Salvatore Profeta, 66 anni, coinvolto nell'inchiesta sulla strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino, capo della famiglia di Santa Maria di Gesù.
Il capomafia, indicato da alcuni collaboratori di giustizia come "uomo d'onore" del clan sin dai tempi del suo storico capo Stefano Bontate, già condannato per mafia, estorsione e droga, fu arrestato per la strage di via d'Amelio. Contro di lui le accuse del cognato, il falso pentito Vincenzo Scarantino autore di un depistaggio. Profeta, scagionato, poi, dall'accusa di partecipazione all'eccidio dal collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, venne rilasciato a ottobre del 2011. Rimesso in libertà, secondo le indagini, ha ripreso le redini del mandamento.
La sua posizione di comando sarebbe stata riconosciuta incondizionatamente sin da subito anche da altri esponenti mafiosi di spicco che in diverse occasioni si sono sottoposti al "rito del bacio in fronte" dispensato dal capo famiglia.
"Quello della Guadagna è sicuramente un quartiere chiuso e molto difficile - spiega Rodolfo Ruperti, capo della mobile di Palermo che ha eseguito il blitz - l'attività investigativa ha dimostrato come Salvatore Profeta aveva ripreso in mano le redini del mandamento mafioso grazie al suo carisma. Carisma che abbiamo constatato anche stanotte, visto che quando lo stavamo arrestando c'è stata una lunga processione intorno che ha reso molto complicate anche le fasi dell'arresto". (13.11.15)
Con l'operazione "Stirpe", gli investigatori della Squadra Mobile hanno individuato il capo e i principali esponenti di uno dei mandamenti più importanti e storici di "Cosa Nostra" palermitana. Dall'indagine emerge come, ancora oggi, i clan siano legati a rituali di affiliazione arcaici.
Il blitz ha disarticolato il vertice del mandamento mafioso: tra gli arrestati, accusati di mafia ed estorsione, anche Salvatore Profeta, 66 anni, coinvolto nell'inchiesta sulla strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino, capo della famiglia di Santa Maria di Gesù.
Il capomafia, indicato da alcuni collaboratori di giustizia come "uomo d'onore" del clan sin dai tempi del suo storico capo Stefano Bontate, già condannato per mafia, estorsione e droga, fu arrestato per la strage di via d'Amelio. Contro di lui le accuse del cognato, il falso pentito Vincenzo Scarantino autore di un depistaggio. Profeta, scagionato, poi, dall'accusa di partecipazione all'eccidio dal collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, venne rilasciato a ottobre del 2011. Rimesso in libertà, secondo le indagini, ha ripreso le redini del mandamento.
La sua posizione di comando sarebbe stata riconosciuta incondizionatamente sin da subito anche da altri esponenti mafiosi di spicco che in diverse occasioni si sono sottoposti al "rito del bacio in fronte" dispensato dal capo famiglia.
"Quello della Guadagna è sicuramente un quartiere chiuso e molto difficile - spiega Rodolfo Ruperti, capo della mobile di Palermo che ha eseguito il blitz - l'attività investigativa ha dimostrato come Salvatore Profeta aveva ripreso in mano le redini del mandamento mafioso grazie al suo carisma. Carisma che abbiamo constatato anche stanotte, visto che quando lo stavamo arrestando c'è stata una lunga processione intorno che ha reso molto complicate anche le fasi dell'arresto". (13.11.15)
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