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  • 12 anni fa
Sulla provinciale per Anfin c’è, nascosta dai cespugli di sanguinella, una stradina bianca in discesa.
Quando la vidi per la prima volta mi sembrava di conoscerla già, di averla percorsa in una vita precedente.
Nella sera di fine estate il sole tramonta in un lago di sangue. Nelle fattorie buttano in aria il mais con le pale per liberarlo dalla pula. Le stoppie si levano nei campi dentro vortici di vento.
Poi all’improvviso il vento si quieta. Il sole manda i suoi raggi in uno scintillio di luci. Pesanti tendaggi rosso cupo e nubi a forma di capelli si stendono nel cielo.
Un gregge di pecore e capre avanza fra il rumore dei campanacci. Davanti c’è un pastore vecchissimo, alto e barbuto, che cammina appoggiandosi ad un bastone.
“Buonasera. Dove porta questa strada?” chiedo.
Senza parlare indica col bastone una targa arrugginita: “Località Vignalon”.
La polvere sta sollevata nella stradina serpeggiante fra i fossati. Qui la campagna si fa più immensa, mi sovrasta nella sera stregata. Discendo per la stradina, e subito mi pento di averlo fatto, ma solo per poco.
Ancora la campagna nella sera infinita. Arrivo a un bivio e giro a caso verso destra.
La strada diventa stretta, tortuosa. Tutto si va incupendo adesso. Dopo una salita arrivo su un ponticello.
É tutto così strano stasera. Il fiume compie anse e giravolte, prima di perdersi nel folto.
Laggiù dopo una lunga curva c’è una donna con i capelli bagnati in piedi sulla riva, e guarda l’acqua.
É solo un’illusione, mi accorgo poco dopo. Si tratta di un salice contorto e una lapide piantata proprio sulla riva. Mi fermo a guardare; sulla lapide coperta di licheni si legge appena un’iscrizione: Sonya Greeder n.1844 - m.1863.
Guardo dietro di me il ponte di mattoni, il bosco di pioppi. Proseguo ancora…
La strada si restringe e diventa un sentiero.
Le prime case che vedo sono fattorie grosse e senza

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