Una volta i destrieri del vento hanno calcato la desolata piana, Coperta e striata da un manto che, odierno, pretende Uno specchio nel cielo.
Ma quali memorie nasconde quest’algido e bianco gennaio…
Narrarono - i graffi d’azzurro - le gesta di tempere calde: Araldi entusiasti, i colori si fecero, dunque, diamanti Dei prati, dei fiori, dei tenui germogli, mansueti guerrieri festanti in disfida Veementi nel fulgido urlo del bello per tutto quel vivido Palio d’Estate.
Ed ecco quel clima di gioia e tenzone per torcere al cuore del quieto passante Un plauso e uno sguardo che fosse per loro, maestoso dettaglio nel quadro campale. Per dare all’armonica lotta in Natura il senso di pace per l’animo umano Mietendo l’eterno d’un fascino innato.
Ma quali memorie nasconde quest’algido e bianco gennaio…
Ciliegi e betulle ignoravano il ghiaccio credendo in ingenui rimandi d’autunno. E i monti di sfondo, e i brulli orizzonti chiedevano indulti e favori al bel Sole Perché ritardasse il suo mite imbrunire, ponendo più tardi il silenzio alla giostra Di cui, da millenni, si disse Signore.
Ed ora si stagliano ai lati di un campo schermaglie di sogni negli ossi di fronde.
Ma un messo morente arringa le ombre e annuncia i pallori risorti di marzo.