Mare, mar mio, ondeggiante, dondolante di onde increspate dal maestrale che carezzi l’isola d’Ischia e disegni ghirigori e insenature, su scogli e pendii rocciosi. Mare, mio mare, tu nella mia essenza sei e spingi ogni mio pensiero, a rimembranze infantili: la sabbia aspra, bollente, percorsa con i piedi scalzi, i sorrisi volti al sole che di rimando la pelle imbruniva, le corse, tra gli scogli o sulla sabbia, per gioco impreziosita da alghe, ciottoli, sugheri e conchiglie, facendo volare alto un aquilone. Le gare di nuoto tra le pietre pomici galleggianti e i tanti tesori per il mio cuor che ingenuo cercava. E un granchio, il pizzico di un riccio di mare, una medusa erano un pericolo. Mare, mar mio, col tuo sinfonico ondeggiare carezzi i pensier miei che ondulano come su ali di gabbiano e si perdono, smarriti tra i pescatori con le barchette nel tramonto reti e nassi cariche, sulla spiaggetta sotto il Castello, storie lontane, di uomini con i capelli stinti dal sale, da spaccature sulle mani. Mare, mar mio, ti amo ancora, ci provo e sono innocente. Quell’innocenza di un bacio rubato tra le tue onde, di quell’antico sortilegio che sei sempre dentro di me. Nonostante il tempo, il tutto, una ruga in più, una delusione, uno spostamento, un cambio repentino dell’esistenza mia. Mare, tu sei senza sponde nel cuore e nel ricordo, in qualunque luogo, io vada ti porterò con me. Mare tu sei come la vita che su un dolore ci mette il sale, ma sai con le tue acque anche guarire…