Ruoppolo Teleacras - Vivo ma morto
- 11 anni fa
Il servizio di Angelo Ruoppolo Teleacras Agrigento ( http://www.facebook.com/pages/Angelo-Ruoppolo/40129859538?ref=search ) del 22 maggio 2010. "Sono vivo ma vittima di inezia e solitudine". Amaro sfogo dell' imprenditore di Bivona, testimone di Giustizia, Ignazio Cutrò. Appello al Prefetto.
Ecco il testo:
"Sono vivo ma è come se fossi morto". Sintesi lapidaria, nel senso anche di lapide tombale, dell' appello di Ignazio Cutrò al Prefetto. L' imprenditore di Bivona, vessato dalla criminalità organizzata, scrive ad Umberto Postiglione. "La mafia non mi ha ucciso, ma adesso mi uccide in silenzio. Io e la mia famiglia, isolati, esclusi". Il primo febbraio del 2009 : acido nella coppa dell' olio di un suo escavatore. Poi, 23 novembre 2006, eccoli, due camion bruciati. Poi altro fuoco, nel maggio del 2006 e nel 99. Cutrò, 42 anni, denuncia gli attentati. Collabora. Ad esempio, l' inchiesta "Face off", il 15 luglio 2008, 6 arresti a Bivona e nel mandamento della Bassa Quisquina. Adesso l' appello ad Umberto Postiglione. "Disagio e sofferenza, perchè vita, famiglia, il mio futuro, sprofondano. Sono testimone di Giustizia perchè credo nel contributo ad estirpare la mala pianta della mafia. Ho sconfitto la paura ma non sono un eroe. Tutto me stesso, gli affetti, la serenità, alla causa della Giustizia. Adesso però non lavoro. I miei sacrifici nel vuoto. Tutto ciò che ho costruito mi crolla addosso. La mafia o ti uccide fisicamente o ti brucia la terra attorno. E così è con me. Una cappa di minacce e di terrore, che investe tutti coloro che si rapportano con me, a danno delle mie possibilità di lavorare. Vivo sì, ma di inezia e di solitudine, e così la mia famiglia. Sono fiero di non aver ceduto al ricatto ed all' estorsione. Però il prezzo da pagare comincia ad essere sempre più alto. E l' attenzione delle Istituzioni è invece sempre più bassa. Come se fossi solo un costo ed un peso. Aspetto segnali che restituiscano a me, alla mia famiglia, ed ai cittadini che seguono il nostro esempio, fiducia nello Stato in cui hanno creduto e credono".
Ecco il testo:
"Sono vivo ma è come se fossi morto". Sintesi lapidaria, nel senso anche di lapide tombale, dell' appello di Ignazio Cutrò al Prefetto. L' imprenditore di Bivona, vessato dalla criminalità organizzata, scrive ad Umberto Postiglione. "La mafia non mi ha ucciso, ma adesso mi uccide in silenzio. Io e la mia famiglia, isolati, esclusi". Il primo febbraio del 2009 : acido nella coppa dell' olio di un suo escavatore. Poi, 23 novembre 2006, eccoli, due camion bruciati. Poi altro fuoco, nel maggio del 2006 e nel 99. Cutrò, 42 anni, denuncia gli attentati. Collabora. Ad esempio, l' inchiesta "Face off", il 15 luglio 2008, 6 arresti a Bivona e nel mandamento della Bassa Quisquina. Adesso l' appello ad Umberto Postiglione. "Disagio e sofferenza, perchè vita, famiglia, il mio futuro, sprofondano. Sono testimone di Giustizia perchè credo nel contributo ad estirpare la mala pianta della mafia. Ho sconfitto la paura ma non sono un eroe. Tutto me stesso, gli affetti, la serenità, alla causa della Giustizia. Adesso però non lavoro. I miei sacrifici nel vuoto. Tutto ciò che ho costruito mi crolla addosso. La mafia o ti uccide fisicamente o ti brucia la terra attorno. E così è con me. Una cappa di minacce e di terrore, che investe tutti coloro che si rapportano con me, a danno delle mie possibilità di lavorare. Vivo sì, ma di inezia e di solitudine, e così la mia famiglia. Sono fiero di non aver ceduto al ricatto ed all' estorsione. Però il prezzo da pagare comincia ad essere sempre più alto. E l' attenzione delle Istituzioni è invece sempre più bassa. Come se fossi solo un costo ed un peso. Aspetto segnali che restituiscano a me, alla mia famiglia, ed ai cittadini che seguono il nostro esempio, fiducia nello Stato in cui hanno creduto e credono".