Lamezia Terme (CZ) - Dipendenti sfruttati e sottopagati in ditte trasporti (25.05.21)
  • 3 anni fa
https://www.pupia.tv - I finanzieri del comando provinciale di Catanzaro hanno dato ad una misura cautelare personale e reale, emessa dalla giudice per le indagini preliminari, del Tribunale di Lamezia Terme, Emma Sonni, nei confronti di sei soggetti, appartenenti ad uno stesso contesto familiare, amministratori pro tempore di due società con sede nell’area industriale di Lamezia Terme, esercenti l’attività di trasporto su strada. Agli indagati è stato disposto il divieto di esercitare attività d’impresa o uffici direttivi di persone giuridiche e di imprese. Sequestrati, inoltre, beni per circa 3,5 milioni di euro, costituente il profitto del reato.

L’operazione “Sheffield” giunge all’esito di complesse e articolate indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, e dal sostituto procuratore Giuseppe Falcone, e condotte dalle Fiamme Gialle lametine, dalle quali è emerso che gli indagati, a partire dal 2016, sottoponevano, per lo svolgimento dell’attività di impresa delle società esercenti attività di trasporto, a condizioni di sfruttamento oltre una settantina di dipendenti approfittando del loro stato di bisogno, derivante anche dall’assenza di ulteriori opportunità occupazionali sul territorio. Inoltre, venivano corrisposte ai dipendenti retribuzioni in modo palesemente difforme dal contratto collettivo nazionale e, comunque, assai inferiori rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato.

I compensi venivano stabiliti dai datori di lavoro in misura fissa, a prescindere dalla effettiva attività prestata dal dipendente, senza comprendere le retribuzioni a titolo di lavoro straordinario, le indennità di trasferta, le maggiorazioni previste per il lavoro prestato nei giorni festivi, tredicesima e quattordicesima mensilità. Inoltre, agli stessi lavoratori non venivano riconosciuti più di 15 giorni annui, a fronte dei 26 giorni annui previsti.

Lo sfruttamento veniva realizzato elaborando buste paga non già in base alle reali prestazioni lavorative dei dipendenti, bensì stabilendo, a monte, una retribuzione fissa mensile, per poi elaborare, a ritroso, i dati da inserirvi (tanto che ai professionisti incaricati della redazione delle buste paga veniva comunicato unicamente l’ammontare da corrispondere a titolo di retribuzione, senza avere alcuna contezza delle prestazioni svolte dai dipendenti). Infatti, sin dal momento della loro assunzione, veniva messo in chiaro dai datori di lavoro che tutti avrebbero percepito la somma fissa e predeterminata di 1.200 euro (quanto agli autisti possessori di patente categoria “C”) e di 1.300 euro (quanto agli autisti possessori della patente “C+E”), erogata a prescindere dalle effettive prestazioni svolte da ciascuno di loro (di gran lunga superiori a quelle retribuite), comprensiva sia di quota del Tfr che di quota della 13esima mensilità. (25.05.21)
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