(Video-composizione di marzo 2015.) Il giorno della vita
Un petalo ultimo cade fino alla soglia. Gli abiti di scena sono finiti. Avessi saputo amare senza condizione. Avessi potuto restare indietro, tanto indietro da non dover mai lasciare quei sotterranei. Sentimenti alla cenere. E non si perdono persone, non si perde chi non è una cosa. Ciò che non vegeta, ciò che non può morire, ma ancora respirare. Amo l’ombra e lo spessore. Amo l’assenza di cui non conosco che la colla sulle foglie e resine rinfrescate di amarezza e mattini vuoti.Fotografie ingessate di cento anni fa, ho parlatoal legno e a un pezzo di cartone. Vorrei pronunciare un nome, dirlo piano di blu maestrale, senza sentire la mia pena. Discorsività petulante, allontanata dal calice. Che pur continuo a bere. Vorrei avere rispettato un passo difforme dal mio. Più lento.
Vorrei soltanto, preghiera. Levare il capo e piangere di cuore Ridere di gusto Degnare di misericordia l’rma della mia miseria. Amare l’estate. I piedi, le mani, la notte dei Penati, il sogno die Penati, la rivolta die pennuti IL SOGNO DEI PENNUTI, il sogno dei Penati, il fracasso dei gabbiani, la carcassa del poeta e il fagotto del marinaio.L'olio risciacquato al telaio di sagre sorpassate, diventi disciplina mistica, vino di novità, scirocco lirico, angelico.. Apprezzare il rottame e lo spargimento dei ghiacci sul pintile quando sul declino dei giganti cala l’apogeo di un ruvido novembre Vorrei onorare il giorno della vita, quando va in frantumi e poi riprende la camminata del lingotto di cartapesta che chiamo festone. Ascolterei per sempre la voce interna, che conosce la pace e le stelle. E cerca concordia infinita con il sole.
Non vorrei essere di più. Vorrei amare di più. Vorrei saper amare oltre il luogo della pazzia. Saper amare la mia stanchezza.