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  • 29/03/2010
Un camorrista perbene - Trailer - Inutile discutere di qualità e rese cinematografiche (tra virtuosismi in digitale e sangue al succo di mirtillo, c'è anche un abuso costante del "point de vue poubelle", inquadrature livello strada tendenti verso l'alto). Il film di Enzo Acri è un cugino molto lontano dei b-movie, con una strizzatina d'occhio alla sceneggiata di Mario Merola, più simile a fiction di basso livello di tv regionali, che ad un film che, a detta del regista, è meglio di Gomorra e contro Gomorra.
Siamo molto lontani dal lavoro di Matteo Garrone, non solo per le qualità estetiche e le interpretazioni (forse il migliore è proprio Ciro Petrone, "Pisellino" in Gomorra, e qui in una breve comparsata), ma anche per messaggi e storia narrata. Se il regista romano con uno sguardo cinematografico unico raccontava una realtà spietata e crudele, permeandola con una visione poetica e romanzata, in Un camorrista perbene ci sono i margini di un'apologia delle virtù del sistema camorristico.
Esemplare la battuta finale del film, "Lo stato siamo noi", pronunciata dal protagonista, un vecchio boss degli anni '80 che dopo 20 anni di carcere duro decide di dare una "ripulita" in città, uccidendo, con un mini esercito di paramilitari, giovani guappi rei di aver inquinato il sistema. Droga, arroganza, sete di potere e soldi avrebbero minato l'organizzazione criminale secondo il capoclan Vincenzo Barbetta: c'è la nostalgia per la vecchia camorra meno affarista che riusciva a garantire il controllo sociale del territorio.
Enzo Acri con questo "film" avrebbe voluto parlare di Napoli in modo diverso, lontano dai clichè negativi, per mostare che il capoluogo partenopeo è una città che ogni mattina va a lavorare. Non si capisce però dove abbia voluto declamare tutto questo nella sua pellicola, in cui, come se non bastasse, stanchi ed impotenti commissari di polizia vanno a rendere omaggio a camorristi appena usciti di galera.
Un film pessimo da tutti i punti di vista, in particolar modo per quelli etici, educativi e morali al punto che dovrebbe essere necessario mantenere a distanza di sicurezza i più giovani dalle sale cinematografiche. Il Ministero dei Beni Culturali lo ha vietato ai minori di 14 anni per l'eccessiva violenza. Forse sarebbe totalmente da vietare.

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