Van Gogh, vittima della società, in mostra al Musee d'Orsay di Parigi

  • 10 anni fa
55 capolavori di Vincent Van Gogh, visti attraverso gli occhi del commediografo e regista teatrale francese Antonin Artaud, sono in mostra al Musee d’Orsay di Parigi.

‘Il suicida della società’, che ha aperto i battenti il primo marzo, è il titolo che ben esemplifica il travaglio interiore di Van Gogh, analizzato da Artaud nel 1947.

Tra le opere in mostra: una proiezione di ‘Campo di grano con corvi’ e’ Notte stellata sul Rodano ‘.

“Il testo di Artaud – dice Isabelle Cahn, curatrice della mostra – è molto interessante perché si scontra con tutte le teorie su Van Gogh, soprattutto con quella della diagnosi della follia di Van Gogh. Artaud scrisse no, Van Gogh non è pazzo, è stato spinto al suicidio da una società che ha rifiutato le sue opere”.

Artaud accusò il dottor Paul Gachet, lo specialista in psichiatria che ebbe in cura Van Gogh quando venne dimesso dall’ospedale di Saint-Rémy-de-Provence, della morte dell’artista. Secondo Artaud, più che aiutarlo, Gachet spinse il pittore verso la morte.

Van Gogh e altri artisti simili avevano sulle proprie spalle il peso della loro società ma, grazie al loro lavoro, contribuiscono ad alleviare la nostra fatica quotidiana.

“Penso che le emozioni che rimangono in noi – aggiunge la Cahn – siano emozioni umane, non è l’angoscia, è l’artista che porta su di sé la nostra angoscia, l’angoscia della società della loro epoca in cui possiamo ritrovare l’angoscia contemporanea. Ma ci mostrano soprattutto come poterla superare attraverso l’arte e credo che questo sia un grande aiuto. Non serve a nulla cancellare domande che sono semplicemente umane, o le nostre aspirazioni. Dobbiamo solo mostrarle nel miglior modo possibile e gli artisti sono lì per aiutarci”.

Il tormento di Van Gogh è visibile in ogni sua opera, tranne in quelle realizzate tra il 1883 e il 1885, gli anni trascorsi a Nuenen nei Paesi Bassi. Forse la società olandese era più preparata ad accettare le sue tele.

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