Novafeltria, futuro incerto per l'ospedale: interrogazione in regione dei grillini

  • 11 anni fa
Il Movimento Cinque Stelle si mobilita a difesa dell'Ospedale Sacra Famiglia di Novafeltria. La scorsa settimana il Consigliere regionale Andrea De Franceschi ha depositato un'interrogazione rivolta alla giunta regionale, chiedendo chiarimenti sui progetti a breve, medio e lungo termine per il presidio ospedaliero che da solo copre il 40 % del territorio, mentre il restante 60 % è coperto da quattro ospedali: quelli di Rimini, Riccione, Cattolica e Santarcangelo di Romagna.

L'eliminazione o la riduzione di alcuni servizi al Sacra Famiglia comporta notevoli disagi per la popolazione dell'Alta Valmarecchia, costretta a non agevoli spostamenti a Rimini e Santarcangelo. Eppure, in base alla legge regionale 17 del 2009, con il passaggio dalle Marche alla Romagna si voleva "garantire la continuità nell'erogazione dei servizi pubblici e di quelli di interesse pubblico".

De Franceschi inizia il suo report dalla nota vicenda relativa alla soppressione del laboratorio analisi e ai probabili disagi per il trasferimento delle provette al centro di Pievesestina. C'è poi il ridimensionamento delle attività chirurgiche, che saranno trasferite a Santarcangelo. A Novafeltria rimarranno solo la chirurgia alla mano, la chirurgia minore e l'oculistica. Altra questione altamente rilevante riguarda il reparto di ginecologia. Il ginecologo è presente solo 3 volte a settimana, con tempi d'attesa di circa 1 mese; le visite, a detta di De Franceschi, vengono inoltre svolte in ambienti inadeguati e privi di privacy.

Una situazione dunque non rosea, sia per i cittadini, che per gli stessi dipendenti. In estate l'Ausl di Rimini aveva rassicurato sul potenziamento dell'ospedale, con il milione e mezzo di euro messo a bilancio per la revisione del punto di Pronto Intervento. A livello politico l'allerta resta alta. Piccoli movimenti locali da tempo portano avanti la loro battaglia di sensibilizzazione dell'opinione pubblica. La preoccupazione è che in futuro il territorio sia caratterizzato da grandi e complete strutture ospedaliere, affiancate a quelle che sono state battezzate "piccole casine di cura", depotenziate dei servizi.

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