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  • 18/08/2013
Lettura di Francesco Cusani.

Adesso non c’è più, un vecchietto in pensione che abitava lungo la via.
Si alzava ogni mattina e non sapeva cosa fare, quindi usciva per scambiare qualche parola con qualcuno. Faceva una abbondante colazione al solito bar all’angolo, quello sotto casa sua: un caffè e due paste. Poi camminava nel parco, nutriva i cigni e osservava qualche nidiata. Arrivava l’ora del pranzo, dopo lo chiamava al telefono il figlio Nicola, successivamente c’era da fare il riposino.
Nel pomeriggio girava in centro, aspettando le ore serali per guardare le vetrine dei negozi e le vie del corso illuminarsi.
In casa possedeva solo tanta, tanta carta da lettere. E buste, e cancelleria varia, perché, ad ogni ricorrenza, amava scrivere a quei pochi parenti e amici lontani rimastegli.
Guardava la televisione nauseato dalla politica, soffermando l’attenzione su quanto di sbagliato dicevano del passato.
Un giorno tolse la spina e accese la radio.
Scoprì che i concerti notturni lo facevano dormire con tranquillità.
Sintonizzò ogni sera, da allora, la stessa stazione.
“Cerchiamo di essere concreti: la durata dell’esistenza si è allungata. Non si può rimanere inattivi. Datevi uno scopo! Nessuno è vecchio ma solo mentalmente impreparato alla vecchiaia…”
Nell’ultima settimana decise di seguire il consiglio dell’oroscopo.
Fece un giro delle vie attigue alla sua, prese ad osservare i campanelli delle abitazioni.
Dai condomini rilevò i numeri civici e i nomi scritti sui citofoni, non trascurando nemmeno le cassette della posta.
Compilò un lungo elenco, una serie di indirizzi, a cui dopo, con calma, avrebbe scritto.
Avrebbe fatto nuove amicizie, proponendosi per dei lavoretti o per aver cura di qualche bambino. Questa cosa lo faceva star bene, finalmente si sentiva utile.
Gli serviva qualcosa per rinascere.

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