Ruoppolo Teleacras - Operazione "Maginot"

  • 12 anni fa
Il servizio di Angelo Ruoppolo ( http://www.facebook.com/pages/Angelo-Ruoppolo/40129859538?ref=search ) Teleacras Agrigento del 14 luglio 2011.
Blitz antimafia della Squadra mobile di Agrigento e della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Arrestati 10 presunti fiancheggiatori del boss Giuseppe Falsone.
Ecco il testo :
E' stato il blitz antimafia cosiddetto "Maginot", e la linea Maginot fu la torre fortificata costruita dalla Francia nel 1928 per proteggere i confini francesi da Belgio, Germania, Lussemburgo, Svizzera e Italia. Dunque, adesso "Maginot" sarebbe la torre fortificata da Giuseppe Falsone per blindare la sua latitanza in terra di Francia. Ed infatti, le manette della Squadra mobile di Agrigento, agli ordini di Alfonso Iadevaia, e della Direzione distrettuale antimafia, sono state strette ai polsi di 10 presunti fiancheggiatori dell' ex capo di Cosa nostra agrigentina. 5 sono gli indagati a piede libero. Arrestati, ad Agrigento, Carmelo Cacciatore, 46 anni, titolare di uno stabilimento di demolizioni lungo la statale 640, Francesco Caramazza, 38 anni, e Liborio Parello, 41 anni. A Ribera, gli imprenditori Carmelo Marotta, 41 anni, e Giovanni Vinti, 41 anni. Poi, Giuseppe Maurello, 42 anni, di Lucca Sicula, e Antonino Perricone, 41 anni, di Villafranca Sicula. A Favara, Salvatore Morreale, 42 anni, Calogero Pirrera, 59 anni, e Antonino Pirrera, al quale sono stati concessi gli arresti domiciliari per l'eta', 73 anni. Sarebbe stata ricucita la fitta ragnatela che ha protetto e sostenuto l' uomo ragno di Campobello di Licata, arrestato a Marsiglia in Francia, ancora dalla Squadra mobile di Agrigento, il 25 giugno del 2010. L' inchiesta ha svelato l'identita' dei picciotti di Falsone, che hanno favorito la sua latitanza, e che gli hanno consentito, da latitante, di occuparsi di appalti, opere pubbliche e centri commerciali. Gli indagati, presunti rappresentanti delle famiglie di Favara, Ribera, Sciacca e Agrigento, rispondono di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni. Ordinato il sequestro di 15 aziende, per un valore di circa 7 milioni di euro, tutte operanti nel settore edile e del movimento terra, e strumento per infiltrarsi e condizionare opere pubbliche e private della provincia di Agrigento. Ad esempio, la ricostruzione della rete fognaria di Favara, la costruzione del Centro commerciale di Villaseta ad Agrigento, della condotta idrica Favara di Burgio, ed i lavori di interconnessione dei laghi Gammauta -- Prizzi -- Castello. Giuseppe Falsone, dalla Francia, avrebbe impartito le proprie direttive anche tramite l'invio di mail, ricevute da Carmelo Marotta in un bunker blindato e schermato, per evitare cosi' intrusioni elettroniche da parte delle forze di Polizia. E lo stesso Carmelo Marotta, insieme a Salvatore Morreale di Favara, avrebbe procurato a Falsone le due carte di identita' false utilizzate in Francia. I documenti sono stati falsificati con i nomi di due ignari dipendenti delle imprese di Marotta e Morreale. Il clan avrebbe garantito a Falsone anche i covi a Naro, Ribera ed a Palazzo Adriano, gli ultimi prima della trasferta a Marsiglia. Le estorsioni ed i danneggiamenti : ad esempio, Morreale, Pirrera e Parello avrebbero piazzato una bottiglia di benzina nel cantiere per la ricostruzione della rete fognaria di Favara. L'intimidazione sarebbe stata compiuta per costringere il titolare di una impresa ad assumere gli operai segnalati dalle cosche. Ed ancora, Salvatore Morreale, Giuseppe Maurello ed Antonio Perricone, cosi' come sarebbe scritto in un pizzino sequestrato il 5 novembre del 2007 nel covo di Giardinello a Salvatore e Sandro Lo Piccolo, avrebbero pressato per ottenere i subappalti ai lavori di interconnessione dei laghi Gammauta, Prizzi e Castello. Ed ancora, Giovanni Vinti, si sarebbe intestato un escavatore da 50 quintali di proprieta' di Falsone...intervista Antonio Ingroia, Procuratore Aggiunto Palermo.