• 13 anni fa
http://www.sport10.it/giro-ditalia-2011-wouter-weylandt-morto-in-diretta-tv-22716.html Le chiamano fatalità della vita. Si intende che sono disgrazie che accadono e per le quali non ci sono veri colpevoli, se non il destino baro e crudele. La morte di Wouter Weylandt, avvenuta ieri al Giro d'Italia 2011, ha il sapore di una beffa crudele. Non c'è bisogno di essere appassionati di ciclismo per versare lacrime sulla sorte di questo sfortunatissimo ciclista belga, morto mentre faceva ciò che più nella vita lo appassionava, cioè correre. Adesso non ci saranno processi, indagini, cacce al colpevole. Né al ciclista che forse poteva fare qualcosa o al servizio di sicurezza che doveva intervenire. Sembra quasi incredibile quanto inevitabile sembri ora la tragedia. Weylandt si è semplicemente distratto, in un punto della corsa dove forse non avrebbe dovuto o dove si sentiva più rilassato. È caduto e lo ha fatto male. Il servizio medico è intervenuto subito, senza attendere un solo secondo, con precisione ed efficienza lodevole. Purtroppo, però, il destino aveva già fatto il suo corso e nulla si è potuto fare. Nessuno avrebbe potuto arrivare prima, nessuno avrebbe dovuto fare qualcosa d'altro di quello che è stato fatto. Spesso ci sentiamo impotenti davanti a simili eventi. Si preferisce avere un colpevole, qualcuno da punire per potersi sentire meglio, ma da ciò che sta emergendo in queste ore non è questo il caso. Sembra essere solo una disgrazia, qualcosa di inevitabile. Una fatalità, per l'appunto. Difficile capire come reagire. Il pensiero corre alla sua famiglia. A quel padre e a quella moglie che forse hanno dovuto assistere impotenti alla TV a ciò che accadeva. Un'esperienza indescrivibile, che non si augurerebbe nemmeno al peggior nemico. Per il bene loro e anche di quel bambino che Weylandt non conoscerà mai, sarà giusto indagare, ma sarà anche corretto rispettare il dolore e non fare polemiche. Se di tragica fatalità si è trattato, allora bisognerà commemorare la sua memoria. La sua vita e le sue vittorie, insieme ai suoi affetti che sempre gli sono stati vicino. Commozione, cordoglio e comprensione. Forse sono queste le ultime cose che possiamo fare per Wouter Weylandt, sportivo, uomo e padre, la cui vita è finita troppo presto. 

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