(LaPresse) «L'essere impegnato per i diritti umani non può trasformarsi in una condanna e in una colpa». Così Don Ciotti su Alberto Trentini, il cooperante in carcere da 8 mesi in Venezuela, durante il presidio davanti al tribunale piazzale Clodio a Roma dove oggi è in programma l'udienza del processo per l'omicidio di Giulio Regeni, avvenuto al Cairo nel 2016. «Per Giulio Regeni, per Mario Paciolla, non siamo arrivati in tempo, per loro chiediamo verità e giustizia per la loro morte. Per Alberto siamo in tempo per chiedere rispetto per la sua vita, la libertà e la dignità. Stiamo perdendo tempo, chiediamo a chi ha responsabilità di non perdere tempo. Questo è un silenzio assordante. Chi ha delle responsabilità in questo Paese usi la faccia e usi la bocca. Presidente Maduro faccia la propria parte ma la faccia anche la nostra presidente», ha spiegato Don Ciotti.