In tour con Vannacci, la cena a 30 euro, slogan e selfie: «Il mondo è fascista, se ne frega»

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SAN LAZZARO DI SAVENA (BO) Jeans, t-shirt gialla e chewing gum d’ordinanza. Il generale Roberto Vannacci, vestito come un giocatore di baseball (sua definizione, ndr) arriva scortato da tre donne, in abito nero: «Siamo sue amiche. Se possiamo definirci “vannaccine”? Certo». La campagna elettorale del generale tocca l’Emilia-Romagna. «Mi muovo solo su invito. Non ho nessuno che mi finanzi, la Lega meno che mai, quindi ottimizzo tutto quello che posso». A San Lazzaro di Savena, esterno giorno, periferia di Bologna, roccaforte della sinistra, ci sono tre carabinieri e nessuna contestazione. Il banchetto è gestito dall’amico-autista-militare: «Lo aiuto in maniera informale». Qui dove si voterà anche per le Comunali, è il giorno della presentazione della lista Lega-FI-Dc. Vannacci è di buon umore, scherza con i giornalisti: «Se sono qui come autore di libri o di candidato? Entrambi. Sono binario anch’io. Chi votavo? Potrei aver votato Pd, chissà...». In sala tutti i 50 posti occupati. Sguardo da piacione abituato ai nidi di vipere, il generale che vede il mondo al contrario, firma copie, lima il discorso e si gode il clima di forte fiducia tra tanti militari, leghisti e, udite udite una democratica cristiana: «Esistiamo ancora, Vannacci? Non tutto quel che dice mi convince». Per un signore 71enne invece è «grandioso. Indica l’ordine che manca al mondo». In tailleur arancio l’eurodeputata della Lega, Alessandra Basso: «Ho i capelli rossi (il riferimento è alla discussa uscita di Vannacci in tv «I capelli rossi non sono normali», ndr), ma il generale ha spiegato... Lavoreremo insieme, cercherà casa a Bruxelles». Via a 30 minuti di «comizio» sull’idea dell’Europa del futuro infarcito dal campionario dei suoi slogan più discussi. «L’ambientalismo? Un lusso che solo i ricchi possono permettersi. I diritti? Hanno un costo, non sono gratis. Inclusività? È farlocca, io voglio l’esclusività come lo sono la Ferrari e il parmigiano reggiano». Ammiccamenti alla Russia: «Tornerà di moda studiare il russo»; al fascismo: “Il mondo non si ferma, se ne frega, è fascista»; al luogo che lo ospita: «Ho fatto la prima elementare a Ravenna». Esterno notte. Pur rispettoso dei tanti limiti dei 30 all’ora raggiunge Molinella, bassa pianura bolognese. Sull’invito del ristorante La Torretta, in dialetto si legge «Du ciachar in cumpagnì», due chiacchiere in compagnia. Inno di Mameli e, come Salvini docet, si fa abbracciare da quasi tutti i 150 commensali. Tra i tanti militari (molti agenti penitenziari), un urlo: «Sempre Folgore!», poi «Più soldati sulle strade». È tutto un selfie, ma se la macchina fotografica non scatta, il generale usa i ricordi: «Si è inceppata». A chi è senza smartphone: «È arrivata disarmata?». Per 30 euro a tavola il bis di primi composto da tortelloni alla salsiccia e mascarpone e garganelli agli asparagi. Poi carne mista alla griglia e patatine fritte e per finire crostata all’albicocca. Replica il discorso di due ore prima riassunto in 10 minuti. Difende le sue teorie. «Quel che dico piace a tanta gente.Discorsi da bar? E anche se fosse, vogliamo sminuirli?». A pensarci ricorda Il conformista (nuovo) di Gaber: «Ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa/È un concentrato di opinioni». Applausi e via prima di mezzanotte. Sorride: «L’ora delle streghe».