Giffoni, l'appello di Gubitosi: fondi per Sud ancora non trasferiti

  • 4 mesi fa
Roma, 2 feb. (askanews) - L'appello di Claudio Gubitosi, fondatore del Giffoni Film Festival, alla presidente del Consiglio, al ministro Fitto, al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, è "fate presto". I fondi di coesione per il Sud non sono ancora stati trasferiti e anche il celebre festival del cinema per ragazzi è in grave difficoltà."Il mio è un appello al buonsenso, alla coesione. Il mio è un appello all'Italia" dice Gubitosi. "Il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, ha annunciato a tutto il sistema regionale della cultura che non ci sono le risorse necessarie per svolgere le attività del 2024. È un fatto ormai noto, divenuto un caso già di ordine nazionale. Alla base c'è il mancato trasferimento del Fondo di Sviluppo e Coesione alle Regioni del Sud. Tra le tante linee di finanziamento che questo fondo comprende c'è anche quella per la cultura. Non la più corposa per entità, ma fondamentale per il valore di ciò che va a finanziare. Adesso sta a ciascuno di noi, Giffoni compreso, capire in che modo affrontare questa situazione complicata ed amara. Confesso di non essermi mai ritrovato in una condizione di tale disagio". "Vorrei far comprendere a tutti voi come la difficoltà è sì legata alla mancata assegnazione delle risorse, ma è accresciuta in particolare dalla impossibilità in cui ci ritroviamo di programmare. La programmazione richiede tempo e oggi devo dire non senza preoccupazione che il tempo non è dalla nostra parte" spiega Gubitosi. "Non avrei mai voluto scrivere questo appello con queste parole ma sento fortissima la necessità di comunicare il rischio che stiamo correndo. Non vorrei usare il termine annullamento per il nostro evento, ma al tempo stesso non esiste la possibilità di realizzare un'edizione ridotta di Giffoni o di rimandarlo". "Questo blocco, che ovviamente mi auguro possa essere solo temporaneo, ha delle conseguenze importanti già in questa fase dell'anno. Non siamo in grado in questo momento di avviare l'apertura delle iscrizioni alle nostre giurie. Ciò significa privare migliaia di bambini e di ragazzi della possibilità di programmare il proprio viaggio a Giffoni e di porli in una condizione di incertezza rispetto ad un'esperienza che attendono con ansia tutto l'anno. Non siamo in grado di svolgere le nostre attività all'estero. Non siamo in grado di realizzare ora i nostri progetti sociali che riguardano quegli aspetti più problematici riferiti alle nuove generazioni, dal contrasto alla povertà educativa alla salute mentale. E questo in particolare lo dico con grande amarezza nel cuore. Ancora, non siamo in grado di realizzare le nostre produzioni e di promuovere le anteprime mondiali. Non siamo in grado di avviare il lavoro di allestimento del programma con le presenze di talenti nazionali ed internazionali. Non siamo in grado di impegnare tutte quelle aziende, e sono tante, che ogni anno sono necessarie per lo svolgimento delle nostre attività, partecipando a bandi e gare. Né siamo in grado di prenotare le strutture alberghiere e ricettive come sempre facciamo in questa fase dell'anno". "Parlare di Giffoni significa far riferimento ad un'attività che non appartiene solo alla Campania, ma ad un patrimonio che è universale. Che è di tutti. Di fronte a questa situazione, perciò, non possiamo stare a guardare. È mio dovere mobilitare le coscienze. Giffoni non si può fermare, non può essere mutilato, ridotto, compresso. Giffoni ha bisogno di esprimersi in tutta la sua forza, in quella sua naturale evoluzione e crescita, come avviene senza sosta da 54 anni a questa parte. Non vorrei creare allarmismi. Ma non credo di esagerare dicendo che esiste un problema di carattere sociale. È estremamente pericoloso togliere ai nostri ragazzi la possibilità di vivere un momento così importante dal punto di vista della formazione, un'esperienza di vita così totalizzante come Giffoni è per loro, non solo in occasione del Festival, ma durante tutto l'anno, in Italia e all'estero. Giffoni è casa, qui trovano il luogo in cui possono esprimersi in libertà ed essere così come sono. Come possiamo poi prendercela con questi ragazzi che sono lontani dalle istituzioni, disaffezionati alla politica, disinteressati al bene comune? Cosa trasmettiamo loro? Quale messaggio gli stiamo facendo arrivare? Quello di istituzioni lontane dai loro bisogni e dalle loro esigenze, che non sanno comprenderli e sostenerli nel loro percorso di crescita. Siamo alla vigilia di un appuntamento elettorale importantissimo, quello per il rinnovo delle istituzioni europee. L'Europa deve saper parlare sempre di più ai giovani perché europeo è il loro orizzonte di vita. Ma cosa stiamo insegnando a questi ragazzi? Che a parole le istituzioni sono vicini alle loro istanze, ma nei fatti per loro si fa poco, pochissimo. E questo non è accettabile" continua il fondatore del Festival in un comunicato. "La cultura non ha colori politici e non ha insegne di partito. Chi oggi fa cultura non deve vestire certo

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