Il «termitaio» di Castiglione della Pescaia L’incompiuta che sfregia la perla della Maremma

  • 9 anni fa
Andateci, a Castiglione della Pescaia. Andateci, perché è uno dei borghi più belli della Maremma. La cornice è unica al mondo: davanti il mare, alle spalle una delle zone umide più grandi e preziose d’Europa e poi soltanto pini a perdita d’occhio. Venti chilometri di incredibile, stupenda pineta. Andateci, a Castiglione della Pescaia, se però oltre a farvi rapire dalle meraviglie del borgo antico e della natura volete rendervi conto di come si riesce a rovinare una simile perla con il cemento. Lo chiamano «Il termitaio». E in effetti basta uno sguardo per capire il perché. Si tratta di un’assurda lottizzazione aggrappata alla costa del Poggio D’oro, la collina che domina la città. Duecentoquarantotto appartamenti raggrumati in un unico blocco di calcestruzzo e mattoni. Duecentoquarantotto incompiute: perché in Italia non ci sono soltanto opere pubbliche mai finite, ma anche opere private che seguono il medesimo destino. Colpa delle follie burocratiche, nella maggior parte delle situazioni. Ma non in questo, che per molti versi è un caso di scuola: la dimostrazione che i guai più grossi non lo fa talvolta l’abusivismo, ma le amministrazioni con scelte e comportamenti demenziali. Piani regolatori fatti con i piedi, progetti insensati, controlli inesistenti. La storia della lottizzazione «Santa Maria» affonda le sue radici addirittura nel 1987, quando il piano regolatore spiana la strada all’urbanizzazione della collina. Si dovrebbe capire subito che è una follia, e non soltanto per il presumibile stupro al paesaggio. Se c’è un posto meno adatto a realizzare delle seconde case, eccolo. Per dirne una, non vedono neppure il mare. Ma la cosa evidentemente non turba gli amministratori che nel 1994 danno disco verde alla lottizzazione. Il sindaco è il radicale Massimo Emiliani e guida una giunta civica con venature di centrosinistra. Il progetto prevede la realizzazione di un complesso di villette a schiera. Dicono le carte: due piani al massimo. Che già sarebbero troppi, perché l^ non si dovrebbe costruire proprio un bel niente.Ma a un certo punto accade l’imponderabile. La giunta entra in crisi e arriva un commissario prefettizio, poi le elezioni e nel 1996 torna la sinistra. Ed è in quelle fasi di passaggio, sostengono quanti si sono opposti da subito alla “Santa Maria”, che succede qualcosa. Capita che gli alloggi passano dalla tipologia orizzontale a quella verticale. Si alzano in piedi, semplicemente. Le villette diventano magicamente un agglomerato di palazzine molto simile a un gigantesco formicaio. Partono le diffide per varie irregolarità, ma sorprendentemente le palazzine vengono erette, il termitaio prendono forma, e qualche pezzo anche colore. Mentre la guerra va avanti con le carte bollate per quindici anni, senza soluzione di continuità.Anche perché nel 2001 arriva un sindaco di centrodestra: Monica Faenzi, parlamentare di Forza Italia in grande spolvero nel partito toscano di cui diventerà portavoce, candidandosi nel 2010 alle elezioni (con sconfitta certa) per la presidenza della Regione contro il democratico Enrico Rossi. Di più. Monica Faenzi è anche moglie dell’ex sindaco Emiliani, il quale peraltro ha sconfessato il progetto. E della guerra a quella lottizzazione cresciuta all’ombra del centrosinistra (il premesso di costruire è del 1998) ne fa probabilmente la ragione principale del suo mandato. Anzi, dei suoi due mandati. Perché governa quel comune di 7.400 abitanti contemporaneamente sindaco e onorevole alla Camera, dal 2001 al 2011, quando ritorna il centrosinistra. Sono anni nei quali fioccano le revoche delle concessioni edilizie e per tutta risposta il Tar viene inondato di ricorsi. Un delirio. Al nuovo sindaco Giancarlo Farnetani la guerra invece deve piacere meno, visto che la sua giunta cerca di salvare capra e cavoli. Il termitaio è un obbrobrio e non è nemmeno finito. Per giunta, molti del 248 appartamenti sono stati già venduti sulla carta e la vicenda sta diventando un autentico pasticcio. Ecco allora che salta fuori una variante al piano regolatore approvata dal consiglio comunale. Con quella si sanerebbero le irregolarità, al prezzo di alcune contropartite. Banalmente, interventi di mitigazione dell’impatto ambientale. Un po’ di piante, un laghetto artificiale, e un contributo di tre milioni al Comune per qualche opera. Sembrava risolta: almeno così era stata presentata dai giornali locali. Ma da allora sono passati due anni e di quegli “interventi di mitigazione ambientale” nemmeno l’ombra. Andateci, a Castiglione della Pescaia, e date un’occhiata dalla collina di fronte. Metà della lottizzazione sembra completata, ma è apparenza: non ci sono le prte, non ci sono le finestre, ci sono soltanto i muri dipinti. L’altra metà è un grappolo di cemento indefinito, con i ferri che sbucano ritorti, iponteggi che arrugginiscono, le erbacce che aggrediscono i mucchi di travi e laterizi lasciati a marcire. Una città fantasma, più grande di tutto il centro storico di Castiglione. Questa è

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