La pace in Afghanistan: un sogno ancora lontano

  • 8 anni fa
Kabul. Afghanistan. I talebani continuano a lanciare attacchi nel cuore della capitale mentre l’ISIL uccide gli “infedeli”. Nel mezzo c‘è chi aspetta di partire e ottenere da un paese europeo lo status di rifugiato. Come Haroon. Questo giovane di 25 anni, è riuscito a ottenere il visto per la Francia.

Haroon, un futuro in Francia per un giovane rifugiato afghano

Haroon ha lavorato per 4 anni a Kabul come interprete per l’esercito francese. Dopo una procedura durata un anno, ha ottenuto la protezione francese: “Ho appena ricevuto il mio visto per la Francia! Non dimenticherò mai quei giorni in cui ho lavorato con i militari. Sono sempre nella mia mente, resteranno dei ricordi”, racconta il giovane.

Il ragazzo si è trovato anche nel mezzo di uno scontro a fuoco un giorno mentre accompagnava un convoglio che riforniva una delle basi francesi in Afghanistan. “Per un attimo ho pensato che essere morto perché gli insorti si trovavano in un punto strategico della montagna e noi siamo ci siamo passati sotto. E’ stato molto pericoloso, avevo paura, tutti gridavano, abbiamo reagito, il convolgio ha accelerato e siamo passati. Per fortuna l’esercito nazionale è venuto ad aiutarci altrimenti saremmo tutti morti.”

Nonostante la guerra non sia finita, le truppe francesi hanno lasciato il paese nel 2014. I talebani continuano considerare a Haroon un traditore, ma lui è fiero di quello che ha fatto. “Sono oroglioso perché ho aiutato i militari francesi, una grande responsabilità per il mio lavoro, aiutare e collaborare con i soldati francesi e la NATO. Non mi pento di nulla”.

Per questo giovane, il prezzo da pagare però è molto alto: lasciare l’Afghanistan. Prima del grande giorno, prima della fine del Ramadan. “E’ troppo pericoloso per il nostro amato Haroon rimanere qui”, dice suo zio. “Siamo contenti parta per la Francia, perché potrà vivere in pace, Dio veglia su di lui!” Haroon non ha altra scelta. “La mia vita è davvero in pericolo. Se un giorno in Afghanistan ci sarà di nuovo la pace allora si potrà ricostruire il paese. Ma non sappiamo quando accadrà.”

Intanto arriva il giorno dell’addio. Haroon deve salutare la sua famiglia e volare verso un nuovo paese, la Francia, dove lo aspetta una nuova vita.

Najib, Mati, Nassir e altri afghani. “Prigionieri” a Kabul in attesa di un futuro all’estero

In un altra parte di Kabul, incontriamo Najib, per lui la situazione è diversa. Ha lavorato per diverse radio create dall’esercito francese nella provincia di Kapisa, teatro di violenti scontri. Dopo aver subito svariate minacce da parte dei talebani, vive come un recluso a Kabul con la moglie e i suoi due bambini. Si sente come un “prigioniero”.

“Ci hanno detto: “siete tutti degli infedeli e se vi cattureremo verrete tutti uccisi, vi taglieremo la testa o vi bruceremo vivi. Hanno chiamato al telefono in radio e ci hanno minacciato, conoscono le nostre voci e i nostri volti, sanno dove trovarci, è dura scamparla”, ci racconta Najib.

Najib è non

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