Mario Totaro - Trio Diaghilev - CAPRICE FANTASQUE - Ouverture

  • 8 anni fa
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Nel 1918 il grande impresario Sergej Diaghilev chiese a Ottorino Respighi di rielaborare alcune musiche di Rossini tratte dai Péchés de vieillesse. I brani elaborati sarebbero poi stati utilizzati per il nuovo balletto La boutique fantasque, rappresentato dai mitici Ballets Russes nel 1919. Non era la prima volta che Diaghilev commissionava rivisitazioni di musiche del passato per i suoi spettacoli, né sarebbe stata l'ultima: nel 1917 affidò a Vincenzo Tommasini il compito di orchestrare alcune sonate di Domenico Scarlatti per il balletto Le donne di buon umore, e nel 1919 affidò a Stravinskij le musiche di Pulcinella, su brani di G. B. Pergolesi ed altri musicisti italiani del XVIII secolo. Il recupero di stilemi "antichi" nella musica del '900 non fu certo un'invenzione di Diaghilev: si trattava di un orientamento estetico che era già nell'aria da quasi due decenni, ma che si sviluppò soprattutto nel periodo fra le due guerre mondiali e fu chiamato "neoclassicismo" (mentre la musica basata su opere preesistenti fu denominata "musica al quadrato"). Nato soprattutto come reazione agli eccessi tardo-romantici, il neoclassicismo assunse caratteri anche molto diversi fra loro: nei casi più semplici (come ad esempio ne Le donne di buon umore di Tommasini), il compositore si limitò ad arrangiare le musiche originarie, rispettandone in linea di massima i caratteri musicali e riducendo così al minimo la frattura col passato; in casi più complessi e più interessanti (come nel Pulcinella di Stravinskij), la dialettica fra passato e presente fu accentuata e le musiche preesistenti furono "ricomposte" in chiave parodistica, fino allo straniamento e alla deformazione ironico-grottesca. Tornando a La boutique fantasque, la scelta dei brani enigmatici, impertinenti e distaccati del Rossini degli ultimi anni avrebbe potuto condurre ad esiti interessantissimi. Rossini ci appare oggi infatti non solo come l'antiromantico più illustre del XIX secolo, ma addirittura come un autore "pre-neoclassico" nelle sue ironiche, dissacranti e irriverenti parodie di stilemi e "icone" ottocentesche. Non bisogna poi dimenticare che, nella Petite Messe Solennelle, egli aprì la strada al Novecento mentre recuperava un passato glorioso, unendo in pratica Bach a Stravinskij. Respighi, però, non seppe o non volle cogliere l'occasione: la sua magistrale e smagliante orchestrazione degli originali rossiniani si avvicina più a Čajkovskij e a Rimskij-Korsakov che al Novecento. La frattura e il confronto dialettico fra tradizione e modernità furono in questo caso eliminati, al punto che La boutique fantasque non solo non può essere considerato un lavoro neoclassico, ma addirittura si pone come anti-neoclassico! Dopo quasi ottant'anni da questi avvenimenti, Caprice fantasque riprende le musiche rossiniane strumentate da Respighi e le ripropone nello stesso ordine da lui scelto, ma con un intento ben diverso. Il riferimento a Respighi e alla "musica al quadrato" è solo un pretesto per proporre una vera "musica al cubo". L'oggetto della parodia, infatti, non sono tanto i Péchés de vieillesse (a loro volta già parodistici), quanto l'intera stagione del neoclassicismo storico. L'operazione è condotta all'insegna del gioco intellettuale distaccato e leggero. Più che di un esercizio critico si tratta, dunque, di un vero divertissement, anche se l'ironico, sorridente scetticismo di fondo cede il passo qua e là a tratti inquietanti. L'elaborazione assume volta a volta caratteri anche molto diversi fra loro. In alcuni casi si tratta di arrangiamenti che comportano deformazioni di varia natura, ma dove il testo originale risulta, all'ascolto, ben riconoscibile (è il caso dell'Ouverture, della Romanza, della Tarantella, della Danza cosacca e del Rondeau).