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  • 04/05/2016
Dopo il tutto esaurito delle serate di Aprile, torna alla Sala RomaTeatri il divertente spettacolo "Daje e daje… l’amore vince sempre", un’esilarante commedia sull'amore e sui tradimenti, con una forte impronta di romanità che spazia dal passato al presente, tra musiche e gag coinvolgenti anche per il pubblico in sala. Abbiamo avuto il piacere di intervistare i due autori e protagonisti di questa divertentissima opera teatrale Alessandro Tozzi e Max Lucamarini.

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Partiamo con la prima domanda. Che cos’è per voi il teatro e da dove nasce la vostra passione per questa forma d’arte?

Alessandro: Per me il teatro è la più autentica espressione artistica, è una passione che nasce dall’ascoltare il respiro degli attori sulla scena, o un applauso che parte spontaneamente, è l’emozione di essere dal vivo sul serio, l’unica finzione è la storia che si va raccontando ma l’adrenalina che scorre nelle vene è tutta vera.

Max: Divertimento e libertà artistica. Come passione nasce dal sentirsi vivo nel creare qualcosa di proprio.

Da dove nasce l’idea di “Daje e daje… l’amore vince sempre”?

Alessandro: Nasce nella torrida estate 2011…squattrinato e senza possibilità di andare in vacanza mi sono seduto davanti al computer e ho dato forma ad una serie di idee che mi ronzavano per la testa da un po’ di tempo.

Max: Nasce dal soggetto di Alessandro Tozzi che mi ha tanto ispirato nell’introdurci personaggi e circostanze nuove.

Secondo voi la comicità è una cosa seria? Quanto è importate oggi ridere?

Alessandro: “Quanno Se Scherza Bisogna Esse Seri” diceva il Marchese Der Grillo, ed è verissimo. Divertirsi e divertire non è per niente facile, almeno per mettere in scena uno spettacolo compiuto… Non è come una singola battuta divertente che puo’ uscire di bocca a chiunque… Ridere è fondamentale per accantonare per un attimo, senza per questo dimenticarli, i problemi della nazione e quelli personali… senza passare mai una serata divertente sarebbero troppo opprimenti.

Max: Sì, è serissima ed è importantissima.

Alessandro e Max il successo di pubblico vi ha indotti a tornare in scena, di sicuro c’era la necessita di dare al pubblico la possibilità di vedere questa commedia, ma c’è qualcosa di più in questa scelta?

Alessandro: I fattori sono tre: prima di tutto ci divertiamo noi a farla; poi ci sono tanti amici che non hanno potuto presenziare e volevamo dar loro un’altra possibilità; e soprattutto la Romateatri che ci ha accolto tanto calorosamente, praticamente ci ha adottato, tanto che faremo molte cose anche in futuro da loro, teneteci d’occhio.

Max: E’ stato soprattutto per prolungare il divertimento.

Alessandro tu interpreti Cesare, il protagonista patito degli anni '70 e della musica di quel periodo. Cosa ti ha dato questo personaggio? Ti ha trasferito la passione per quell’epoca?

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Alessandro: E’ un personaggio ritagliato sulla mia persona, magari esagerando, ma in realtà sono io che ho trasferito la passione per quel periodo e tutto quel che sono su di lui.

Max tu interpreti Carlotta, una curiosa e simpatica donna alla ricerca del vero amore. Quali sono state le maggiori difficoltà nel calarsi nei panni di una donna e vivere l’amore con i suoi occhi?

Max: E’ stato difficile interpretare una donna perché non era né un gay né un trans ma una vera donna, per quanto bruttina, con tutta la psiche femminile da immaginare. Nel costruire il personaggio mi sono ispirato a tante amiche e compagne studiandone i comportamenti e soprattutto i litigi.

Secondo voi, Come la commedia teatrale può differenziarsi dai cliché del modello comico televisivo?

Alessandro: Si differenzia per natura. I tempi e le circostanze televisive sono diverse. Il teatro ha qualche pausa in più ma il prodotto finale è più completo.

Max: In teatro trovi ancora vera arte, in televisione oggi trovi soltanto ciò che fa ascolto e non ciò che vale artisticamente, anche perché non sempre chi fa ascolto fa un prodotto decente. Qualche esempio: Casa Siffredi, Adamo ed Eva, L’Isola dei famosi. Comunque a parte i reality programmi comici li trovo sullo stesso livello… cioè scarso.

Nella vostra opera si parla anche di tradimento, Gabriel Garcia Marquez diceva “Si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un casino.” Siete d’accordo?

Alessandro: Sì perché l’amore ha un’infinità di espressioni, è un mix di stima, attrazioni e sensazioni. E’ una parola che non va sprecata troppo facilmente però ci può stare.

Max: Assolutamente sì.

Ci sono dei personaggi che avreste voluto interpretare, ma che ancora non avete avuto l’opportunità di mettere in scena?

Alessandro: Sì, un paio di personaggi che stiamo mettendo a punto per lo spettacolo “Se Rompe Sempre Quakkekkosa” che riproporremo a Giugno proprio alla Romateatri, in particolare un dentista e un arbitro.

Max: Sì, ho un soggetto di base pronto, ci lavoreremo prest

Gennaro Nocera

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