Ettore era nato nelle terre aspre dell’osso, montuoso lembo estremo d’Irpinia, a Trevico. Dove la scelta era tra «fare il calzolaio o il falegname, due mestieri che mi affascinavano: da ragazzino a Trevico frequentavo tutte e due le botteghe, e per una parte della mia vita ho pensato che quello potesse essere il mio destino». Per fortuna del cinema, però, la famiglia Scola decise di trasferirsi a Roma, rione Esquilino: ma il caustico disegnatore-vignettista e poi sceneggiatore di successo e infine regista acclamato non perse mai del tutto il contatto con le radici irpine, e più in generale con la Campania. Trevico dunque non sarà solo il luogo di nascita scritto sulla carta d’identità di Scola, ma anche il punto di partenza di un film tra i suoi meno noti, ma certo tra i più sentiti: si intitolava infatti Trevico-Torino. Viaggio nel Fiat-Nam , la pellicola del 1973 («militante» nel senso più nobile del termine) con cui l’autore già amato e acclamato di Riusciranno i nostri eroi... o Dramma della gelosia seppe affondare lo sguardo nel trauma sociale dell’emigrazione operaia-giovanile dal Sud al Nord.Ma se Federico veniva dalla gaudente costa romagnola, Ettore era nato nelle terre aspre dell’osso, montuoso lembo estremo d’Irpinia, a Trevico. Dove la scelta era tra «fare il calzolaio o il falegname, due mestieri che mi affascinavano: da ragazzino a Trevico frequentavo tutte e due le botteghe, e per una parte della mia vita ho pensato che quello potesse essere il mio destino». Per fortuna del cinema, però, la famiglia Scola decise di trasferirsi a Roma, rione Esquilino: ma il caustico disegnatore-vignettista e poi sceneggiatore di successo e infine regista acclamato non perse mai del tutto il contatto con le radici irpine, e più in generale con la Campania. Trevico dunque non sarà solo il luogo di nascita scritto sulla carta d’identità di Scola, ma anche il punto di partenza di un film tra i suoi meno noti, ma certo tra i più sentiti: si intitolava infatti Trevico-Torino. Viaggio nel Fiat-Nam , la pellicola del 1973 («militante» nel senso più nobile del termine) con cui l’autore già amato e acclamato di Riusciranno i nostri eroi... o Dramma della gelosia seppe affondare lo sguardo nel trauma sociale dell’emigrazione operaia-giovanile dal Sud al Nord.