Un lampo di Gascoigne, fantasma che all'improvviso prende consistenza e, proprio in pieno psicodramma laziale, ricostituisce il quinto 1-1 consecutivo nel "povero derby" miliardario, come se questo calcio romano sapesse ormai spartire solo i propri guai. Certo, vincono ancora le contrapposte coreografie, quell' Olimpico camuffato da astronave per galassie immaginarie, dove chi entra puo' anche pensare a un "great event", almeno prima di memorizzare la stracittadina terra terra. Che nessuno gioca davvero lungo 45 minuti desolanti, pieni di botte o impedimenti distruttivi uomo sopra uomo, con fraseggi giallorossi comunque meno penosi, causa oppositori attorcigliati dentro ingiustificate paure.
Hanno sottoscritto il risultato, Giannini e Gascoigne, ma la loro prestigiosa garanzia non ha salvato dalla svalutazione un derby travolto dal riflusso di una disarmante mediocrita' . Il gol del primo ha scaraventato nel piu' profondo sgomento la sbrindellata brigata di Zoff; quello dell' inglese ha spento i sogni di un legittimo trionfo della diligente Rometta, che Boskov sta pazientemente riallestendo. Due leader, due modi opposti di proporsi, di guidare i compagni, di esibirsi nei ruoli loro assegnati. Saggio, sereno, ma caparbio il capitano giallorosso; bizzarro, irritante, sottilmente furbo il fuoriclasse britannico alla sua prima, seppur deludente, comparsa stracittadina. Due modi di porsi, di agire e di reagire.
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