Strage alla sede di Charlie Hebdo, terroristi coii kalashnikov fanno 12 morti

  • 9 anni fa
Il giorno in cui il terrorismo ha dichiarato guerra alla libertà di espressione.

Il giornalista Martin Boudot è sopravvissuto alla decimazione della redazione di Charlie Hebdo, salendo sul tetto dell’edificio e da lì ha ripreso immagini drammatiche. Non tanto per quel che si vede, ma quello che si sente: ripetuti spari.

Nella sede del settimanale satirico hanno fatto irruzione tre uomini, armati di kalashnikov, compiendo una strage, che si è completata all’esterno con l’uccisione di un poliziotto che aveva provato a sbarrar loro la strada.

Morti, tra gli altri, alcuni dei più noti vignettisti: Wolinski, Tignous, Cabu e il direttore Stephane Charbonnier, detto “Charb” e un agente della sua scorta.

In totale 12 i morti, ma alcuni dei feriti sono molto gravi.

Le grida “Abbiamo vendicato il profeta. Allah è grande”, le tante minacce ricevute dal giornale, il precedente attacco, alla vecchia sede, nel novembre 2011. Tutto porta verso la matrice islamica di quest’atto immediatamente condannato da tutti i leader politici in Francia, Europa e Stati Uniti, ma anche dalle autorità musulmane francesi.



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Post by euronews.

L’allerta è altissima in tutta l’Ile de France, la regione di Parigi e soprattutto nella Capitale.

Una unità di crisi lavora incessantemente al Quai des Orfèvres, la sede storica della polizia parigina. Un numero verde è stato approntato per fornire qualsiasi testimonianza utile.

Rinforzata la sicurezza attorno a tutti quelli che sono considerati obiettivi sensibili.

E caccia scatenata agli autori della strage. Rivolta soprattutto alle periferie di nord est.

Quella è la direzione presa, infatti, dai terroristi prima con la loro auto, abbandonata in seguito a un incidente a circa 4 chilometri dal luogo dell’attentato. La fuga è proseguita a bordo di un’altra vettura, parcheggiata lì vicino e rubata.

Sale il livello di allerta anche a Roma, nonostante non ci siano notizie di minacce specifiche, secondo l’intelligence. Sono stati potenziati i servizi di vigilanza agli obiettivi sensibili nella capitale e c‘è una “particolare attenzione” verso le redazioni giornalistiche.

Il vicepresidente del Copasir, Giuseppe Esposito, ha sottolineato che “purtroppo è molto difficile riuscire a sventare questo genere di attacchi poiché oggi non combattiamo più soltanto contro un’organizzazione, ma contro singoli individui che possono agire in qualsiasi momento e contro qualsiasi obiettivo”.

È già virale l’hashtag #Jesuischarlie. La scritta campeggia anche sul ito del settimanales.

Promemoria: è libertà di pensiero sempre, anche soprattutto quando di mezzo c'è la tua religione. #JeSuisCharlie pic.twitter.com/z1ihmhgbQk— Zenta (@Zentabaga) 7 Gennaio 2015


#JeSuisCharlie l'omaggio degli altri vignettisti http://t.co/yhPL5Jp47Y via Corriereit pic.twitter.com/S1I3UVNKkT— Corriere della Sera (Corriereit) 7 Gennaio 2015


La libertà di espressione è un diritto umano #JeSuisCharlie pic.twitter.com/AQsHft4UFP— amnesty italia (@amnestyitalia) 7 Gennaio 2015


Davanti al Parlamento UE #JeSuisCharlie siamo in tanti pic.twitter.com/BelFXkGqAg— Monica Frassoni (@monicafrassoni) 7 Gennaio 2015


Non ci sono altre parole… #JeSuisCharlie pic.twitter.com/PszwxETD1j— 1berto (@Umberto_Ba) 7 Gennaio 2015

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