Elezioni contrastate nell'Est dell'Ucraina. Nel Donbass non andranno a votare in tre milioni

  • 10 anni fa
In Ucraina le urne sono aperte anche a Mariupol, città portuale con quasi mezzo milione di abitanti a Est del Paese, che per un mese è stata in mano ai separatisti ed è tornata sotto il controllo di Kiev anche grazie all’aiuto del battaglione volontario “Azov”.

“La maggior parte di noi ora è impegnata nei check-point. Il primo gruppo è venuto e ha già votato, poi è andato a fare il cambio della guardia in città”, dice un soldato esprimendosi in ucraino.

Gli umori sono divisi. Alcuni vogliono che Mariupol resti con Kiev. Il clima non è tranquillo. Tutti gli accessi alla città sono sorvegliati da soldati.

“Io voglio la pace e che la mia città resti ucraina. Ricordiamoci della Transnistria e di come vivono in povertà. Donetsk e Luhansk sono isolate. La gente non riceve più il salario”, dice una donna in russo.

Le elezioni sono vissute in modo contrastato.

“Io non voterò, non credo a nessuno dei politici”, dice un uomo in russo.

I seggi sono chiusi in diverse circoscrizioni della regione orientale del Donbass. Complessivamente, non andranno a votare in tre milioni.

“Io non sostengo chi è al potere oggi, perché sono coloro che hanno cominciato la guerra e dicono di voler continuare la guerra. Preferivo chi c’era prima, almeno ricevevamo lo stipendio, potevamo vivere. Ecco perché bisogna votare per chi è contro la guerra, per quelli che erano al potere con Yanukovich”, dice un uomo parlando in russo.

Mariupol è una città portuale e industriale strategica, una delle più ricche dell’Ucraina grazie alla miniere di carbone e alla produzione di acciaio della regione di Donetsk.

Mariupol è una città sulla linea del fronte, anche se la situazione è sicura. Le autorità ucraine sono rispettate e nonostante la perdita di posti la gente ha un lavoro. Ma soltanto l’esito del voto mostrerà se i cittadini sono soddisfatti oppure se non accettano il governo ucraino post rivoluzione.

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