Fuori dal piano d'aiuti, avanti con le riforme. Il Portogallo che verrà

  • 10 anni fa
I creditori chiedono riforme, l’opposizione denuncia opacità e contraddizioni.
A poche ore dal trionfale annuncio dell’uscita dal tunnel degli aiuti, il Portogallo fa i conti con l’altra faccia della rinuncia a una linea di credito.

L’annuncio dell’uscita dal piano d’aiuti del governo portoghese

Le rassicurazioni del premier Passos Coelho sembrano rivolte ai creditori che sottolineano la necessità di tenere alta la barra del rigore.

“Disponiamo di riserve finanziarie in grado di tutelarci per un anno da qualsiasi turbolenza esterna – ha detto Passos Coelho nel suo intervento televisivo -. Godiamo della fiducia degli investitori e i tassi del nostro debito sono inoltre a livelli storicamente bassi. Ferma volontà del governo e della maggioranza è poi quella di proseguire con le politiche di rigore”.

Proprio il campanello dell’austerity ha destato l’allarme dell’opposizione, che ha chiesto chiarezza sull’agenda negoziata con la troika, per uscire dal piano di salvataggio da 78 miliardi di euro.

“Ci troviamo in una situazione ambigua – denuncia il leader dell’opposizione socialista, António José Seguro -. Nella stessa settimana in cui il governo ha rinunciato a qualsiasi sostegno per tornare sui mercati finanziari, ai portoghesi è stato detto non solo che l’IVA aumenterà e che si pagheranno più tasse, ma anche che i tagli alle pensioni sono irreversibili e che ce ne saranno di nuovi nel settore pubblico”.

Se Lisbona proseguirà sulla via del rigore è perché ritiene sia l’unica in grado di condurre a riduzioni di deficit e debito pubblico, per il 2015 stimate rispettivamente a quasi 2,5% e oltre il 4% del PIL.

E proprio per garantire il rispetto di previsioni e impegni, le verifiche sullo stato dell’economia portoghese proseguiranno ben oltre l’ora “X” del 17 maggio.

L’uscita dal piano di sicurezza avverrà insomma sì, senza reti di sicurezza, ma impegnerà Lisbona a non deviare dal cammino dei tagli, che negli ultimi tre anni l’hanno portata a risparmiare 30 miliardi di euro.

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I creditori chiedono riforme, l’opposizione denuncia opacità e contraddizioni. A poche ore dal trionfale annuncio dell’uscita dal tunnel degli aiuti, il Portogallo fa i conti con l’altra faccia della rinuncia a una linea di credito. (13/12)

L’annuncio dell’uscita dal piano d’aiuti del governo portoghese
http://www.portugal.gov.pt/en/keep-updated/20140504-pm-fim-paef.aspx

(14) Le rassicurazioni del premier Passos Coelho sembrano rivolte ai creditori che sottolineano la necessità di tenere alta la barra del rigore. (8/7)

(21 sot Pedro Passos Coelho) “Disponiamo di riserve finanziarie in grado di tutelarci per un anno da qualsiasi turbolenza esterna – ha detto Passos Coelho nel suo intervento televisivo -. Godiamo della fiducia degli investitori e i tassi del nostro debito sono inoltre a livelli storicamente bassi. Ferma volontà del governo e della maggioranza è poi quella di proseguire con le politiche di rigore”. (18/20)

(41) Proprio il campanello dell’austerity ha destato l’allarme dell’opposizione, che ha chiesto chiarezza sull’agenda negoziata con la troika, per uscire dal piano di salvataggio da 78 miliardi di euro. (13/13)

(53 sot António José Seguro) “Ci troviamo in una situazione ambigua – denuncia il leader dell’opposizione socialista, António José Seguro -. Nella stessa settimana in cui il governo ha rinunciato a qualsiasi sostegno per tornare sui mercati finanziari, ai portoghesi è stato detto non solo che l’IVA aumenterà e che si pagheranno più tasse, ma anche che i tagli alle pensioni sono irreversibili e che ce ne saranno di nuovi nel settore pubblico”. (19/18)

(1’11 graph) Se Lisbona proseguirà sulla via del rigore è perché ritiene sia l’unica in grado di condurre a riduzioni di deficit e debito pubblico, per il 2015 stimate rispettivamente a quasi 2,5% e oltre il 4% del PIL. (13/14)

(1’25) E proprio per garantire il rispetto di previsioni e impegni, le verifiche sullo stato dell’economia portoghese proseguiranno ben oltre l’ora “X” del 17 maggio. (9/9)

(1’34) L’uscita dal piano di sicurezza avverrà insomma sì, senza reti di sicurezza, ma impegnerà Lisbona a non deviare dal cammino dei tagli, che negli ultimi tre anni l’hanno portata a risparmiare 30 miliardi di euro. (11/11)

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