Sciopero nazionale Cgil: 3.000 i riminesi scesi in Piazza
  • 12 anni fa
Lo sciopero nazionale indetto venerdì 6 maggio dalla Cgil contro la politica economica del governo si è fatto sentire a gran voce anche a Rimini. 3.000 tra lavoratori, studenti, pensionati, precari, sono scesi in Piazza per rivendicare i propri diritti e chiedere un cambiamento, non solo ai potenti del Governo ma anche agli amministratori locali, nonché ai candidati sindaci che, secondo il Segretario Provinciale della Cgil Graziano Urbinati, "finora nei loro programmi hanno parlato troppo poco di politiche per il lavoro che invece dovrebbe tornare al centro, specialmente considerando che la crisi - conclude - in Italia come a Rimini non demorde". Lungo il corteo sono state scandite le ragioni che hanno portato alla proclamazione dello sciopero da parte della CGIL e le proposte per uscire dalla crisi e tentare di dare nuovo slancio al Paese. Al centro i temi del lavoro e del fisco. In piazza ha aperto la serie degli interventi il segretario della CGIL territoriale Graziano Urbinati che è tornato a ribadire quanto sia importante e necessaria la lotta all'evasione e quanto invece siano basse le dichiarazioni dei redditi rispetto alla ricchezza della città di Rimini (21.000 euro in media i redditi dichiarati, la seconda città per sportelli bancari in rapporto alla popolazione, fra le prime in classifica per immatricolazione di Suv e consumi. Intanto, questa mattina i riminesi si sono svegliati -- ha detto Urbinati - scoprendo che il Governo invece di aiutare l'economia ha nominato altre decine di sottosegretari e praticamente privatizzato la spiaggia concedendola per 90 anni ai bagnini. Dopo il Segretario della Camera del Lavoro hanno preso la parola alcuni delegati delle aziende del commercio e metalmeccaniche, una lavoratrice precaria della scuola, uno studente, una rappresentante del Comitato "2 SI per l'acqua". A questo proposito Antonio Mattioli ha detto che "il conflitto in corso nel nostro paese contro la democrazia si traduce anche nella truffa perpetrata nei confronti dei cittadini con l'indecente balletto sul nucleare dei ministri Romani e Prestigiacomo e quello che stanno predisponendo sull'acqua per evitare i referendum, referendum che anche la CGIL sostiene. Pare -- ha proseguito -- che in questo Paese, gli unici referendum possibili siano quelli imposti da Marchionne con la pistola puntata alla tempia". C'è un disegno lucido e mirato dove il lavoro è relegato a semplice fattore con il quale giocare la competizione e completamente subordinato alle esigenze dell'impresa, dove i diritti sono considerati vincoli che impediscono lo sviluppo e il mercato è l'unico riferimento per un Governo, una Confindustria, organizzazioni sindacali come Cisl e Uil che nella loro agenda non hanno priorità come politiche industriali, sviluppo sostenibile ed ecocompatibile, diritti, solidarietà, investimenti, responsabilità sociale, occupazione". "Per queste ragioni -- ha concluso Mattioli -- siamo alternativi al Governo, a Confindustria a Cisl e Uil. Per queste ragioni l'unità sindacale deve partire dall'unità dei lavoratori". 
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