Il giallo del volo MH370, le famiglie cinesi: riaprire le indagini

  • 6 mesi fa
Roma, 27 nov. (askanews) - Continua la battaglia dei familiari dei passeggeri del volo MH370 scomparso l'8 marzo 2014 con a bordo 239 persone, per lo più cinesi, in rotta da Kuala Lumpur a Pechino. Sono passati quasi dieci anni dalla tragedia della Malaysia Airlines e una quarantina di famiglie della vittime hanno presentato diversi ricorsi in tribunale a Pechino contro la compagnia, la loro assicurazione, la Boeing e il produttore del motore dell'aereo, per ottenere risarcimenti e per chiedere piena luce sulla scomparsa del volo, ancora avvolta da mistero."Dopo dieci anni, il tribunale ha finalmente aperto l'udienza. Per noi è molto confortante e rappresenta una svolta" dice uno dei parenti fuori da un tribunale di Pechino, "Dieci anni sono stati davvero insopportabili per noi"."Quello che i parenti chiedono principalmente ora non è solo un risarcimento - spiega un altro familiare - speriamo di riprendere le ricerche perché dopo tutto non ci sono state informazioni precise. Speriamo ancora che le ricerche possano riprendere e che possa essere istituito un fondo per riprendere le ricerche del volo MH370".Nella zona di ricerca nell'Oceano Indiano, che si estende su una superficie di 120.000 chilometri quadrati, non è stata trovata quasi nessuna traccia dell'aereo; sono stati raccolti solo alcuni detriti dai fondali. Un'operazione immensa, guidata dall'Australia, e poi sospesa nel gennaio 2017. Le udienze dovrebbero andare avanti per diversi giorni. Resta però l'incertezza giuridica: non è chiaro quale potere esecutivo il tribunale cinese possa esercitare sugli imputati se si pronuncia a favore delle famiglie. Quelle sotto accusa sono infatti tutte compagnie internazionali con sede fuori dalla Cina.

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