Sara Vezza, la produttrice delle Langhe che sperimenta l'affinamento del Barolo nella porcellana

  • 2 anni fa
C'è la curiosità, c'è la voglia di varcare i confini della tradizione e c'è l'ambizione di creare qualcosa di nuovo dietro alle sperimentazioni di Sara Vezza, vignaiola di Monforte d'Alba, che ha inaugurato un particolare metodo di affinamento per il suo Barolo. Vezza, infatti, dietro consiglio del padre Roberto - enologo senior della cantina - oltre alle botti di legno e alle vasche di acciaio e di cemento, ha introdotto anche alcune anfore in porcellana e in terracotta, per una capacità rispettivamente di 1500 e 4mila litri. Si tratta quasi di un unicum in una zona - quella delle Langhe e del Barolo - in cui l'attaccamento ai metodi di vinificazione tradizionale è molto forte. "Abbiamo deciso di provare e lanciarci - spiega la titolare della cantina Josetta Saffirio - perché può risultare noioso fare sempre lo stesso vino, allo stesso modo. Cambiare è sempre affascinante". L'affinamento in anfora è diffuso più nel Sud italia e in parte del Nord Est, nelle zone al confine con la Slovenia: "Basti pensare alla ribolla gialla di Gravner che è diventata molto famosa proprio perché faceva questa macerazione in anfora". .E se, per quanto riguarda le anfore in terracotta, la produttrice di Monforte dice di essere ancora all'inizio della sperimentazione, ma di volerle destinare all'affinamento di vini come Nebbiolo e Barbera, per il suo Barolo Ravera e per il Barolo Riserva, Sara Vezza ha voluto utilizzare soprattutto i recipienti in porcellana per verificare la loro funzione di salvaguardia del frutto. L'idea alla base è quella di prolungare la permanenza del vino in cantina prima di metterlo in commercio affinché i tannini si ammorbidiscano. .  ."La porcellana è una tipologia di materiale che è molto simile al vetro, quindi un materiale totalmente non traspirante, all'opposto del legno", spiega. "Non c'è scambio con l'esterno ma soprattutto è inerte, non ha cariche ioniche positive o negative che sono presenti invece nelle vasche di acciaio e in misura molto inferiore nelle vasche di cemento che noi utilizziamo. E in effetti il ragionamento è arrivato da lì: sulle vasche di cemento, a lungo termine l'affinamento è migliore rispetto all'acciaio. Allora perché non trovare anche dei recipienti alternativi per andare intanto a bloccare l'ossidazione del vino, quindi a preservare il più possibile il frutto? Perché il legno va bene nella prima parte di vita del vino, poi a un certo punto è utile fermarlo quindi o si va in vasca o in bottiglia proprio per andare a preservare questa fragranza". . Di Martina Tartaglino

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