Caporalato in edilizia, 11 arresti tra Firenze e Prato (26.05.20)

  • 4 anni fa
https://www.pupia.tv - La paga era di 5 euro l'ora, ma se qualcuno di loro lo avesse rivelato all'esterno sarebbero stati cacciati subito via dal lavoro. Ma uno di loro, un operaio straniero che reclamava denaro arretrato, è andato a denunciare i fatti alla Cgil di Firenze. Così, due anni fa, è partita l'indagine della procura di Prato che ha portato stamane all'arresto di dieci persone, tutte finite in carcere. Un'undicesima invece è latitante all'estero.

Per il pm Lorenzo Gestri i promotori dell'associazione a delinquere sarebbero i proprietari di due imprese edili 'Novaedil srl' e la 'Eurocostruzioni 75 srl'. A guidarle i due fratelli egiziani Said Ahned Eid e Sabri Ahned Eid Mohammed di 40 e 38 anni e l'imprenditore calabrese Vincenzo Marchio, 45 anni. Dalle intercettazioni emerge che erano loro stessi a volere che il sistema del reclutamento si basasse sullo sfruttamento: "Trattati come schiavi e zerbini" dice uno dei manovali.

In due anni di indagini sono una sessantina gli operai sfruttati. Tra loro, 15 erano senza permesso di soggiorno, molti senza contratto, mentre ad altri operai - tra stranieri e italiani - veniva chiesto di restituire parte di quanto era stato versato loro in busta paga per continuare a lavorare. Tra gli altri arrestati ci sono 8 stranieri, per lo più egiziani, tutti accusati di essere caporali, reclutatori di forza lavoro per le due imprese. Nell'inchiesta, denominata 'Cemento nero', i lavoratori venivano reclutati in una piazza di Prato e portati nei cantieri, non solo in città ma anche a Firenze, Vaiano, Montemurlo, Quarrata, Pistoia e Agliana. Il lavoro non conosceva pause, ferie o orari: "Si lavora anche di notte se c'è bisogno", dice al telefono uno degli indagati.

I lavoratori venivano reclutati la mattina presto e portati in pullmino sui cantieri: dai negozi da ristrutturare alle case. Una parte dei manovali e muratori veniva assunta in nero, altri con contratti regolari. Ai vertici dell'associazione figurerebbe un cittadino egiziano di 41 anni con altri due uomini: il fratello di 39 anni, anch'egli egiziano (titolare di una delle due ditte) ed un 45enne originario di Crotone (titolare dell'altra ditta coinvolta nell'inchiesta). I loro stretti collaboratori, incaricati principalmente della gestione, del trasporto e del controllo degli operai, sarebbero stati invece tre cittadini magrebini di età compresa tra i 26 e 43 anni. (26.05.20)

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