Brindisi - Pastore africano ridotto in schiavitù: arrestati 2 agricoltori (07.09.19)

  • 5 anni fa
https://www.pupia.tv - Brindisi - Nella frazione Tuturano, Contrada San Paolo, a Brindisi è stato individuato un giovane pastore 20enne originario del Gambia, ridotto in schiavitù, costretto a lavorare e vivere all'interno di una masseria in condizioni disumane, dormire su un giaciglio, per una paga mensile di 650 euro, circa 1,5euro all'ora per più di 13 ore al giorno, dalle 5 di mattina, senza riposo settimanale, ferie, diritti. Due persone, un 51enne con a carico diverse vicende di natura penale anche di tipo associativo e la convivente, una donna 37enne titolare della masseria, entrambe della zona, sono state arrestate in flagranza di reato dai carabinieri della task force anti-caporalato.

I reati contestati agli indagati sono l'intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro, in concorso. Gli accertamenti effettuati hanno evidenziato che il giovane africano, munito di permesso di soggiorno, rilasciato per motivi umanitari e scaduto nel maggio scorso, è stato impiegato in seno all'azienda zootecnica a decorrere dal maggio 2018 nella pulizia delle stalle, nella mungitura e nell'accudimento degli ovini, circa 400 capi, che conduceva quotidianamente al pascolo la mattina e il pomeriggio. Il pastore africano, appartenente alla schiera degli 'invisibili", è stato pertanto sfruttato a seguito del suo accertato stato di bisogno, vivendo in disumane e degradanti situazioni alloggiative nell'ambito della masseria.

Gli arrestati sono un 51enne e una 37enne, titolare dell'allevamento di ovini. All’uomo viene contestato di aver reclutato, in qualità di addetto alla custodia degli animali, con compenso irrisorio dal maggio 2018, il giovane africano. Approfittando dello stato di bisogno in cui versava il lavoratore, situazione derivante dalla necessità di assunzione per la richiesta del rilascio di documentazione idonea alla permanenza sul territorio nazionale, l’agricoltore lo occupava destinandolo al lavoro presso l'impresa agricola della compagna, in assenza di regolare contratto di lavoro, senza misure di tutela in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, con una retribuzione risibile e senza riposo settimanale e ferie.

Alla donna viene anche contestato di aver fatto credere al lavoratore extracomunitario, di essere stato regolarmente assunto da altra azienda agricola della zona, il tutto con la complicità dell'amministratore di tale azienda che è stato deferito per favoreggiamento dell'intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Il tutto approfittando della scarsa conoscenza della lingua italiana da parte del lavoratore e della assoluta fiducia che questi riversava nei suoi datori di lavoro.

Nel corso dell'attività, sono state accertate a carico degli indagati violazioni sia in materia ambientale, quali lo smaltimento illecito di rifiuti e l'incendio di rifiuti nella masseria, poiché è stato smaltito illecitamente, con sversamento nel terreno e mediante incendio, materiale plastico, biologico proveniente dalle pulizie delle stalle