Petrolio sotto gli 85 dollari al barile. Da giugno ha perso il 25%

  • 10 anni fa
È un mondo nuovo quello che oggi si staglia di fronte a chi si avventura nel mercato del greggio. Da una parte la rivoluzione del petrolio di scisto, che ha dato una decisa spinta sul versante dell’offerta. Dall’altra il calo della domanda, a causa del rallentamento della crescita registrato, tra gli altri, da un motore dell’economia globale come la Cina. In mezzo i Paesi dell’Opec, più interessati alle proprie quote di mercato che a tagliare la produzione per difendere i prezzi.

Risultato: questa settimana il Brent è sceso ad 85 dollari al barile, il minimo da quattro anni a questa parte. Da giugno il greggio di origine europea ha perso circa il 25% e potrebbe continuare a scendere.

“C‘è una sorta di guerra dei prezzi al momento. Abbiamo più offerta che domanda e credo che questo sia in parte uno stratagemma dell’Arabia Saudita per respingere l’avanzata della rivoluzione del petrolio di scisto e, soprattutto, dei produttori statunitensi”, commenta Michael Hewson di CMC Markets. “Ma, ad un certo punto, credo che toccheremo il fondo e quel fondo sarà probabilmente intorno alla soglia degli 80 dollari al barile”.

Se non altro questa dinamica potrebbe accorrere in aiuto di famiglie e aziende: secondo gli esperti l’Unione europea potrebbe risparmiare fino a 25 miliardi di dollari di spesa per le importazioni. Con un prezzo al barile sotto i 90 dollari, l’anno prossimo questa cifra potrebbe toccare gli 80 miliardi.

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