Brasile: a un mese dai Mondiali 2014 cresce la rivolta sociale

  • 10 anni fa
Questa è l’immagine che il Brasile, a un mese dal calcio d’inizio dei Mondiali, vorrebbe dare di sé. Bambini che si preparano con il sorriso sulle labbra per la cerimonia d’inaugurazione all’Arena Corinthias di San Paolo, i cui lavori devono ancora essere conclusi.

Questa invece è l’immagine che il Brasile sta restituendo di sé al mondo. Manifestazioni, violenze e un clima di estrema tensione. La popolazione è esasperata per il costo della vita e per la quantità di denaro speso per l’evento. Le forze dell’ordine cercano di evitare il paggio perché tra un mese arriveranno milioni di turisti. Il numero degli agenti schierati per le strade delle città è consistente, ma la repressione della polizia contro i manifestanti sembra soltanto alimentare la rabbia.

Secondo gli ultimi sondaggi soltanto il 52% dei brasiliani è contento
di ospitare la Coppa del mondo. A novembre la percentuale era del 79%. Con buona pace di Michel Platini, presidente dell’UEFA e delle sue quantomeno bizzarre dichiarazioni: “Occorre assolutamente dire ai brasiliani che hanno la Coppa del Mondo e che devono mostrare a tutti le bellezze del loro Paese, la loro passione per il calcio e che, se potessero aspettare un mese per le loro rivendicazioni sociali, sarebbe un bene per tutto il Brasile e per il mondo del calcio”.

Gli scontri in Brasile non sono iniziati ieri. È da circa un anno che gli animi si stanno surriscaldando. I brasiliani devono far fronte a un aumento costante dei prezzi. E l’annuncio del costo dell’organizzazion dei Mondiali, pari a undici miliardi di euro, ha fatto scattare la rivolta.

Nel Paese il cui salario medio è di 639 euro, mentre quello minimo è a 236 euro. Per soddisfare i bisogni primari della sua famiglia, un dipendente avrebbe bisogno di guadagnare almeno mille euro. L’inflazione dal 3,6% del 2007 è passata al 6,5% nel 2013.

Qualche esempio: in Brasile, il Paese in cui si produce il maggior numero di smartphone, un iPhone 5 costa quasi 900 euro. Decisamente di più rispetto al prezzo di Stati Uniti e Cina. Per auto ed elettrodomestici si paga in media il 50% in più rispetto al resto dei Paesi industrializzati.

I prodotti alimentari di base: riso, verdure e pollo ma anche i prezzi degli appartamenti sono cresciuti in modo esponenziale.

Un paradosso per la settima potenza economica mondiale, dove il 6% della popolazione totale vive nelle favela, i quartieri poveri, occupati illegalmente, assediati dal traffico e privi di infrastrutture.

Nelle favela nate attorno alle grandi città vive quasi il 50% della popolazione. In molti giudicano le spese per la coppa del Mondo decisamente troppo elevate. Perché il Brasile con difficoltà riesce a fornire ai propri cittadini i servizi sociali di base: sanità, istruzione e trasporti.

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