Lavoro nero: a Roma più sommerso e meno ispezioni. “Schiavi Liberi”: servizio - inchiesta della UIL Lazio
  • 10 anni fa
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Qualche anno fa, i 99 Posse cantavano: “Il primo mistero è il mistero della crisi.. Tutti insieme s'ha da fare sacrifici… Secondo mistero del lavoro nero… ma 'overo staje facenno ca 'o duemila ancora esiste?”.
Tre anni dopo, il lavoro nero non solo esiste ancora, ma coinvolge anche nuove categorie sociali, in particolare lavoratori in cassa integrazione o in mobilità, giovani in cerca di occupazione, padri di famiglia che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese e, soprattutto, ex lavoratori regolari che hanno perso il lavoro negli ultimi due anni. E, in attesa di una ripresa, contribuiscono ad ingrossare le file di chi dalle 5 – 5.30 del mattino attende ai margini di una strada di periferia il committente di turno, pubblico o privato, con la speranza di “rimediare la giornata”.
Questo il quadro che emerge da un’inchiesta esclusiva della Uil di Roma e del Lazio che, in collaborazione con l’Eures, ha monitorato per giorni la piaga del caporalato e realizzato uno studio sul fenomeno attraverso i dati ufficiali, le ispezioni effettuate e un’indagine sul campo.
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