Traffico di hashish tra Rimini e Olanda: sequestro per oltre 1 mil. di euro

  • 11 anni fa
Un sequestro preventivo del valore di oltre un milione di euro eseguito sui beni del 37enne Roberto Davide, attualmente detenuto in carcere, dopo l'arresto effettuato lo scorso novembre dalla Squadra Mobile della Polizia di Rimini per lo smercio di hashish e cocaina tra Rimini e l'Olanda. Nel dettaglio confiscati due immobili, quote societarie, tre auto di lusso, due maxi scooter e i soldi attivi presenti in molteplici conti.

L'indagine coordinata tra il Nucleo di Polizia tributaria del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini e della Squadra Mobile si è conclusa ieri. Davide Roberto era stato arrestato lo scorso 15 novembre, assieme ad altri tre uomini, al casello di Rimini nord, mentre stava effettuando uno scambio di oltre mille panetti di hashish - 150 kg di merce - che immessi nel commercio avrebbero fruttato più di 1 milione e mezzo di euro. La Mobile era giunta al nome del 37enne durante le indagini su Marco Zinnanti, l'assassino del taxista Leonardo Bernabini, in particolare dopo il sequestro della droga conservata dal giovane spacciatore nella sua casa di via Teodorico. Dopo l'arresto, la posizione economico patrimoniale di Roberto Davide è passata al setaccio e sono emerse discrepanze tra reddito dichiarato e posseduto. "I redditi dichiarati dall'indagato sono prossimi allo 0. Vanno da un minimo di 500 euro, massimo di 2-3 mila euro nell'ultimo decennio. In tutto ciò lui riusciva a tenere un tenore di vita rilevante, molto più che decoroso, per lui e per la sua famiglia, avendo un patrimonio accumulato di almeno un milione di euro" ha commentato il Maggiore Marco Antonucci della Guardia di Finanza di Rimini.

L'uomo era titolare di beni mobili e immobili in valore sproporzionato rispetto al reddito proprio e dei suoi familiari conviventi - cinque persone in totale - quale dichiarato ai fini delle imposte sul reddito. Il 37enne aveva percepito redditi esigui e chiaramente insufficienti per far fronte ai bisogni primari quotidiani e all'alto tenore di vita, che invece veniva condotto dalla famiglia. "Aveva una patente di liceità data dal suo status di imprenditore immobiliare attraverso a delle società riconducibili a lui direttamente o suoi strettissimi familiari. Attraverso queste società lui faceva convogliare i proventi illeciti che derivavano dal traffico di sostanze stupefacenti e immettendoli nel circuito legale e fruendone poi dei frutti attraverso l'acquisto mobili di pregio in cui risiedeva anche, autovetture di lusso, nonché di un cospicuo patrimonio finanziario" ha concluso il Maggiore.

Consigliato